I cappelletti romagnoli. Ecco come farli per il brodo di cappone di domani.

In questi giorni, un ricordo, entra di prepotenza nella mia mente.
Oggi, se parliamo di Natale, viene da pensare al poco denaro che circola nelle nostre tasche ai regali da fare ma, soprattutto, alle bollette da pagare.
Ed ecco che, la voglia di ritrovare il Natale della mia infanzia, suggerisce un incontro famigliare intorno ad una tavola ben apparecchiata dove il trionfo è dato dalla zuppiera fumante e dal profumo che esalano i cappelletti in brodo.
E’ la vigilia: le “azdore”, così si chiamavano le donne di casa, in realtà, le vere padrone della cucina, tiravano la sfoglia col matterello “e sciadur”, nella grande cucina che, in fondo, era tutto: la cucina, col camino che era quasi una stanza con le panche sui lati, dove spesso, noi bambini ci addormentavamo, il salotto, con le poltroncine di vimini ma, sopratutto, sala da pranzo con quel tavolo immenso dove si pranzava in tanti.
E le “azdore” erano lì, una accanto all’altra a tirare la sfoglia, facendo a gara a chi la faceva più rotonda.
La sfoglia rotonda, ha un suo perchè…la stesura della pasta è regolare, guardandola in trasparenza, non ci sono punti più spessi di altri, pur mantenendo la granulosità dell’impasto ed è perfetta per i cappelletti.
Il ripieno, o meglio il battuto “e batu” era preparato per tempo, fatto solo di parmigiano 36 mesi, uova e noce moscata, facendolo riposare perchè si amalgamassero i sapori.
Poi, toccava a noi bambini: su quadrati di sfoglia non troppo piccoli, veniva posto un poco del ripieno e noi piccoli li chiudevamo piegandoli a triangolo, girati sul dito e rialzandone la punta a mo’ di tesa di un cappellino, appunto.
Poi, si ponevano uno accanto all’altro come tanti piccoli soldatini a riposare, finchè non sarebbero stati immersi nel brodo rigorosamente di cappone.
Ecco che, dai miei ricordi, emerge quella che, tutt’oggi, resta un classico del pranzo di Natale: i cappelletti in brodo.

Per la sfoglia:
1 uovo a testa;
1 etto di farina.

Per il ripieno:
1 uovo per due persone e tanto parmigiano grattugiato quanto ne assorbe l’uovo per avere un ripieno abbastanza consistente;
Abbondante grattugiata di noce moscata perchè se ne senta il sapore.
Tirare la sfoglia il più sottile possibile. E’ un lavoro di pazienza ma non impossibile.
Tagliare la sfoglia a quadrati di 4 X 4 centimetri perchè il cappelletto romagnolo è buono abbastanza grande e porre al centro, la punta di un cucchiaino da tè di ripieno.
Chiudere a triangolo poi, girandolo attorno al dito indice, premere per chiudere le due punte laterali insieme ed infine, sollevare la coda e metterlo a “sedere” sul tavolo.
Cuocere nel brodo e lasciar bollire un poco, dopo che sono saliti a galla, poi, spegnere e lasciar riposare almeno mezz’ora, prima di servire.
I cappelletti così cotti, sono ottimi anche asciutti, conditi con un buon ragù alla bolognese.
Buon pranzo e Buon Natale a tutti voi!

Stefania Milani

cappelletti

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