Ararat, Tutovka e altre storie armene “forti”

Avag Harutyunyan

Articolo di Mariusz Kapczyński – Traduzione di Mario Crosta

Eccovi il secondo degli articoli che il nostro “kapka” ha scritto sul suo primo viaggio del 2014 in Armenia, un Paese del vino di cui avevo scritto qualcosa soltanto nel 2003 e avevo poi tradotto qualcos’altro di Jacek Kunicki nel 2004.

In 10 anni le cose sono cambiate, perciò era davvero necessario un aggiornamento. Mariusz è stato in Armenia subito dopo la Georgia e ha avuto modo in luogo sia di vedere, sia di studiare. Ha consultato, fra l’altro, il testo del Dr. Armen Mehrabyana “The history of viticulture and biotechnology in ancient Armenia”, il libro di Patrick E. McGovern “Ancient Wine: The Search for the Origins of Viniculture” e quello di Jancis Robinson “Wine Grapes”.

A corredo dei due articoli, vi invito a visitare anche le interessanti galleria 1 e galleria 2 di foto dell’autore.

Ararat, tutovka e altre storie armene “forti”

Dopo la lunga visita in Georgia sono andato in Armenia ed ero emozionato. Era la mia prima visita in questo paese.

E già dai primi giorni ero affascinato dal paesaggio delle montagne nude, dalla bellezza e dalla purezza della natura, dalle khatchkar (croci di pietra), dai numerosi monumenti e dalla gente aperta e accogliente. Ho visitato un sacco di posti, ho avuto un sacco d’incontri e colloqui, ho trovato un’atmosfera straordinaria.

In totale, ho avuto l’impressione che l’Armenia non è così “vinicola” come la Georgia, ma forse ha una cultura maggiore del distillato, dell’ottimo brandy (che qui si chiama addirittura “cognac”) o dell’ottima tutovka, la vodka di gelso.

Gli Armeni ottengono eccellenti risultati in questi settori “più forti”. Ciò non significa, tuttavia, che non vi troverete del vino decente.

L’Armenia in cifre

Prima di iniziare la storia vera e propria ecco alcune statistiche. Non è facile ottenere informazioni accurate e aggiornate sulla superficie vitata, sulla produzione di vino, eccetera. Ci sono riuscito grazie a una ricerca del 2014 di Pavel Portoyan. Eccone alcune.

– Consumo di vino pro capite: 2-2,5 litri l’anno

– Consumo di alcolici vari pro capite: 10 litri l’anno

– Vendemmia: nel 2013 sono state raccolte circa 150.000 tonnellate di uva da vino

– Principali regioni vitivinicole: 70% nell’altopiano dell’Ararat, 15% ai piedi dell’Ararat, 10% nel Nord-Est dell’Armenia, 5% nella regione Vayots Dzor (dove si trovano le vigne migliori e le uve più care)

– Importazione di vino: 4.000 mila ettolitri

– Superficie dei vigneti: circa 17.000 ettari regolarmente coltivati negli ultimi anni (il record è stato nel 1982 con 36 mila ettari, ma dopo il programma di prevenzione antialcolica di Gorbaciov del 1985 e dopo il crollo dell’URSS, la superficie vitata era scesa a 12 mila ettari)

– Produzione di vino: in media si producono circa 60.000 ettolitri di vino, di cui 40.000 per il mercato interno e 20.000 per l’esportazione [il 75% va in Russia e nei paesi satelliti della CSI (l’80% nella sola Russia) e il 25% in Europa e Stati Uniti in parti uguali]

– Produzione di brandy: circa 200.000 ettolitri (di cui 180.000 per l’esportazione, il 70% in Russia e nei paesi satelliti della CSI)

– Produzione di vini da altri frutti: circa 30.000 mila ettolitri (di cui 10.000 mila per l’esportazione).

Armenia

Armenia – Foto dell’autore – ©

Una storia lunga e “forte”

Ma partiamo dalle storie più “forti”. Noy. Questa famosa distilleria si trova a Erivan. Si tratta di un grande produttore, con una lunga tradizione. Al momento, praticamente, non producono vino in quanto tale, ma soltanto brandy e vodka.

La maggior parte della produzione è venduta in Russia. L’edificio della distilleria è stato ricavato adattando una vecchia fortezza di Erivan fondata dal pascià persiano Farhad.

Nel XVI secolo era utilizzata dai khan persiani come un centro culturale circondato di minareti. Nel 1858, un terremoto danneggiò gravemente l’edificio. Nel 1865, le sue rovine furono rilevate da Nerses Tairyants, noto mercante e filantropo che nel 1877 ricostruì gli edifici e avviò la produzione di vini e liquori.

Questa è stata la prima cantina della città su scala industriale. Nel 1898 Tairyants affittò la cantina a Nikolai Shustov che in seguito se la comprò per 50.000 rubli. Shustov inviò un campione anonimo di brandy alla fiera di Parigi. Questo liquore si guadagnò valutazioni e riconoscimenti tanto eccellenti che si consentì al proprietario di mettere in etichetta la parola “cognac”.

È stato l’unico produttore straniero a ottenere dai Francesi un simile premio. Nel 1912, lo zar Nicola II assaggiò questo brandy e gli piacque talmente che la ditta Shustov and Sons ebbe l’onore di diventare il principale fornitore della corte dell’imperatore russo.

Nel 1920 diventa direttore della cantina uno dei massimi esperti nella produzione di brandy, Mkrtych Musinyants, che 1928 fu nominato anche sindaco di Erivan. A questo punto, un’annotazione importante: Noy diventò parte delle distillerie ArArAt e da allora la storia delle due ditte è in comune.

A un certo punto del suo grande sviluppo, l’ArArAt costruì a Erivan, dall’altra parte del fiume, un secondo edificio e con Noy si creò era una sorta di divisione naturale, suggellata infine in epoca contemporanea.

Nel 2002 Noy è stata acquistata dalla holding armena Multi Group Concern, mentre l’ArArAt è stata acquistata dai Francesi (di cui scrivo più avanti).

Entrambe le cantine hanno a disposizione in comune un magazzino di distillati molto invecchiati (di sicuro più di 20 anni). Nella Noy sono stati allora investiti 50 milioni di dollari per ristrutturazione, nuova tecnologia, botti.

È stato modificato anche il nome da Noy a Yerevan Ararat Brandy-Wine-Vodka Factory “Noy” che dal 2006 è fornitore ufficiale del Cremlino.

L’antico edificio della Noy

L’antico edificio della Noy – Foto dell’autore – ©

In Noy ho avuto l’opportunità di una degustazione straordinaria. Qui mi hanno preparato tre annate di vino provenienti dalle scorte più vecchie della cantina. Ma che annate! Ma che vini! Tutti densi, molto speziati, dolci.

Cominciamo con il più giovane. Il Voskehat 1944 (alc. 19%) è fatto con la stessa tecnica utilizzata per la produzione del Madeira. Un vino di colore ambrato scuro, liscio, denso, speziato, ricco di note di tabacco, erbe officinali e caffè. Delicatamente dolce, acidulo ma piccante.

Il Portwein 1924 (alc. 18%) è un taglio di diversi vitigni che si mantiene su aromi di cioccolato e di spezie. Ha un’acidità duttile, sa di erbe aromatiche, frutta secca, prugna affumicata, fumé.

Il Kahet 1913 (alc. 16%) è lungo ed elegante, un bel vino, un secolo di vita in ottime condizioni, di colore ebano molto scuro. Aromi e sapori di tabacco umido, smalto, sedano, cioccolato, prugna soffritta e che ricordano un’antica biblioteca. Denso e caramellato, levigato, leggermente piccante. Mooooolto lungo! Ambrosia. Una grande impressione. Ho chiesto la possibilità di acquistarne una bottiglia. Mi hanno risposto che c’è, piccolo, ma c’è. Il prezzo a partire da 3.000 fino ai 6.000 dollari… beh, allora sono andato a una degustazione di brandy.

Noy 10 Years Old (4): aromi di frutta (albicocca, pesca), radici, fiori secchi, cioccolato, caramello. Dolce e limpido.

Noy 20 Years Old (4 +): più bilanciato, delicato e morbido, dominato da note di spezie, biscotti, cioccolato al latte. Brandy gustoso e ben equilibrato.

ArArAt, cioè in cima

Una vera leggenda nella produzione di cognac è ArArAt. Questa distilleria leggendaria è una sorta di patrimonio culturale e storico armeno.

Compra le uve da 50 coltivatori sotto contratto, utilizzano solo le varietà locali che crescono nella valle dell’Ararat: kangoun, kahet o rkatsiteli.

Il brandy è distillato due volte e il suo tenore alcolico dopo la distillazione è tra il 62 e il 70%. Per ridurlo si utilizza acqua di sorgente.

I vini sono invece maturati in botti di rovere di russo, armeno e francese. In estate, nei magazzini la concentrazione di alcol in aria raggiunge il 18%. I calcoli dicono che dalle botti evapora ogni anno circa un milione di litri di alcol.

Per quanto riguarda l’invecchiamento dei distillati, qui si producono brandy di 3, 5, 6, 7, 10, 15, 20, 25, 40 e 70 anni. Alcuni vengono prodotti soltanto per le collezioni commemorative speciali.

Attualmente, il principale blender master (NdT: maître de chai) è francese e ha lavorato in precedenza per la Martell.

In passato, poco prima della seconda guerra mondiale e subito dopo, è stato Margar Sedrakyan l’artefice del maggior successo della distilleria. Quel periodo è considerato il periodo d’oro di ArArAt.

È dalle mani di Sedrakyan che sono usciti i famosissimi “ararat” come Dvin, Ani e Vaspurakan. C’è una storia che si racconta ancora oggi.

Ebbene, durante la conferenza a Yalta, Stalin offrì a Churchill, noto per la sua passione per i buoni liquori, una bottiglia di Dvin che al politico inglese piacque molto.

Così Stalin gli assicurò un regolare rifornimento di bottiglie delle scorte di quella cantina. Qualche tempo dopo, Churchill aveva notato che la qualità del liquore ordinato si era rivelata inferiore e lo riferì a Stalin che ordinò di verificarne la causa.

Si scoprì che Sedrakyan non era più il responsabile della produzione, perché era stato esiliato in Siberia. Soso (NdT: il nomignolo affibbiato a Stalin) ordinò l’immediato rilascio dello straordinario blender master e il suo ritorno alla professione.

Qualche tempo dopo, Sedrakyan fu perfino insignito della medaglia del titolo di eroe del lavoro socialista. Così è la storia, anche se sappiamo che gli storici e i biografi di Churchill non ne hanno trovate tracce che potrebbero confermarla.

Per molte generazioni di Armeni la qualità del brandy di ArArAt erano motivo di vero orgoglio. Tuttavia, nel 1999 la fabbrica è stata acquistata dalla società francese Pernod Ricard. Oh, questo agli Armeni non è andato giù. Il gioiello nazionale della qualità, la distilleria leggendaria era passata agli stranieri.

Nessuna meraviglia se questo era difficile da digerire. Tuttavia, grazie a questa mossa ci sono stati effetti positivi: si è riordinata la produzione, si è investito in attrezzature e si è maggiormente puntato sulla regolare qualità della produzione. Una visita in questo luogo fa impressione.

Margar Sedrakyan

Margar Sedrakyan – Foto dell’autore – ©

Dopo aver visitato la distilleria, Maksim Gorkij disse che “è più facile salire sui monti di Ararat che lasciare i magazzini dell’Ararat-Trust”. Ne so qualcosa. Soltanto poche note.

L’ArArAt 3 Years Old (3 +) è piacevole, liscio, dallo stile leggermente speziato. Dolce, ha profumi e sapori del cioccolato e del caramello. Non è un brandy molto complesso, ma è gustoso e piuttosto lungo.

L’ArArAt 10 Years Old (4 +) è un blend di ben 12 differenti distillati. È molto più levigato, equilibrato, complesso, elegante del precedente. In bocca è pepato e speziato, leggermente vanigliato.

Il Dvin 10 Years Old (5 -) ha una bella e ariosa nota di miele, c’è profondità di aromi e sapori di fiori secchi, foglie secche, cioccolato. Il finale è lungo, elegante, fine ed equilibrato.

Maran

Quest’azienda è stata fondata nel 1991 in località Yeghegnadzor nella provincia di Vayots Dzor (circa 120 km a sud-est di Erivan).

Il primo vino prodotto qui dal vitigno areni nel 1993 è stati venduto con il il marchio Noravank. A metà degli anni ’90 hanno migliorato molto le attrezzature e i metodi di produzione, basandosi sulla consulenza degli amici enologi francesi.

Hanno 19 ettari, ma acquistano anche le uve (aligoté, pinot gris, chenin blanc). In totale producono circa 80.000 bottiglie all’anno. I vini invecchiano in botti di rovere caucasico di varie dimensioni.

Del vino è responsabile Avag Harutyunyan, che è davvero un personaggio raro; non è soltanto un eccellente enologo, ma anche una vera e propria miniera di conoscenze sull’enologia armena.

Avag è anche il presidente dell’associazione degli enologi nonché professore presso la Facoltà di Enologia di Erivan e autore di libri di testo e pubblicazioni.

La degustazione con lui è un vero piacere. Per il nostro incontro hanno preparato molti vini. Avevo avuto l’opportunità di provarne in Polonia già qualcuno, perché sono venduti dalla ditta Wina Armenii, ma qui sono apparsi eccezionali.

Mi è piaciuto soprattutto il bianco Bagratuni Riserva 2011 (4 +) da pinot grigio con l’autoctono khatun kharji; è levigato e morbido, sa di ananas, acacia, leggermente di miele e agrumi.

Il rosso Bagratuni 2012 (4 +) sapeva di amarena e fumé, gustoso ed elegante.

Il Noravank 2010 (5 -) è fruttato, delicato e sciccoso, degno di attenzione. In offerta hanno anche vini tradizionali armeni derivati da altri frutti, come albicocche e melograni (chiamati Parajanov in onore di un omonimo regista eccezionale) e due vini fortificati.

Il bianco Special Blanc 2009 (4) da uve khatun kharji è leggero, acidulo, sa di wafer, semi di girasole, è un vino che accompagna bene la frutta secca.

Il rosso Speciale 2009 (4 +) da uve areni è attraente, aromatico, leggermente speziato, a base di erbe aromatiche, semplicemente delizioso. Si vede che nella cantina Maran c’è una vera personalità.

Avag è una figura eccezionale. Sono stato recentemente informato che quest’anno dovrebbe visitare la Polonia. Una grande notizia.

Getnatoun

Questa cantina si trova nella valle del fiume Arpa nel distretto di Vayots Dzor. È stata fondata nel 1999 e da allora si è costantemente ampliata.

È una tipica azienda famiglia. Hanno 15 ettari di vigneti di proprietà, ma comprano anche l’uva. La produzione annuale di vino è di circa 400.000 bottiglie.

Utilizzano botti di rovere del Caucaso. I vitigni principali sono il bianco voskehat e il rosso areni. Condotta dal simpatico Aghasi Baghdasaryan, è in grado di offrire alcuni dei vini armeni più interessanti.

Il Narine 2009 (4 +) è vivace, leggermente erbaceo, sa di mela.

L’Areni Shikahough 2009 (4 +) è pepato, sa di amarena, ciliegia, peperone essiccato, goudron.

L’Areni of Getnatoun 2009 (4 +) è un vino dall’atmosfera forestale, di bosco, un po’ selvatico e pepato. L’offerta è però molto più ricca.

Aghasi Baghdasaryan

Aghasi Baghdasaryan – Foto dell’autore – ©

Bagdasaryan produce annualmente 100-130 mila bottiglie di vino che vende principalmente in Russia. Come Maran usa soltanto lieviti non selezionati. Sono vini che possono piacere, perché lo stile è molto individuale e particolare.

Qui mancano quell’onnipresente manipolazione, quell’esagerata concentrazione, quel fruttato troppo maturo, quella mancanza di freschezza e di leggerezza.

Fanno anche un ottimo vino dai melograni, probabilmente il migliore che abbia mai bevuto in Armenia, succosamente corposo, acidulo, gustoso ed essenziale, con il carattere del frutto (e senza l’aggiunta di altri succhi).

Possono accompagnare meravigliosamente le pietanze. Mi ha impressionato molto la meravigliosa posizione dei vigneti Getnatoun. Una vista addirittura mozzafiato.

Qualche altro posto

Ho visitato un paio di altri produttori che sono degni di nota. Proshyan esiste dal 1987 (l’importatore di quest’azienda in Polonia è la ditta Mane Union Trading) e produce vino, brandy, vodka, liquori.

Un’ampia selezione di vini tipici dell’Armenia prodotti da uva oppure da albicocche, melograni e mele cotogne. C’è anche una serie di brandy maturati da 3 a 30 anni in rovere caucasico e francese. L’85% della produzione viene esportato principalmente in Russia.

Mi è maggiormente piaciuto il brandy Car Pap 25 Years Old (4 +) che si mantiene in un’atmosfera di tabacco e noci, oltre alle sue note piccanti, passite, dolciastro-speziate, cioccolatose con un accento un po’ alcolico. Sono stati utilizzati per produrre il vino base i vitigni areni, kahet, saperavi.

Un’altra ditta: Hayassy, costruita da zero in località Voskevaz, che ha iniziato l’attività nel 2010. Questa cantina di grandi dimensioni produce vodka, brandy e birra (stanno comprando orzo e luppolo in Ucraina).

Si propongono di diventare autosufficienti in tutto: producono in proprio bottiglie, botti, impianti di trattamento delle acque.

Ho assaggiato, per esempio, il Brandy 20 Years Old (4 -) che sa di rovere e cioccolato, è dolciastro, con un finale marcato di caramello.

Per un liquore di 20 anni non era poi molto complesso. Sono stato anche all’Armenian Wine, una cantina relativamente giovane, perché sorta nel 2008. È un grande produttore che sforna ogni anno circa 3 milioni di bottiglie di vino, 1 milione di vino spumante (dal vitigno kangoun) e 5 milioni di bottiglie di vodka.

Per raggiungere tali risultati hanno bisogno di comprare un sacco di uva e di granaglie: possiedono soltanto 60 ettari di vigneti. Lo stile dei vini è moderno, semplice, tipico per vini di massa, anche se bisogna ammettere che ad alcuni di questi non mancano note interessanti.

Il Tariri dry white 2011 (3 +) dai vitigni kangoun, aligoté, chenin blanc si mantiene su registri di vaniglia, burro, panna (7 mesi di maturazione in rovere francese), nel tipico stile “internazionale”, di carattere legnoso-fruttato.

Il Tariri dry red 2011 (4 -) dai vitigni areni, merlot e cabernet sauvignon con note di frutti di bosco, legno e un sacco di tannini.

L’Areni 2012 (4) è gustoso, semplice, con un fruttato fresco di prugna e mora, note fumé per questa versione molto dignitosa dell’areni.

Questo mio viaggio armeno non ha esaurito tutte le possibilità, naturalmente, di visitare altre distillerie, cantine e molti piccoli produttori interessanti, per esempio quelli della famosa vodka di gelso, la tutovka (che sarà un argomento per una storia a parte). Tutto mi dice che si dovrà tornare presto.

La scala di giudizio

( 6 ) eccezionale, un vero capolavoro

( 5 ) ottimo, vino di gran classe

( 4 ) buono, interessante

( 3 ) onesto, dignitoso

( 2 ) debole

( 1 ) stare alla larga, vino con evidenti difetti

( – oppure + ) per togliere o aggiungere mezzo punto

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