Dove la magia è senza fine: Don Alfonso 1890

Marco Lombardi
Dove la magia è senza fine: Don Alfonso 1890

Dove la magia è senza fine: Don Alfonso 1890

Don Alfonso 1890 non è solo un Boutique hotel e neanche solo un ristorante con una stella che presto si riprenderà la seconda, dopo che la chiusura del 2024, causata da una ristrutturazione all’insegna dell’ecologia ambientale, gliele aveva sottratte entrambe.

Don Alfonso 1890 è innanzitutto una famiglia.

Grandi lavoratori, attenti alla bellezza in ogni suo gesto, dai piatti alle persone che vi lavorano, passando per un un luogo magico, Punta Campanella.

Qui, nel pieno rispetto dell’ambiente, Alfonso Iaccarino coltiva e alleva molte delle materie prime utilizzate dal figlio Ernesto in cucina, e da dove traggono origine i prodotti messi in vendita.

Un limoncello privo di chimica, cioè che sa di limone.

L’ olio capace d’insegnare al palato la piacevolezza dell’amaro.

Il gin meraviglioso, fatto di solo mirto, la cui ampia aromaticità, e la cui balsamicità, nascondono l’alcool.

Dietro questo, come fosse la regista di un film, c’è sempre stata, e c’è sempre, Livia Iaccarino, a volere fortissimamente tutto ciò.

Eravamo due ventenni scatenati, io e Alfonso, nessuno voleva che ci sposassimo, e invece guarda dove siamo arrivati …“, mi ha detto sorridendo.

Il giardino, ora che la succitata ristrutturazione ha creato tre deliziosi gazebo che s’aggiungono a quello centrale.

Sembra uno spazio magico calato dai marziani fra le case di Sant’Agata sui Due Golfi, vista la presenza, sui balconi, di numerosi (e coloratissimi) panni stesi, che ci riportano alla realtà.

Quella sensazione di magia è rafforzata dalla presenza di un alloro secolare.

L’albero, “tosato” a forma di ombrello, intorno al suo ex tronco centrale ha fatto spuntare una gabbia di più piccoli tronchi nella quale sarebbe bello essere imprigionati.

Proprio li a fianco c’è la torre in cui trovava ispirazione lo scrittore Salvatore Di Giacomo, ora divenuta la punta di diamante del Boutique Hotel.

La cucina di Ernesto, dopo anni di accesa sperimentazione, ha trovato la sua piena e serena maturità, aiutata dalla presenza (nel cuore) di un volto pubblico che di cucina se ne intende, Elisa Isoardi.

Fra i piatti assaggiati, ce ne sono alcuni davvero imperdibili.

La ricciola affumicata con frullato di fave e maionese all’aglio fritto, un’interpretazione pulita del mare che tocca la terra.

Gli ortaggi di stagione con ravioli di funghi pioppini, gelato di rafano e salsa agrodolce alla curcuma, un’interpretazione arricchita dei prodotti di Punta Campanella.

Il ghiottissimo uovo in tegamino con la burrata al posto dell’albume, e pioggia di tartufo nero.

Il mitico spaghetto Don Alfonso, cioè pomodoro basilico, un imprescindibile classico di apparente semplicità.

 

Infine un concerto ai profumi e sapori di limone la cui crema, invece di essere contenuta com’è da un limone svuotato, dovrebbe essere messa al posto dell’acqua nella piscinetta a fianco, per nuotarcisi dentro.

In questo periodo di caldo torrido è consigliabile una visita nella loro splendida cantina del ‘600.

Anche se siete astemi, se non doveste essere colpiti dalle sue 13.000 etichette, per un totale di 25000 bottiglie, vi troverete in un lungo cunicolo da Fantasy.

Un tempo via di fuga, emana una sana frescura che i moderni condizionatori neanche si sognano.

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Giornalista e critico cinematografico ed enogastronomico per Il Messaggero, Gambero Rosso, Radio Roma Capitale e Cinecritica. Insegna Giornalismo Culturale e Storia dell'alimentazione in Sapienza, ed è regista del film Fritti dalle stelle, un documentario satirico sull'alta ristorazione visibile su Prime video. È inoltre autore e conduttore del programma "Come ti cucino un film", in onda su Gambero Rosso Channel, nel quale - grazie alla Cinestologia - racconta il cinema con delle associazioni alla tavola.
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