Agnanum. Marina Alaimo conduce una degustazione da 10 bicchieri!

Il primo che viene a raccontarmi che il Piedirosso dei Campi Flegrei è un vino che va bevuto subito gli tolgo il saluto!
E non per partito preso o per difesa oltranzista della mia Terra ma semplicemente perchè l’altra sera Marina Alaimo, con i vini delle Cantine Agnanum, ha dato prova dell’esatto contrario.

Che la Cantina di Raffaele Moccia rappresentasse una delle punte più avanzate di uno dei vini più esaltanti della Campania lo si sapeva già. Come era noto che il piedirosso in purezza è capace di dare grandi emozioni. Ma che avesse una grande longevità era ancora tutto da scoprire.
Marina Alaimo in effetti già in passato aveva provato a far passare, con successo, questo messaggio semplice e verificabile nei fatti con i sensi comuni a tutti. L’ultima volta 8 annate in fila da Abraxas poco più di un mese fa. Ma stavolta di è davvero superata ed è stata spiazzata da un colpo finale a sorpresa di Raffaele Moccia, patron della Cantina.
Marina-Alaimo

Ma per gradi. Il racconto della strepitosa degustazione, svoltasi il 30 aprile scorso da Cap’Alice a Napoli (Qui dettagli sul luogo), bellissimo locale e tempio del buon bere sito a Via Bausan in Napoli,merita un’accurata e minuziosa descrizione.

Il Campi Flegrei Piedirosso è un vino DOC dal 1994 ottenuto da sole uve dell’omonimo vitigno la cui produzione avviene nella sola provincia di Napoli.
Cenni storici fanno risalire la sua presenza in quest’area sin dai tempi della Magna Grecia e molte fonti lo identificherebbero con l’uva colombina menzionata da Plinio nel Naturalis Historia.
Del resto lo stesso nome del vitigno verrebbe attribuito al suo colore che ricorda quello della zampa dei piccioni, tant’è che in dialetto viene sovente chiamato Per’ e palummo (piede di piccione).
La storia del vino lo ha visto anche finire nella Carta dei vini della Corte di Napoli e in quella dei Pontefici.
L’area di produzione, che include 7 comuni, è un vero paradiso naturalistico e archeologico oggi, sempre più minacciato dalla cementificazione selvaggia e da politiche urbanistiche territoriali vocate sempre meno alla salvaguardia del territorio e sempre più al compiacimento delle lobby affaristiche e degli scambi di voti e favori.
Il terreno su cui avviene la coltivazione è area di crateri spenti ed è molto ricco di tufi, ceneri, lapilli, pomici e microelementi che conferiscono alle uve e ai vini sapori e aromi del tutto originali e permettono la coltivazione della vite su piede franco.
In tale contesto, esattamente sulla cresta del cratere del vulcano spento di Agnano, insiste la Cantina Agnanum di Raffaele Moccia, che nonostante la selvaggia cementificazione resiste arroccata con i suoi 4 ettari e una produzione di Piedirosso di poco più di 3.000 bottiglie annue.

Ed è proprio Raffaele Moccia che introduce i luoghi del suo vino descrivendo come la sua azienda fosse sin dal 1850 riserva dei Borbone e di come il padre, ancora attivo in Azienda, nel 1960 avesse sostituito solo una piccola parte delle viti allora esistenti e di come tuttora nella sua vigna insistessero viti di 53-54 anni.

Il terreno vulcanico, prevalentemente sabbioso che per sua caratteristica igroscopica consente alla vite di crescere molto lentamente.
Le vigne sono ubicate su terrazzamenti che per loro caratteristica consentono la coltivazione e gli interventi di pulizia e diserbo con il solo uso della zappa.
Del resto, come ben precisa Raffaele, uno dei grandi problemi che presenta il terrazzamento con i terreni come descritti è quello di aver necessità anche dello scavo di canali che consentano il defluire delle acque ed evitare pericolosi ristagni delle stesse.
La pianta poi, attraverso una crescita caratterizzata da radici fittonanti, attraversa i vari strati del terreno passando attraverso la sabbia vulcanica (chiamata localmente “arena di fuoco”) frutto dello sbriciolamento finissimo di roccia basaltica, la pietra pomice, e il terreno chiamato “pozzolano” che all’apparenza appare molto compatto ma tra le mani di riduce in parti finissime e setose.
Le condizioni orografiche descritte fanno si che il piedirosso abbia sempre ben presenti note floreali, saline e forte mineralità.

Ma come fa Moccia a produrre un vino da un’uva così indomabile? Proprio mentre me lo chiedo è lui stesso a spiegarlo con due piccole ma significative frasi.
Un anno di maturazione sulle fecce fini e riposo in cantina…si perchè lui in Cantina ci va solo due volte in un anno!
Per vinificare e poi per imbottigliare. Lui il vino lo fa così.
E d a questo s aggiunga che la vendemmia viene effettuata verso fine ottobre talvolta anche ai primi di novembre.

A fargli da eco sull’indomabilità del Piedirosso è stata anche la d.ssa Antonella Monaco – Ampelografa dell’Università di Napoli – Federico II – Facoltà di Agraria di Portici – la quale nel rimarcare come il vitigno di Piedirosso sia un vitigno capriccioso e poco produttivo ha ricordato come già in un testo ottocentesco (“Il presente nell’avvenire della campania”) si affermasse che “..se il piedirosso è fatto bene è superiore anche al beaujolais (noto vino francese dell’area del Rodano)”.

Ma veniamo alla degustazione che è stata introdotta dal dott. Gianluca Tommaselli – enologo dell’Azienda Agnanum – e condotta per le note gustative da Marina Alaimo.

Le annate in degustazione hanno compreso quelle dal 2003 al 2012, con la precisazione che le annate 2003-2006 erano ottenute da Piedirosso 100% lavorato in acciaio ( e quindi una produzione di base) mentre quelle dal 2007 al 2012 riguardavano una produzione più alta fatta sempre con piedirosso 100% ma con affinamento in Tonneau da 5 Hl non nuovi ma utilizzati dopo 2 anni di affinamento di falanghina recante il nome di “Vigna delle Volpi”.
Pochi interventi in cantina. Trattandosi di vino molto acido non viene effettuata alcuna stabilizzazione tartarica. Filtrazione blanda solo all’inizio che nei vini in legno non viene nemmeno effettuata.
Tutte note che lascerebbero pensare che non si è in presenza di vini da invecchiamento..ma sentite qui…

Degustazione per annata (note complessive di Marina Alaimo, interventi dei partecipanti e miei personali)

Piedirosso 2003 – Acciaio –
Dati climatici: annata caratterizzata da forti rialzi termici ( è stata la più calda degli ultimi 20 anni!) con forte siccità da maggio ad agosto e solo un settembre piovoso.
Note di degustazione: Al naso foglie bagnate, note di iodio e frutti di bosco. Al palato forte mineralità e acidità, con tannini fini e lieve sapidità finale.
Decisamente ancora un gran vino che benchè cominci a tradire un qualche declino meraviglia per longevità e buona persistenza aromatica che ancora conserva.

Piedirosso 2004 – Acciaio –
Dati climatici: annata equilibrata con piovosità media costante fino a giugno e molto simile alla successiva 2008 per andamenti climatici.
Note di degustazione: Al naso molto elegante con caratteristiche note iodate, sentori agrumati di arancia amara e note di confettura di amarasca che poi si ritrovano al palato accompagnate da una buona acidità e forte sapidità finale.
Un gran vino senza ma e senza se. Vivace, lucente ed ancora espressivo in tutte le sue caratteristiche peculiari e dotato di ottima persistenza aromatica.

Piedirosso 2005 – Acciaio –
Dati climatici: annata con escussioni termiche molto ampie che hanno stimolato la vite.
Note di degustazione: Al naso marcate note di foglia di geranio con sentori agrumati che poi si ritrovano al palato accompagnate da Tannini equlibrati.
Un vino ben centrato.

Piedirosso 2006 – Acciaio –
Dati climatici: annata piovosa che non ha consentito alla pianta di potersi sviluppare al meglio.
Note di degustazione: Al naso piuttosto chiuso con lievi note di erbe aromatiche secche che ricordano vagamente timo e basilico. Al palato note di visciola con spiccata acidità e poca persistenza aromatica finale.
Decisamente l’annata meno significativa di quelle assaggiate in tutta la degustazione che ha portato con se tutte le problematiche climatiche che ha patito la pianta.

Piedirosso 2007 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Dati climatici: siccità di soli tre mesi che ha consentito alla vite di portare a maturazione bene e completamente l’uva.
Note di degustazione: Al naso buona nota alcoolica con marcati sentori di frutta rossa (ciliegia nera). Al palato grande struttura e corpo con media acidità e buoni tannini. Buona persistenza aromatica finale.
Vino molto interessante che tra qualche anno (vista la longevità comprovata nei fatti) si esprimerà ancora meglio.

Piedirosso 2008 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Dati climatici: annata equilibrata con piovosità media costante fino a giugno con andamenti, come detto, molto simili alla 2004.
Note di degustazione: Al naso marcate note di frutti rossi e lievi sentori finali di spezie. Al palato grande struttura, buona sapidità. Ricco, fruttato e con ripetute note di terreno e iodio. Ottima persistenza aromatica finale.
Rispetto alla 2004 qui si è vista tutta la marcia in più che è in grado di dare il sapiente affinamento in tonneau. Ribadisco qui che mi piacerebbe di riassaporarlo dopo 10 anni. Nuovo appuntamento al 2018.

Piedirosso 2009 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Dati climatici: annata di grande siccità con surmaturazione delle uve.
Note di degustazione: Al naso fortemente alcoolico con note di frutti rossi giovani. Al palato di bassa struttura con discreta acidità. Lievemente magro.
Un vino che non ha lasciato decisamente il segno.

Piedirosso 2010 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Dati climatici: annata abbastanza calda con raccolta anticipata di una decina di giorni.
Note di degustazione: Al naso note spiccatamente iodate con marcati sentori di resina e amarena matura. Al palato gradevole e alcoolico con buona acidità e note di frutta rossa matura. Buona persistenza aromatica finale.
Vino anche questo da attendre per sentirne la sua vera espressione.

Piedirosso 2011 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Dati climatici: annata equilibrata con buona piovosità in primavera.
Note di degustazione: Al naso note di geranio, frutti rossi e agrumi. Al palato giovane con note di frutta rossa giovane e sentori agrumati. Buona persistenza aromatica finale.
Da bere nuovamente tra qualche anno. Con grande potenzialità.

Piedirosso 2012 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Dati climatici: annata abbastanza calda con un settembre buono climaticamente.
Note di degustazione: Al naso note di geranio, agrumate e di frutti rossi. Al palato succoso, acido con buona mineralità, sentori di agrumi e tannini ben espressi con una lieve e piacevole sapidità finale. Buona persistenza aromatica finale.
Decisamente molto interessante per complessità e corpo. Con grande potenzialità.

Decisamente una sequenza storica come l’ha definita l’amico Rosario Mattera, creatore di Malazé, che poteva anche chiudersi così…ma Marina Alaimo e Raffaele Moccia hanno voluto fare dono ai fortunati partecipanti di una vera chicca. Il Vigna delle Volpi 2003.
A Luciano Pignataro, giunto pochi minuti prima, il piacere di chiosare l’annata delle quali la Cantina Agnanum conserva ancora solo 7-8 bottiglie oltre quelle degustate.

Piedirosso 2003 – Vigna delle Volpi – Tonneau da 5Hl –
Note di degustazione: Al naso note evolute di frutta, spezie (pepe e cardamomo) e fiore di geranio. Al palato ha tannini morbidi e fini, così dolci da ricordare la consistenza del velluto, con un’acidità spinta ed una grande complessità. Grande persistenza aromatica finale.
Un vino che se bevuto ad occhi chiusi ricorda decisamente le più belle espressioni di Pinot noir francesi senza aver nulla da invidiare a questi e ricordandoci che si è in presenza di un vino ottenuto da monovitigno. Personalmente pagherei anche 80-100 euro per una di quelle 7-8 bottiglie. A mio giudizio li vale tutti.

La serata poi è continuata con del maialino fritto con composta di mele e verza, cialda di parmigiano con gnocchetti di patate alle melanzane e l’ottimo coniglio alla cacciatora fatto con i conigli di Raffaele Moccia (alleva anche eccellenti conigli) e i pomodorini del piennolo a pacchetella di Angelo Di Giacomo dell’Azienda Agricola Giolì di San Giorgio a Cremano, giovanissimo produttore di un grandissimo prodotto della nostra terra.

Serata splendida. Organizzata con grande cura e professionalità. Con una conduzione magistrale e interventi di elevata qualità
A Marina Alaimo va un 10 bicchieri per ogni dettaglio…anzi 11!

Un grazie a Dora Chiariello per la foto di testata e alcune foto della gallery.

di Giustino Catalano
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