Fuga dal lavoro, Ai e relazioni umane

Fuga dal lavoro, Ai e relazioni umane

Fuga dal lavoro, Ai e relazioni umane

Attrarre talenti, ingaggiare i candidati, ma anche fidelizzare i collaboratori già presenti in azienda.

Il tema è centrale per tutte le imprese, ma in particolare per quelle dell’agroalimentare, dove il fabbisogno di manodopera è elevato e la reperibilità del personale – dal campo agli uffici – diventa spesso una criticità.

Ma l’intelligenza artificiale e un forte ritorno delle relazioni umane possono rappresentare la svolta.

Questo è uno dei temi più sfidanti trattati dal Forum IPAgroalimentare, che si è chiuso a Milano Marittima (Ravenna), dove oltre 400 imprenditori e manager si sono incontrati per discutere di “Come crescere nel caos?”.

Arnaldo Carignano (Talent director Randstad) ha tracciato uno scenario di come nell’era post Covid ci sia stato un susseguirsi di fenomeni sociali che sta influenzando e trasformando l’interesse dei dipendenti nei confronti del lavoro, imponendo alle imprese un cambio di tendenza.

Dalle grandi dimissioni al quiet quitting (cioè chi fa lo stretto necessario al lavoro, senza energia o passione), dai giovani iperconnessi che hanno già paura di essere tagliati fuori dal mercato del lavoro a quelli che invece danno più valore al tempo libero.

Quali sono le sfide per le aziende?

“Le persone hanno il forte desiderio di lavorare in un luogo ricco di significato, un luogo felice – ha detto Carignano – Si cerca flessibilità, ma si vuole un’azienda stabile, anche finanziariamente.

Il tema del remote working spesso nasce dalle condizioni economiche.

La gestione del turnover è strategica, la sostituzione di un dipendente ha un costo che può variare da metà a due volte il salario annuo del dipendente.

E per le imprese c’è il costo di non innovare: le persone hanno piacere di fare cose nuove e lavorare in un’azienda che innova”.

Un’azienda che integra l’intelligenza artificiale nella sua attività, ad esempio, può quindi diventare più attrattiva.

Durante il Forum IPAgro è stato quindi sfatato il luogo comune che i giovani non vogliono lavorare in agricoltura, ma per loro è fondamentale imparare: non solo stipendio, ma anche stimoli e una guida in azienda.

Grandi dimissioni, prevenzione del fenomeno ed esperienze di grande crescita del personale sono state al centro delle testimonianze del Forum.

Diego Remelli, allevatore e consigliere della Latteria San Pietro, ha dovuto affrontare la fuga del 25% del personale in organico.

La risposta messa in campo è stato un piano di welfare per le persone, con una serie di azioni per incrementare il personale e ridurre la necessità di straordinari, modifiche agli impianti produttivi per spostare l’orario di inizio del turno dalle 3 alle 4 di mattina. “

Abbiamo aumentato la reputazione dell’azienda, che ci ha permesso di fidelizzare i collaboratori dopo averli formati – ha raccontato – Una buona reputazione aziendale permette di affrontare le grandi dimissioni con più ottimismo”.

Leonardo Forte guida Agricole Forte, azienda di produzione di erba medica disidratata per l’alimentazione animale con 50 dipendenti, e ha notato che dopo il Covid c’era un cambiamento nel rapporto con il personale.

E come ha reagito? “Per prima cosa siamo cambiati noi: abbiamo fatto un corso di leadership e dato nuovi stimoli, ascoltando le esigenze dei collaboratori”.

Dal 2008 ad oggi il Gruppo Aboca è passato da 300 a 2137 dipendenti. Una crescita sostenuta da una precisa strategia, come ha raccontato Antonio Guarrera (Head of human resources Aboca Group).

“Portiamo avanti il nostro schema valoriale: coerenza, umiltà e lavoro.

Abbiamo investito nel far conoscere la nostra azienda e la sua unicità, portando a bordo chi si riconosce in questi valori e nel nostro sogno.

Abbiamo sviluppato progetti per alloggi aziendali, promuoviamo l’assunzione dei familiari dei dipendenti, creiamo le condizioni per portare intere famiglie e le famiglie le sosteniamo con il Progetto Mandorlo: piantiamo un albero per ogni nato in azienda, diamo mille euro in welfare e una serie di prodotti di accompagnamento alle famiglie; consentiamo ai collaboratori un cambio di ruolo nel primo anno di vita del bambino.

Rendiamo i colleghi consapevoli di partecipare a un progetto preciso, che è quello di curare le persone”.

L’impresa deve poi saper guardare al domani e parte di questa sfida è gestire il passaggio generazionale.

Due le esperienze raccontate sul palco: Valentina e Attilio Zanetti,  quinta e quarta generazione dell’azienda leader nell’export di grana Padano, hanno raccontato il passaggio di testimone all’interno della famiglia.

Camillo Gardini di Agri2000 ha invece spiegato come ha scelto di lasciare la guida dell’impresa ai collaboratori più fidati, rinunciando a venderla ad investitori esteri per premiare chi ha scelto di sposarne il progetto.

“Nel caos generato da clima, mercati e tecnologie ci sono dei punti fermi: le persone, che sono al centro del presente e del futuro. Con questa edizione del Forum lo abbiamo ribadito ancora una volta – ha evidenziato Gianmaria Bettoni, presidente di Impresa Persona Agroalimentare, l’associazione organizzatrice del Forum – E’ stata una ventiduesima edizione ricca di contenuti: il caos c’è, ma una bussola esiste”.

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