SOS Ortrugo. Un vino da salvare.

E’ uno dei pochi vini bianchi frizzanti da pasto che prediligo.
A tavola una cosa che non sopporto è farmi stancare da un vino.
Sono partita per un fine settimana in Liguria e nel tornare a casa, mi sono fermata a Santa Maria la Versa a trovare mia suocera, in collina, in mezzo a questi vitigni che parlano di storia, di stagioni alterne, buone o drasticamente brutte. Qui non esiste la via di mezzo. Personalmente non riuscirei a mantenere la calma che hanno su queste colline se, dopo aver lavorato, curato e coccolato queste viti per un anno intero, arrivasse una grandinata e mi portasse via tutto in dieci minuti. Qui i produttori allargano le braccia, come a dire: “eh, non ci possiamo fare niente”.
In effetti non si può lottare contro le intemperie.
In tavola, in famiglia, il bianco non manca mai…. Questa era la volta dell’Ortrugo!!!
Barbesina, Barbsin Bianco, Altruga (ossia “altra uva”) o semplicemente Ortrugo … anticamente coltivato in tutta l’Emilia e nel Pavese, oggi è ridimensionato a poche coltivazioni, per essere un DOC (Denominazione di Origine Controllata).
Usato come uva da taglio, fino agli anni Settanta, quando alcuni produttori ne hanno riconosciuto il valore e hanno creato un vino a sé.
E’ un vitigno autoctono ma, malgrado tutto non si può ancora oggi parlare di uve barbesino vinificate in purezza, cioè un’unica tipologia di vitigno, se non nei Colli Piacentini, dove il disciplinare prevede la denominazione DOC.
E’ un vino con un profumo delicato, raffinato, frizzante, che quando bevi le bollicine lo fanno esplodere in tutto il palato con la sua freschezza; leggero e adattissimo all’estate. L’Ortrugo de Rovescala trova un giusto equilibrio organolettico, che gli permette di non stancare e di abbinarsi ad una vastissima gamma di piatti, dal nord al sud d’Italia, perché il terreno al quale si è adattato gli dà carattere. Il grappolo è grande, cilindrico-conico, gli acini giallo verdastri.
Il colore è giallo paglierino, tendente al verde. Ne esiste anche la versione ferma, meno conosciuta, che si presenta alla degustazione in forma più sostenuta e alcolica, asciutta e sapida, ma altrettanto aromatica.
A Milano sembra che quest’anno il caldo non arrivi mai; molto probabilmente passeremo direttamente dall’inverno ad un’estate torrida ed un buon vino fresco, frizzante e dissetante come l’Ortrugo, per chi lo conosce, potrà fare molto,quindi merita tutto il mio rispetto.
Il territorio che questa vite occupa si è ristretto a dismisura nell’ultimo secolo, ma credo che non meriti una “ghettizzazione” così massiccia.
Il suo sapore è unico ed insieme a Gutturnio e Malvasia è parte integrante di un territorio difficile. Si tiene aggrappato alla vita, malgrado gelo, alluvioni e grandine, che negli ultimi anni hanno afflitto la Val Tidone.
Vale la pena salvare questo magnifico vino, perché, per essere un sopravvissuto è un ottimo prodotto.
di Isabella Monguzzi
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