Mie-le idee. La comprensione dell'alimento più antico dell'umanità.

Nella storia del sostentamento umano vi sono sono degli alimenti che spesso sono stati definiti ” sacri”.
Vari i motivi.
Legati spesso a riti, cerimonie o pratiche di tipo religioso.
Direi che i più rappresentativi nella nostra cultura mediterranea possano essere certamente il vino, l’olio da olive e il miele.
In genere questa é anche la sequenza di presentazione tipica che viene citata spesso in lunghe e non sempre belle o interessanti disquisizioni.
Ecco, parto da qui per definire il mio punto di vista su questa sequenza.
Questa sequenza secondo me é storicamente errata e ci ha portato a privilegiare nella comunicazione e nella divulgazione degli alimenti molto spesso il primo della lista, il vino, a scapito certamente del secondo e a danno del terzo.
Sul vino sono milioni i pezzi scritti, sull’olio evo molti meno, sul miele pochissimi.
Ma se dovessimo seguire le scansioni temporali della apparizione degli alimenti nei millenni della alimentazione umana dovremmo iniziare proprio dall’ultimo: il miele.
Il miele appare come alimento per primo nella nostra storia, direi quasi insieme alla nostra apparizione sulla terra.
Quando noi arrivammo sul pianeta le api già da migliaia di anni erano operanti sulla terra e l’uomo ebbe nel miele uno dei suoi primi alimenti pregiati, alimento che veniva recuperato da quelli che erano i cacciatori di miele.
Il miele veniva predato, rubato alle api, e questo accadeva migliaia di anni prima che l’uomo conoscesse il vino e anche l’olio da olive.
Ecco perciò che l’alimento sul quale oggi meno si parla e si sa era ai nostri albori il primo che ci ha sfamati e soddisfatti.
Strano no?
Per questo direi che il primo alimento sacro per noi uomini é stato l’immenso miele al quale segui nel tempo un suo stretto parente, alcolico come il vino, ma molto antecedente ad esso: l’idromele.
Bevanda alcolica questa a base di miele e acqua che inebriò gli umani molto tempo prima dei vino.
Perciò direi che si dovrebbe iniziare a scrivere la giusta sequenza degli alimenti cosiddetti sacri.
Per questo io scriverei quella sequenza così: miele, idromele, vino e olio.
Ma é sul primo di questi alimenti che vorrei dire, scrivere, qualcosa.
Qualcosa che in genere non viene detto o che non viene nemmeno pensato.
Questo per cercare di soddisfare una carenza di informazione e di elaborazione di idee sul miele che spesso abbiamo rilevato con l’amico Giustino Catalano nelle nostre conversazioni e che lo stesso Giustino mi ha più volte sollecitato a porre in scritto per divulgare una diversa e originale, anche se oggi in gran parte assente, cultura del miele.
Gli aspetti sono molti, ma andando con ordine per il momento soffermiamoci su qualcuno di questi lasciando a scritti successivi altre particolarità inconsuete delle api e dei mieli.
Intanto precisiamo subito questo plurale di chiusura frase che ho usato.
Mieli. Mieli e non miele. Perché?
Perché non esiste un miele in effetti, ma decine di mieli che le api creano nei territori nei quali operano .
Anzi il nostro paese, l’Italia, é l’unico paese al mondo nel quale si possano trovare più di 50 tipologie diverse di mieli.
La grande scienziata e profonda studiosa di mieli Livia Persano Oddo ne citò nei suoi scritti addirittura 59 come certificabili, senza contare le variazioni locali e autoctone che aumentano questo numero a dismisura. Questa enorme ricchezza varietale, o assortimento, dipende dalla nostra ricchezza tutta italiana in biodiversità, determinante per la identità dei nostri terroir melliferi.
In Italia si trova una delle poche “Fiere dei terroir melliferi ” esistenti al mondo: mare, montagna, collina, freddo umido, secco, caldo umido e secco, grande fertilità dei suoli insieme a grande aridità, il tutto immerso nel clima unico che il Mediterraneo crea. L’Italia nel Mediterraneo si é, per così dire, coricata nel mezzo.
Questo la rende unica per la vita delle api e la creazione da parte loro dei rispettivi mieli.
Ora detto ciò voglio cercare di invitarvi a seguirmi in una posizione di pensiero tale, un diverso punto di vista, per cui la vostra visione sui mieli possa cambiare. E cominciamo dalle api.
Tutti leghiamo il miele alle api o meglio all’ape.
Spesso disinformati da stupidissimi cartoni animati che disegnano l’ape a quattro zampe e intenta a mansioni che con l’ape nulla hanno a che fare.
Questo ha creato un disastro nella comunicazione dei mieli.
L’ape come soggetto non esiste nella storia dei mieli.
Si, capisco, comincerete a pensare che sia un pazzo che spara imbecillità.
Ma pur nella ottima situazione di leggera follia che mi attribuisco da me pensando che sia servita e serva per capire questo straordinario pianeta terra, vi assicuro che capirete il perché di questa mia affermazione e, una volta capito questo, i mieli per voi non saranno più un solo rimedio dolce contro la tosse.
I mieli sono prodotti da un essere molto speciale, complesso, meraviglioso, pensante, con un proprio carattere, con proprie idee e capace di decisioni incredibili.
Questo essere é quello che gli studi più recenti in materia definiscono: un super-organismo sciame. Questo super-organismo sciame é ciò con cui abbiamo a che fare noi api-cultori.
Ogni arnia ospita un super-organismo sciame del quale le api nelle loro varie mansioni, la regina, i fuchi e i favi ne sono cellule ed organi.
Questo super-organismo sciame riesce a fare ragionamenti complessi e valutazioni di parametri che vanno al di la di quello che noi umani, ad esempio, riusciamo a fare con i nostri soli 5 sensi, ad esempio misurare temperatura e umidità senza igrometri o termometri, a valutare i campi magnetici e le composizioni dei nettari o delle melate.
Tutto ciò permette a questo essere vivente complesso e strano di decidere in ogni luogo dove si trovi, per sua decisione o perché noi umani che con lui collaboriamo lo abbiamo invitato ad operare, quale miele produrre, quale propoli elaborare, quale tipo di cera emettere per contenere quel tipo di mieli.
Questo essere complesso, questo super organismo sciame , dialoga da milioni di anni con altri esseri con i quali noi solo oggi iniziamo a prendere realmente contatto attraverso la neurobiologia vegetale: gli esseri viventi vegetali.
Da questo dialogo nascono i mieli.
I mieli sono accordi, progetti, pensieri tradotti in alimento da questo intensissimo dialogo che é avvenuto tra i super organismi sciame e gli esseri viventi vegetali che parlano tra loro attraverso i fiori e i loro nettari.
Gli esseri vegetali a loro volta dialogano con i suoli e nei nettari trascrivono la loro capacità di adattamento ai suoli, ai terroir.
I super-organismi sciame composti dalle api con i loro ragionamenti di sciame in una immensa opera di collaborazione con i vegetali traducono questo racconto dei suoli in mieli che per loro sono vita pura ed energia. Energia del sole messa in favo e che collega la vita stessa alle stelle dalle quali é arrivata.
Queste sono le basi da cui i mieli prendono vita e ,tra gli alimenti sacri di cui parlavamo all’inizio, sono gli unici nei quali l’intervento umano é pari a zero.
Nei mieli tutto é deciso dalle api come super organismo e dai loro collaboratori vegetali e i veri api-cultori entrano con rispetto in questa collaborazione chiedendo alle famiglie di api di concedere un po’ dei loro mieli in cambio della protezione della cura che gli umani api-cultori garantiscono loro in un mondo che tende invece a mercificare e rendere solamente profittevole ogni situazione e che compromette sempre più gli ambienti naturali con una agricoltura spesso nemica delle api e degli insetti impollinatori in generale. Ecco , direi che per questa volta possiamo fermarci qui . Spero di aver innescato qualche nuova visione nel vostro punto di vista sui mieli e di avervi dato nuovi spunti per avvicinarvi a questi alimenti-nutrimenti, i mieli, veramente unici.
Viva api e mieli e… alla prossima.

di Fausto Delegà

Per una corretta comprensione del discorso si consiglia anche la lettura di un precedente pezzo dell’autore (per visualizzarlo clicca QUI)

La foto di copertina è presa dalla rete ed è rimovibile su semplice richiesta. Si ringrazia l’autore che ci è sconosciuto.

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