Un Primum al Vinitaly.

Il 6 aprile si è svolta la 48° edizione del Vinitaly a Verona. A detta di molti una vergogna, a detta di altrettanti un’icona … cosa faccio: vado? non vado?
Ebbene si, ci sono andata! Perché, nel marasma che questa Fiera mette in piedi, ci sono Aziende con la A maiuscola, professionisti seri (non solo quelli del “Politically Corret”), che si fanno un tour de force di 4 giorni per il loro prodotto; e perchè negli anni precedenti ho conosciuto produttori in gamba, grandi lavoratori, in modalità stacanovisti impazziti!!!

Se non avessi visitato questa fiera non avrei avuto il piacere di conoscere Leonardo ed Eva, dell’Azienda Agricola Pietro Beconcini con il loro IXE (di cui ho scritto precedentemente), o Donatella Cinelli Colombini ed il suo Brunello di Montalcino o il Sanchimento o ancora dell’Azienda Guastaferro e del suo Taurasi, che mi accingo a raccontarvi adesso. A chi è spuntato un punto di domanda sopra la testa, non si preoccupi, non lo conoscevo neanche io. Scusate l’ignoranza, sto vedendo di colmarla! …. ma ci vuole un po’ di tempo ad acculturarmi, ho un unico fegato che vorrei conservarmi … e poi è bello condividere le mie esperienze in questo spazio e con chi le vuole leggere.

Dunque, l’anno scorso parto alla volta del Vinitaly con Alessio, mio marito, ed un paio di amici, tra cui Massimo, sommelier di cui ho grande fiducia e stima. Mi vuole portare allo stand del Taurasi per antonomasia, dice che devo provarlo per forza, non posso perdermi l’occasione di degustare questo nettare!!!
Quando arriviamo al banco, pieno di avventori festaioli, mi presento spiegando che ho un’enoteca, bla bla bla… e chiedo di assaggiare il loro Taurasi, perché non ho mai avuto questo piacere. La risposta mi lascia di sasso!!! “Non l’abbiamo portato al Vinitaly e tra l’altro, se non sa che vino và a degustare, Lei non è pronta”. Non farò il nome dell’Azienda in questione, in parte per non influenzare nessuno ed in parte perché non merita ulteriore pubblicità, positiva o negativa che sia.

Però io mi son sentita piccola piccola, snobbata ; nel voltarmi per andarmene, senza aver chiesto dei loro altri prodotti, di fronte allo stand del “guru” del Taurasi e dell’educazione, vedo un piccolo quadrato sul quale c’è un tavolo con un’ unica persona a presenziare; un po’ sfiduciata chiedo a lui se posso degustare il suo vino, quasi a prendermi la rivincita sul cameriere cafone di prima. Raffaele Guastaferro mi versa il Taurasi di sua produzione, mentre il mio sommelier di grande stima, non demordendo, sta facendo la fila per assaggiare le altre bottiglie che l’Azienda rappresentata da maleducati, si è degnata di portare al Vinitaly.

Nel bicchiere l’Aglianico Irpinia Guastaferro si presenta con un colore rubino granato insieme brillante, pieno e compatto; il profumo è etereo, elegante, ma intenso, che si abbina ad un sapore asciutto, pieno, armonico per equilibrio e persistenza, sembra di assaggiare della confettura di frutta rossa …
Complice il fatto che eravamo in pochi davanti a Raffaele Guastaferro e che i bicchieri venivano riempiti e si allontanavano, mi sono goduta il mio momento solitario con questo vino, sparita la calca, la confusione, il vociare; un buon prodotto da degustazione deve isolarti da tutto e da tutti … è riuscito anche in questo!!!
Chiamo i miei prodi accompagnatori che si stanno facendo largo a gomitate all’altro stand per arrivare al banco e farsi guardare dall’alto in basso ed insultare, consigliandogli di farsi servire, a mio parere, un buon vino … dal loro sguardo, capisco di aver bevuto un grande Taurasi e torno a sorridere.
L’elevato tenore zuccherino conserva un’acidità tartarica nonché un’importante struttura tannica che gli permette un adattamento all’invecchiamento in legno, per affinarlo e stemperarne il forte carattere.

Il Taurasi Guastaferro è prodotto con il 100% di Aglianico Irpinia, da una severissima selezione, anche se il disciplinare prevede almeno l’85% di Aglianico ed il restante con altre uve a bacca rossa (purché non aromatizzate e autorizzate per la provincia di Avellino); deve invecchiare per almeno 3 anni, di cui 1 in botti di legno. Per la Riserva si parla di 4 anni, di cui 18 mesi in legno e ha un colore più granato.
Il produttore consiglia di accompagnarlo coi prodotti della sua terra e quindi soppressata, mogliatielli, minestra con verdure di campo, maiale, fagioli e pizza di grano duro, formaggi stagionati, ma io ho trovato anche altri abbinamenti come bolliti, grigliate, pollame, selvaggina e cinghiale in salmì.
Io l’ho degustato con degli gnocchi conditi con zucchine e noci … inutile dire che entrambi, piatto e vino sono stati eccezionali!!!
Nel 1970 venne riconosciuto come DOC, poi diventato DOCG nel 1992, ma già dalla seconda metà dell’800 è stato il primo vino irpino ad affrontare, affermandosi, il mercato internazionale … ed io che non lo conoscevo!!!

L’Aglianico, o Vitis Hellenica, è tra i vitigni più antichi, si parla di origine greca. La Campania riforniva Roma con vini e cereali e pare che fosse proprio questo, assieme al Falerno, il vino per eccellenza.

Nel fare i “compiti” per scrivere di questo prodotto, mi sono imbattuta in una citazione di Andrea Bacci, medico di Papa Paolo III, che vi riporto così com’è: “questo vino viene preparato con uve piuttosto secche, reso vigoroso dal rovere e conservato in ottimi vasi. Risulta pertanto profumato e sapido, gradevole al gusto, piacevolissimo e stabile, di elevato potere nutritivo, corroborante per lo stomaco e le membra, più che aperitivo”.

Naturalmente l’ho voluto nella mia enoteca, insieme al Taurasi Primum Riserva, l’Aglianico Irpinia Memini ed il Greco di Tufo Cardinale!!!
Il costo di queste bottiglie parte da 10 euro, ma valgono ogni centesimo speso, ve lo assicuro!!!

Grazie Raffaele Guastaferro, per la tua gentilezza e professionalità.

CANTINE GUASTAFERRO
Via Gramsci, 2
TAURASI (AV)
www.guastaferro.it
info@guastaferro.it

di Isabella Monguzzi
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