La storia della filletta, tipico dolce brontese dalla forma perfettamente circolare e profumato e soffice come un pan di Spagna dei più fini, si perde nella storia stessa del luogo.
C’è però da giurarci che le sue origini sono di matrice decisamente araba, non tanto per la sua struttura che potrebbe ricordare delle focaccine mediterranee ma quanto per il suo metodo di cottura ancestrale che emula la cottura antica in forno ma mutua dalla cottura dei pani arabi e dell’area musulmana.
Il dolce è di matrice semplicissima fatto con pochissimi ingredienti quali farina, zucchero e uova. Talvolta è arricchita con pistacchi in granella e dai più golosi consumata nella crema o nel gelato di pistacchio. In un uso meno pornografico la sua ordinaria destinazione è la “pucciata” nel latte al mattino.
Ciò che si ottiene e una focaccina morbida e profumatissima.
La ricetta è segreta, non tanto negli ingredienti che nessuno ha difficoltà a dirvi ma quanto per le loro quantità sulle quali vi è la massima reticenza e riserbo. Non vi sono pizzini che tengano per capirci!
E poi la manipolazione di questo dolce è decisamente un’arte che oggi è patrimonio di pochissime donne del comune.
La sua cottura avviene in padelline di rame unte di burro poste su bracieri con carboni ardenti e coperte con coperchi con carboni ardenti.
Nel creare questa stufa si ottiene un prodotto delicatissimo che, una volta raffreddato, viene posto in delle bustine trasparenti di plastica per evitare che la sua umidità, che è anche il segreto della sua sofficità e delicatezza, si possa rapidamente perdere.
Molti hanno provato a replicare il dolce in forni prima casalinghi e professionali poi ma il risultato non è stato lo stesso.
Ogni filletta è cotta singolarmente con grande amore e pazienza e questo ne fa un capolavoro da regalare.
Anticamente era d’uso prepararle in occasione di avvenimenti lieti o, purtroppo, dolorosi, come segno di lietezza o conforto ma talvolta, la storia narra che fosse adoperata anche per ingraziarsi i favori di qualcuno che contava e poteva tornare utile.
Il dolce che sarebbe stato ereditato dalla cultura araba dalle suore benedettine che ne custodivano il segreto sia per le quantità che per il procedimento fu poi da queste rivelato alle donne del paese che sino ad oggi, sempre più in numero esiguo ne hanno custodito la memoria storica e la sapienza.
Una nota ulteriore per questo piccolo capolavoro. Per una incomprensibile eccezione linguistica la filletta al plurale diviene maschile diventando i Filletti.
Se andate a Bronte partite da qui. Il resto viene facile!
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.