Una cantina nascosta dei Colli Orientali scoperta per voi
Ronc (pronuncia con la “c” dura) in friulano è un nome che si trova in molti vini e in molte cantine, indica all’incirca la casa in collina di proprietà del vignaiolo, ma anche un viottolo chiuso da rovi e altri arbusti. Ci interessa di più nel nome dell’etichetta e della cantina il vocabolo “platât” che significa “nascosto”.
Ronc Platât è una cantina di recente fondazione, prima sognata e poi realizzata da Tommaso Zanuttini, cividalese, classe 1988, outsider enoico dalla storia inconsueta. Tommaso si è laureato in Giurisprudenza a Milano, ha fatto pratica in uno studio legale e poi ha deciso di seguire una vocazione diversa.
Ha preso qualche vigna in affitto tra Buttrio e Manzano e con l’appoggio di amici generosi e prestigiosi (Ronco del Gnemiz, Duo del Monte) ha fatto qualche bottiglia a carattere sperimentale. Il progetto si è poi sviluppato rapidamente: 6 ettari di vigna e cinque bianchi diversi, due da uve Friulano ‒ il Vigne Vecchie e il single vineyard Pavoni, due da Chardonnay, uno generico e uno a nome Case Sparse e una Ribolla Gialla.
Nel frattempo si è iscritto anche a Enologia e ha conseguito la seconda laurea.
E i rossi? L’azienda uscirà a breve con un merlot in purezza di singola vigna e un blend di merlot e refosco. Come i bianchi saranno vini sobri e di stile classico.
“Mi piace uno stile pulito, lineare, in cui concentrazione e freschezza siano in equilibrio. Uso legni francesi che in parte importo direttamente. Pressatura intera, vinificazioni in acciaio, lieviti neutri, affinamento sulle fecce in legno piccolo, malolattica gradita ma non indotta. Sobrietà e classicità di stile; ma anche intensità, verità e profondità”.
Il Friuli – le sue persone, i suoi luoghi, la sua cultura – raccontati in poche parole.
Questi vini saranno protagonisti alla Trattoria Ai Fiori di Trieste, con l’iniziativa Giovani Vignaioli sostenuta anche dal mensile QUBì diretto da Nicola Santini.
(photocredit Gemma Wine)
Friulana di nascita, triestina di adozione. Quanto basta per conoscere da vicino la realtà di una regione dal nome doppio, Friuli e Venezia Giulia. Di un’età tale da poter considerare la cucina della memoria come la cucina concreta della sua infanzia, ma curiosa quanto basta per lasciarsi affascinare da tutte le nuove proposte gourmettare. Studi di
filosofia e di storia l’hanno spinta all’approfondimento e della divulgazione. Lettrice accanita quanto basta da scoprire nei libri la seduzione di piatti e ricette. Infine ha deciso di fare un giornale che racconti quello che a lei piacerebbe leggere. Così è nato q.b. Quanto basta, appunto.