Che fine hai frutto? Alla riscoperta di frutti dimenticati

Giuggiole

Spariti dalle nostre abitudini, alcuni frutti oggi considerati ‘minori’ un tempo preziosi perché crescevano abbondantemente in via del tutto spontanea nelle campagne.

Ancora oggi rappresentano un patrimonio inestimabile per la biodiversità che vale la pena tutelarle e riapprezzare.

Vediamo di conoscerli meglio

Il sorbo

E’ uno dei frutti con maggiori proprietà benefiche, ottimo per confezionare marmellate o per la preparazione di un sidro particolarmente apprezzato in Francia e Germania. L’albero della sorba  è originario dell’Europa Meridionale ed è facile trovarlo selvatico nei boschi di latifoglie sotto gli 800 metri.

La bellezza della pianta, ha fatto sì che con gli anni venisse usata come pianta ornamentale. I romani che ne erano a conoscenza già nel 400 a.c. , ne esaltavano le proprietà benefiche sull’intestino.

Ancora oggi si utilizzano in erboristeria come rimedio per la dissenteria e per curare patologie a carico del sistema circolatorio.


Nella cultura europea il sorbo serviva a tenere lontani gli spiriti maligni dalle case. In dialetto bolognese, l’esclamazione ‘sorbole!’ indica stupore e meraviglia.

Le giuggiole

Chi non ricorda il detto ‘andare in un brodo di giuggiole‘?

Di provenienza incerta, il giuggiolo può essere coltivato sia in pianura che in montagna, per via della sua resistenza al freddo. Le giuggiole si raccolgono in tarda estate, quando il colore della buccia diventa rosso a piena maturazione, che gli conferisce il caratteristico sapore dolciastro e zuccherino. Oltre al più famoso brodo di giuggiole, questi frutti possono essere utilizzati per preparare sciroppi, marmellate e liquori.

Si pensa che una specie affine al giuggiolo sia servito a preparare la corona di spine di Gesù.

In Romagna è considerato un portafortuna.

Il corbezzolo

Il corbezzolo  è il frutto di uno splendido arbusto sempre verde che durante la fioritura offre una cascata di fiorellini bianchi a campanella che sbocciano durante l’autunno e che nell’anno successivo si trasformano in coloratissimi frutti a bacca rosso vivo dalla polpa fresca e dolcissima.

Originario del Mediterraneo Occidentale e delle coste meridionali dell’Irlanda, un tempo il corbezzolo era utilizzato per preparare un ottimo aceto aromatizzato che serviva per condire insalate e pietanze. Un altro impiego possibile è farne marmellate, decotti e infusi utili a disintossicare reni, fegato e vie urinarie e a combattere stati febbrili e diarree per le proprietà antisettiche e astringenti.

I Latini gli attribuivano poteri magici e secondo la testimonianza di Virgilio nell’Eneide, sulle tombe dei defunti venivano lasciati dei ramoscelli di corbezzolo a simbolo della stima nei confronti del defunto.

Le corniole

Simili ad olive, durante la maturazione cambiano colore passando dal verde al giallo, dall’arancio al rosso accesso fino ad acquisire una colorazione ‘vinaccia’ quando è tempo di raccolta.

Il corniolo deve il suo nome alla durezza del legno della corteccia ed è molto diffuso nei boschi a latifoglie e nelle radure pianeggianti. Desueto il suo utilizzo come pianta da frutto, oggi è sfruttata come pianta ornamentale.

Nonostante questo la corniola è un frutto leggermente acidulo ma zuccherino al punto giusto, estremamente dissetante e ottimo per preparare delle marmellate e salse.

Nella campagna dell’Emilia-Romagna, i frutti del corniolo venivano utilizzati per produrre aceti, liquori, gelatine e dolci.

Rimedio naturale contro dermatiti, dolori articolari e disturbi del metabolismo.

Leggenda vuole che il cavallo di Troia fosse costruito in legno di Corniolo.

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