Che si tratti di una metafora del nostro passaggio terreno, oppure, un tentativo di rendere dolce persino la morte, o ancora, di nutrire la speranza cristiana della resurrezione utilizzando la simbologia dei semi, il “nostro” grano dei morti, i cicci cotti, rappresentano un affascinante viaggio a ritroso tra storia, mito, religione e cultura del mediterraneo.
Così accade – lì dove il mare unisce – che un cibo di mero sostentamento come il grano, divenga in questa regione del mondo, attraverso questo tradizionale dolce, poesia, pensiero e fede.
Meravigliosa sintesi di questo antichissimo dolce, è senza dubbio la complessa raffigurazione posta sul mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto (Le), dove “L’abero della Vita” che ricopre per intero il pavimento è raffigurato con le radici verso oriente ed i rami verso occidente, verso Roma. Una straordinaria opera che riassume il senso ed il percorso svolto da questa gustosa preparazione per giungere a noi.
Il rito della Panspermia
Discendenti diretti, i cicci cotti, dell’antico rito greco della “Panspermia”, che consisteva in un miscuglio di semi, preparato il “Giorno dei Chitri”, (i chitri erano delle speciali pentole nelle quali si lasciavano cuocere quei semi), celebrato in segno di rinascita e di risveglio.
Una festa e un’offerta, quella del chitri, che cadeva in un particolare periodo dell’anno, quello dedicato alla semina del grano e compiuta nel giorno esatto, che corrisponderebbe oggi, proprio al giorno dedicato ai defunti, ovvero, il 2 Novembre.
Il rito della Panspermia diede, nel tempo, forma e gusto alla “Kolliva”, il dolce greco ricco di ingredienti altamente simbolici, utilizzato ancora oggi, in tutte le cerimonie funebri della Grecia contemporanea, di cui i Cicci Cotti, rappresentano solo una delle tante varianti preparate nel sud-est d’Europa.
Simbolismo
Le noci rappresenterebbero le ossa nude.
Il melograno il ritorno del corpo sulla terra.
Il cedro candito ed il mosto cotto, l’idea che dopo la morte e la resurrezione di Cristo la morte non è poi cosi amara.
Il grano è il simbolo della resurrezione (il riferimento evangelico è Giovanni 12.24, “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”).
Va inoltre ricordato che molte delle specialità dolciarie che si gustano oggi in Puglia sono nate, o sono state rielaborate, nel chiuso dei monasteri femminili, come ad esempio accadeva con le suore di “Santa Scolastica”, benedettine del Convento sito a pochi metri dalla Basilica di San Nicola a Bari, dove le stesse confezionavano ghiottonerie da offrire nelle giornate di visita.
Accadde però, nel 1860, con l’appropriazione da parte dello Stato dei beni ecclesiastici, che alcune di loro continuassero a far vita monacale in abitazioni private, offrendo in cambio dell’ospitalità, la cura dello spirito e del palato.
In queste occasione, i ricettari storici dei monasteri, aperti per la prima volta agli occhi della quotidianità, vennero in contatto con gli ingredienti pugliesi di tutti i giorni, quelli più comuni, come il mosto cotto, che da sempre in Puglia sostituisce egregiamente il miele ricavato dalle api.
Ricetta dei Cicci Cotti
Ingredienti:
- 500 g di grano tenero
- 1 melograno maturo
- 150 g di noci sgusciate e tritate
- 150 g di scaglie di cioccolato amaro
- 100 di cedro candito
- 1 bacchetta di cannella
- mosto cotto
Dopo averlo messo a bagno per una notte ed averlo lavato bene, far bollire il grano in una pentola con molta acqua.
Dopo circa dieci minuti, spegnere il fuoco e avvolgere la pentola in un panno di lana e lasciare raffreddare. Quando il grano è freddo e ben scolato, aggiungere i chicchi del melagrano, le noci, il cioccolato e la cannella tritata.
Al momento di servire in tavola, condite il tutto con abbondante mosto cotto.