Einstein al suo cuoco la raccontava così (Robert L. Wolke)

Valeria Castelli WildKitchen
Einstein al suo cuoco la raccontava così

Einstein al suo cuoco la raccontava così (Robert L. Wolke)
Recensione semiseria di un libro di scienza travestito da aneddotica culinaria.

Einstein al suo cuoco non la raccontava affatto.

C’è una cosa che questo libro fa subito: inizia con una bugia.

Einstein non aveva un cuoco.

Viveva in appartamenti spogli, mangiava uova sode e sporcava poco.

Un’operazione di marketing? Forse.

Ma anche un gancio riuscito per entrare in un mondo dove la chimica e la fisica incontrano la cucina senza troppe pretese accademiche (anche se l’autore è professore emerito di Chimica a Pittsburg).

Il libro si sviluppa come un’intervista: domande curiose, risposte sintetiche, capitoletti da snack.

Il tono è divulgativo, con un tocco d’ironia, e riesce a rendere comprensibili fenomeni che solitamente chiamiamo magia: la Maillard, la levitazione, la coagulazione delle uova, la conservazione degli alimenti e molti altri.

Questo è un libro che si ascolta più che si studia.

È perfetto per chi è curioso senza essere maniacale, e ama farsi domande tipo: “Ma perché il pan carré ha la crosta più morbida del pane?” oppure “Cosa succede davvero quando cucino al microonde?”.

È una sorta di libro ‘dei perché’ per adulti con il pallino del cibo.

A tratti è improbabile come il suo titolo, ma proprio per questo funziona: mescola storie, memoria, chimica, e qualche trovata da salotto buono, lasciando addosso quella sensazione un po’ dolce e un po’ nerd del sapere inutile ma brillante.

Insomma: una lettura da pausa pranzo intelligente, che non rivoluziona, non affonda, ma diverte.

E soprattutto, non ha bisogno di un cuoco per raccontartela.

E visto che il libro è prodigo di ricette, perché non proporvene una? In fondo la fame (anche di sapere) vien mangiando.

Senza indugio, sembra che l’autore, grazie alle sue conoscenze scientifiche e l’applombe da gourmand, sia il detentore della ‘vera’ ricetta del cocktail Margarita.

Non si sa mai cosa può servire nella vita.

Prendiamo appunti.

La trovate a pag. 191.

Queste le dosi:

  • 1 bicchiere succo lime appena spremuto,
  • circa 9 cl Tequila Jose Cuervo Especial
  • circa 3 cl di Hiram Walker triple sec
  • cubetti ghiaccio non tritato

Sembra che il sale vada solo sull’esterno del bicchiere, ma possa, per un secondo, sostituire il sapore del mare e traghettarci verso l’autunno.

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Mi sono persa nel labirinto gastronomico circa vent’anni fa. Mi chiamo WildKitchen perché un giorno sono scappata. Ho cucinato per miliardari e per emarginati (credo in egual misura). Esploro la cucina olistica e la sostenibilità, cercando di far incontrare gli attori delle catene alimentari prima che diventino fantasmi. Scrivo di cibo perché cucinarlo e mangiarlo non mi basta. linkedin https://www.linkedin.com/in/valeria-wildkitchen
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