Fratelli Pidone. La normalità dell’anormalità.

Pidone

In un mondo di canotti e cornicioni, nel feudo incontrastato dei topping più osati della Campania, in una piccola bomboniera quale è Cava de’ Tirreni, due giovani fratelli conducono una piccola e curata pizzeria a pochi passi dal centro cittadino, osservando la tradizione della pizza napoletana classica con maniacale cura.

All’ingresso mi accoglie immediatamente il banco con il forno in prima battuta. Alla cassa e di supporto alla sala Andrea Pidone, anima commerciale e uomo dei “numeri” dell’impresa familiare.

Dietro il banco Francesco che dall’alto del suo metro e novanta ammacca pizze a ruota di carretta e la sua fidanzata, fornaia convinta.

Pidone

Photo Credit Sito Luciano Pignataro

Anamaria Dragomir, che del trio mi ha colpito non poco. È un talento come il suo fidanzato Francesco. Donna solare rotea con una pala piccola, con sapienza consumata che ho visto in quarant’anni solo fare a fornai consumati, pizze sottili di 36-37 centimetri come se fossero pizzette a portafoglio.

Francesco ci marcia e ai miei complimenti ribadisce “gliel’ho insegnato io” o “le faccio non troppo sottili così non ha difficoltà”. Lei, da donna intelligente quale è, scoppia in una fragorosa risata e lo ridimensiona subito.

Sta di fatto che in un ambiente così brioso, allegro e solare c’è un solo momento nel quale i volti si incupiscono ossia quando si chiede di far cose più moderne. Lì tutti aggrottano le sopracciglia e corrugano la fronte. La tradizione non si tocca.

Mi seggo e comincio l’assaggio. Crocchè con panatura golosa e marcatamente croccante ripieno di pepe in giusta quantità e salame a listarelle. Il sapore della patata netto e marcato non lascia dubbi sulla totale assenza di uso dei fiocchi di patate.

Pidone

È poi la volta della frittatina. Poco sugo, besciamella, carne tritata. Croccantissima per la pastella esterna che somiglia inequivocabilmente alla “basciamella” che preparavano i friggitori quando ero ragazzo. Buona decisamente. Con un crunch nettissimo che fa da contrasto alla bella morbidezza della frittatina.

Pidone

Poi due pizze. Enormi come si mangiano solo in alcune pizzerie storiche dei Tribunali a Napoli. Idratazione al 65-67% massimo. Impasto nelle tavole rigonfio, quasi spumoso per apparente leggerezza, simile a quello che vedete dal mio amico Vincenzo Esposito Carmnella, e una pizza finita che ricorda quelle del Trianon che mangiavo diciottenne.

Pidone

Pidone

Larga, larghissima e con un cornicione appena pronunciato. Fine di pasta come si diceva quando ero ragazzo e senza “scazzette” (ndt. Senza parti prive di pomodoro e quindi bruciate o più secche).

Morbidissima, sfogliata e così estensibile che la fetta la si può piegare a cannolo e mangiarla con le mani come facevo da ragazzino 40 anni fa e 40 chili fa.

Giusta quantità di latticino di buona qualità. Buon pomodoro e buon olio extravergine di oliva. Una normalissima pizza come l’abbiamo mangiata sempre prima della pizza 2.0.

A dare una mano la fidanzata di Andrea in cucina e il papà dei fratelli Pidone al pass in qualità di alzatore.

Lui, Roberto Pidone, ha un glorioso passato da calciatore in serie B, quando in questa serie si giocava correndo talmente tanto che i tacchetti facevano la sfumatura alta ai capelli dietro la nuca, quando da cavese di adozione e terzino della squadra degli “aquilotti” il 7 novembre 1982 al Meazza di Milano firmò la storica vittoria della Cavese in casa del Milan, allora in serie B, per 2-1.

Lui è lì sorinione, alternandosi con la moglie, tra la pizzeria e le squadre di calcio di pulcini che allena.

Quanta è bella la normalità anzi, pardon, l’anormalità!

Andateci.

Pizzeria Fratelli Pidone

Via Rosario Senatore n.20/22

Cava de’ Tirreni (SA)

Tel. 089 209 8170

Aperto tutte le sere dalle 19.00 alle 24.00

Chiuso il lunedì

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