Il frantoio a sangue

Vivere le emozioni di un tempo, ecco cosa ho provato visitando il museo Dell’Uomo Di Ferro.
Siamo a Pianella (PE), città dell’Olio e qui Massimiliano D’Addario patron dell’Azienda Agricola Palusci ci ha fatto da cicerone.
Prima la visita al suo Uliveto, regina incontrastata La Madre di tutte le Dritte, quasi 500 anni e non sentirli e poi nel museo , antichissimo, intatto.
In effetti il museo è l’antichissimo frantoio che durante le guerre fu murato per tenerlo nascosto. Pochi anni fa è stato portato alla luce , si torna indietro nel tempo, i profumi, le sensazioni sono distanti dalla realtà di oggi.
Nei frantoi di un tempo, dove l’unica forza motrice per le molazze e le presse era quella fisica, se non si aveva la fortuna di essere vicini ad un corso d’acqua o di poter portare animali accanto alle mole non si ricorreva all’antica sinergia uomo-animale.
Laddove poi molte delle operazioni da effettuarsi richiedevano la mano diretta dell’uomo a quest’ultimo spettava anche il gravoso compito di far affidamento sulle proprie forze e fa da mulo.
Da qui il nome di “frantoio a sangue”.
Questi spazi riaperti e offerti al pubblico come area museale erano il regno dell’Uomo di Ferro, l’unico che riusciva a far girare da solo con le proprie mani le macine. Si racconta che la sua colazione era composta da un litro di olio tutti i giorni e che sia vissuto fino a 103 anni.
Nella visita a queste stanze ancora pregne delle fatiche di questi uomini contengono poche cose.
Il dormitorio, il tavolino dove si giocava a carte, le presse con la vite a legno, i registri delle lavorazioni ancora intatti e poi una lavagna, anzi, ad onor del vero piu’ che lavagna una porta, dove venivano annotate le moliture giornaliere.
Le grandi botti dove veniva versato l’olio prodotto.
Un’esperienza magica che fa rivivere quanto fosse prezioso e lavorato questo elemento dorato. Una visita da non perdere assolutamente.

di Marco Palantrani
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