1 aprile, pasta mia non ti conosco! E non è uno scherzo

Dal primo aprile cambieranno le regole sulle etichette alimentari.

I produttori saranno costretti ad indicare in etichetta l’origine degli ingredienti principali dei loro prodotti solo in alcuni casi.

Attualmente nel nostro Paese è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della materia prima utilizzata.

Questa specifica era prevista nel Regolamento 1169 del 2011 che concedeva agli Stati membri dell’Ue di ampliare i dettagli riportati in etichetta. Grazie ai decreti Origine, l’obbligo di indicare la provenienza è diventato attuativo, solo fino al 31 marzo 2020.

Dopo questa data lo scenario è incerto con l’entrata in vigore della nuova etichettatura di origine dell’Ue.

Il regolamento esecutivo UE 775/2018 (recante modalità di applicazione dell’articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 ) prevede che, solo in alcuni casi, vi sia l’obbligo di indicare la provenienza della materia prima in etichetta.

Cosa cambia?

 

Il nuovo regolamento Ue si applica solo quando c’è il rischio che il consumatore si possa confondere sulla provenienza di un alimento in quanto ad esempio vi sono diciture, illustrazioni, simboli o termini sulla confezione che si riferiscono a luoghi geografici.

Esempio: Se su un pacco di pasta compare la bandiera tricolore o un altro simbolo noto dell’Italia, e il grano utilizzato per realizzarla non è italiano, allora il produttore è obbligato a riportarlo in etichetta. Altrimenti no.

Un regolamento più flessibile e un passo indietro rispetto alla situazione attuale.

Per la normativa europea con “ingrediente primario”, si intende:

l’ingrediente o gli ingredienti di un alimento che rappresentano più del 50% di tale alimento o che sono associati abitualmente alla denominazione di tale alimento dal consumatore e per i quali nella maggior parte dei casi è richiesta un’indicazione quantitativa”.

Il regolamento non si applica ai prodotti Dop, Igp e Stg né a quelli a marchio registrato che a parole o con segnali grafici indicano già di per sé la provenienza del prodotto. Ciò è rischioso dato che le aziende che falsificano il cibo italiano potranno continuare a vendere indisturbate grazie ad un marchio che ricorda l’Italia.

Tale regolamento lascia anche molta flessibilità sul riferimento geografico dell’origine dell’ingrediente primario.

Come si comporterà il nostro Paese per tutelare i consumatori e l’autenticità dei nostri prodotti nel mondo?

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