Impressioni sulla Bulgaria

Bisognerebbe aggiornarsi un po’ sulla Bulgaria, ma laggiù hanno davvero rivoluzionato in modo qualitativo l’enologia locale, grazie anche all’impegno dell’ex re Simeone, tornato in patria come normale cittadino per impegnarsi nella direzione politica del Paese secondo le regole della democrazia e rinunciando a rivendicare possedimenti confiscati, titoli e privilegi.

Nonna italiana, eh? Buon sangue non poteva mentire. In questo collage d’impressioni diverse (non solo enologiche) di ritorno dalla Bulgaria nel 2012, il nostro Mariusz Kapczyński non dimenticava infatti qualcos’altro d’italiano che sta fermentando laggiù, la cantina Edoardo Miroglio, un moderno investimento dell’imprenditore italiano che possiede anche la Tenuta Carretta in Piemonte. Anche qui buon sangue non mente. Ho avuto modo di constatare anch’io di persona i suoi vini, di ricevere in Polonia un listino con l’offerta completa, perciò concordo con il mio amico Kapka nel consigliarli agli altri enoappassionati, anche italiani. Vi lascio dunque alla lettura del bel pezzo, il primo dei due che vi ho tradotto per gentile concessione della rivista specializzata Rynki Alkoholowe. L’articolo è comparso in seguito anche su Vinisfera.pl. Le foto sono tutte dell’autore, protette da copyright.

Il traduttore: Mario Crosta

Impressioni sulla Bulgaria

Ecco un collage d’impressioni diverse (non solo enologiche) di ritorno dalla Bulgaria

La modernità anche in Bulgaria durante Vinaria – Foto dell’autore ©

Vinaria

Uno dei modi di promuovere e attivare il mercato è quello di organizzare concorsi vinicoli e fiere. L’evento più importante della Bulgaria è la fiera Vinaria a Plovdiv. Quest’anno la sua ventesima edizione si è tenuta dal 15 al 18 marzo. In questa occasione si è riattivato il concorso per, vini, liquori e brandy. I primi concorsi professionali sono stati organizzati nel 1962 a Sofia, poi si sono succedute altre edizioni in diverse città, sotto l’egida e secondo le norme dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino).

Quest’anno il concorso si è tenuto dal 20 al 26 febbraio. A questa modesta iniziativa, oltre agli esperti locali e ai produttori di vino sono intervenuti anche giornalisti e sommelier di Svizzera, Germania e Italia. L’evento è stato organizzato con competenza: quattro commissioni hanno valutato i vini secondo i canoni professionali e le apparecchiature elettroniche, cosa che ha facilitato notevolmente la valutazione e l’assegnazione dei punteggi. Oltre ai vini bulgari (che hanno decisamente dominato in quantità), abbiamo valutato anche vini di Francia, Slovacchia, Romania e Moldavia. In totale sono stati analizzati 253 campioni di vino, 54 di liquori e 8 di brandy. Molti dei vini in concorso erano troppo giovani, ancora un po’ “grezzi”, ma non c’è stato nessun problema nel notare il buon potenziale dell’annata 2011.

Lo stesso complesso fieristico in cui si è svolto il concorso merita il riconoscimento sia per le dimensioni sia per le infrastrutture davvero ben preparate a organizzare grandi fiere ed eventi di ogni genere. La stessa città di Plovdiv, che ospita Vinaria, sorprende (soprattutto il centro storico) per la tranquillità, i monumenti, l’architettura, il clima, il numero dei musei e delle gallerie.

foto dell’autore ©

Terra di vino (ma non solo)

Anche se ai nostri occhi la Bulgaria è appare come un tipico paese vinicolo, dovremmo però correggere un po’ questa definizione. Oltre al vino, infatti, laggiù si beve una marea di liquori, il cui consumo è fortemente tipizzato nelle abitudini culinarie e conviviali del paese. Qualche anno fa, le statistiche dicevano che ogni anno i bulgari bevevano quasi 90 milioni di bottiglie di liquori, ma di vino soltanto 28 milioni. La tradizione del consumo di liquori è così forte che le cene e le feste in cui sono stati presentati i vini iniziavano con bicchieri di superalcolici locali.

La cordialità dell’incontro era sottolineata inoltre dalla completa libertà di fumare, senz’alcuna restrizione. Finora i bulgari non stanno applicando per niente le restrizioni comunitarie in materia. Alcuni amici mi hanno riferito che ancora 2 o 3 anni fa avveniva anche nei concorsi enologici locali, nessuno si è preoccupato di dettagli come il fumo delle sigarette e i giudici fumavano allegramente ai banchi di degustazione. In ogni caso, le degustazioni e le feste con i Bulgari sono un vero piacere, è gente ospitale, accogliente e gentilissima.

Competitività

La diversificazione su vasta scala della produzione di vino bulgara consente di ottenere prezzi relativamente bassi e attualmente competitivi. Tuttavia è difficile parlare di uno stile, in quanto il contenuto delle bottiglie sembra spesso casuale e lascia molto a desiderare. Per i bulgari siamo ancora uno dei mercati più importanti dell’export. Nel 2011, in Polonia abbiamo acquistato circa 11 milioni di litri di vino bulgaro. In generale, la maggior parte della produzione locale viene esportata: i suoi mercati principali sono la Russia, la Polonia, la Germania, l’Inghilterra, il Giappone, la Scandinavia. La situazione vinicola della Bulgaria ricorda un po’ la Moldova.

C’è potenziale, molta produzione, ma qua e là si nota ancora il retaggio mentale del periodo comunista e la conseguente impotenza in fatto di direzione del cambiamento. Nonostante questa particolare arretratezza, i consumatori di vino in Polonia guardano con interesse da quella parte. A volte motivati dalla nostalgia per il vino “che si beveva una volta“, il vino “da cui si è cominciato” o il vino “conosciuto in vacanza”.

Per quanto riguarda il vino bulgaro, si può dire che in Polonia ha dominato a lungo (e domina) la costante amabile e abboccata. I primi vini che testimoniavano un cambiamento si sono mostrati negli ultimi dieci anni. Il primo “scossone” in proposito, quello che mi ricordo, era il vino “Blueridge” del Domain Boyar, economico e di buon taglio, semplice, ma modernamente molto fruttato, utilizzando con buonsenso botti e chips di rovere. Il fatto è che in Bulgaria molte cose sono cambiate e stanno continuamente cambiando. Ci sono investimenti importanti, capitali in movimento per attrezzature, tecnologie ed esperti stranieri in grado di utilizzarle. Ci si rivolge ai migliori, basti ricordare la cantina Telish, cui fa da consulente il famigerato Michel Rolland.

Foto dell’autore ©

Possibilità (in)utilizzate

Ma la Bulgaria potrebbe a suo tempo proporre quello stile che oggi noi associamo con il Nuovo Mondo: vini accessibili nello stile e nei prezzi in versione monovitigno da varietà internazionali e locali. Se avessero adottato questa strategia poco più di un decennio fa, avrebbero potuto competere in quel settore del vino in cui si è così fortemente radicato il Nuovo mondo? La Bulgaria ne aveva la possibilità, favorita dal fatto che aveva cominciato a mettere ordine nelle questioni formali. Nel 2001 aveva introdotto i primi regolamenti relativi alle indicazioni d’origine geografica e qualitativa (i cosiddetti kontroliran).

Dopo l’adesione della Bulgaria all’Unione europea, questa ha approvato solo due regioni, la settentrionale Pianura del Danubio e la meridionale Pianura della Tracia. Più tardi sono state specificate 44 denominazioni per i vini di qualità, che stanno costruendosi una posizione soltanto adesso, ma stanno mettendo in ordine più le questioni geografiche di quelle qualitative. È la giovane generazione dei viticoltori e degli enologi che cambia molto: sono più flessibili, aperti, raccolgono volentieri le esperienze provenienti da diverse parti del mondo e sono capaci di inserirle nella loro terra.

Essi sanno che in vigna bisogna lavorare sodo, prendersi cura delle uve e del loro stato di salute, benessere e maturazione. Vedono quanto è importante una stretta collaborazione tra i coltivatori ed enologi. Una volta si preoccupavano di raccogliere le uve il più rapidamente possibile per incassarne in fretta i proventi, ma anche per proteggersi da un eventuale peggioramento del tempo e dalla conseguente riduzione del raccolto. Qua e là prevale ancora questa radicata mentalità dei grandi kombinat enologici, cooperative di produzione e fabbricazione molto sofisticata. Dopo il comunismo, una parte di queste cantine “popolari” è fallita o è diventata di proprietà privata.

La tendenza enologica principale è stata fino a ora determinata da aziende di parecchie centinaia di ettari, le cui cantine hanno stabilito contratti con centinaia di produttori da cui acquistano le uve. Non si può evitare di pensare che queste aziende abbiano accaparrato, nel periodo di transizione politica, terreni a buon mercato e con transazioni veloci impostate per “provare subito a investire velocemente e a guadagnare ancora più rapidamente con la produzione di vino a buon mercato”.

Niente di strano che, per esempio, si mettano a dimora nuovi grandi vigneti nuovi non necessariamente adatti in quanto a microclima, terreno, posizione geografica, eccetera. Allora era tutto semplice: si sapeva che al top c’erano Chardonnay e Merlot, perciò è semplicemente questo che si è piantato nei terreni acquistati. A favorire questi investimenti sono stati inoltre i contributi e le sovvenzioni in arrivo dall’Unione Europea dopo l’accesso della Bulgaria nel 2007.

Constantine Stoev e Natalia Gadjeva, titolari della piccola cantina Dragomir foto dell’autore ©

Dragomir e gli altri

Diamo un’occhiata ad alcuni produttori esemplari. Dragomir è una piccola azienda tipicamente famigliare che opera sul mercato da 5 anni. È gestita da due esperti enologi: Natalia Gadjeva e Constantin Stoev. Stanno fortemente cercando di colmare il divario tra le tendenze mondiali e la vitivinicoltura bulgara. Nelle vigne da cui acquistano le uve (non hanno vigneti propri), oltre ai classici vitigni Merlot e Cabernet hanno Rubin e Tempranillo. I vini sono freschi, moderni e puliti. Si tratta di una piccola azienda, ma efficiente e gestita in modo professionale. Constantin ha recentemente lavorato per la famosa e fiorente azienda Katarzyna Estate, ma recentemente si è “messo in proprio”. Natalia aveva guidato l’associazione degli enologi bulgari, sa che cosa bolle in pentola nel settore.

La loro azienda è situata entro il perimetro di Plovdiv. Producono circa 60.000 bottiglie l’anno. Hanno buone idee e un marketing efficace, cosa che in Bulgaria non è poi così ovvia. Queste persone sono la generazione che sa prendersi cura dell’immagine e dell’adeguata promozione dei vini. Tra i vini richiede attenzione il solido Pitos 2008, basato su Merlot e Cabernet: vispo (marasca), un po’ cantinoso e fumé, di stile moderno. Interessante e gustoso il Rubin 2010: è concentrato, con l’intensità di tabacco, caffè e mirtillo. Vini base decenti sono quelli della linea “Karizma”.

Una sorta di curiosità e stravaganza è il Mavrud vendemmia tardiva 2009, con un tenore alcoolico del 18%, uve raccolte il 20 novembre. C’è un sacco di zucchero, ma anche un sacco di acidità, è un vino denso, liquoroso e ricco di confetture, cupo, molto atipico. All’estremità opposta c’è la cantina Todoroff. La visita ha scatenato una discussione. I pareri sullo stile sono stati discordi. Ammetto di essere stato nel gruppo più scettico. Questi vini mi sono sembrati fortemente villici, austeri, con un’enorme quantità di tannini, amarezza, rusticità. La cantina Todoroff si trova nel villaggio di Brestovitza. Il proprietario è un famoso musicista. Qui si basano su versioni in purezza di tre varietà: Merlot, Cabernet Sauvignon e Mavrud.

La linea di base, “Boutique” comprende vini dal tenore alcolico elevato, speziati, tannici, leggermente brucianti, cantinosi. La linea intermedia, “Galleria” (maturazione da 4 a 6 mesi in botte) comprende vini un po’ più puliti, ma colpisce ancora per il tenore alcoolico elevato, l’atmosfera rustica, la terrosità: fra i tre vini è stato il Mavrud quello che mi ha maggiormente convinto. La linea di maggior livello è la “Teres”, con i vini selezionati; ho bevuto le riserve speciali di Merlot e Cabernet Sauvignon, entrambe del 2007: vini dal fruttato caldo, leggermente ossidato, con oltre il 14% di alcol. Il più interessante è stato il Cabernet: intenso, con un calore invitante e la dolcezza del fruttato. Vino morbido ed evoluto, il più pulito, anche molto focoso. In luogo lo si paga quasi 32 €…

La moderna cantina di Eduardo Miroglio in Bulgaria – foto dell’autore ©

Dall’Italia

Fa un’impressione completamente diversa la cantina Edoardo Miroglio, che si trova vicino a Sliven. Si tratta di un investimento davvero moderno, un’isola di modernizzazione in un mare di vigneti. Il proprietario è un imprenditore italiano che ha un vigneto anche in Piemonte (Tenuta Carretta). I suoi vini sono coerenti e omogenei: molto gustosi e rinfrescanti i vini spumanti, un piacevole bianco e un rosso di carattere. Ho iniziato la degustazione basandomi sul Chardonnay Blanc de Blanc 2008: bello, pulito, cremoso, sa di pane e di frutta, una bella frecciata di fruttato. Un vino gustoso per 10 €. Quindi c’è stato il rinfrescante Sauvignon Blanc 2011, vivace, floreale, sa di ananas e mela, solidamente fatto. In bocca è croccante, leggermente erbaceo, sottile, con accenni di spezie.

Rinfrescante e pulito. Alla stessa maniera l’Elenovo Chardonnay 2010 (“Elenovo” è una linea di riserve speciali): panna, pera, fatto senza esagerazione, però si sente una leggera dolcezza, rimane fresco e gustoso. Un vino di successo. Vale la pena di provare il Bouquet 2011 (Mavrud e Pinot Nero). Vino intenso, pieno e generoso. Dominato da note di tabacco, ciliegie, prugne. Semplice, fruttato e leggermente fumé. Prezzo 5 €. L’Eleonovo Mavrud 2009 è un’espressione di prugne e spezie, pepe e bacche di ginepro. Vino pulito e di buon nerbo. Di buona acidità, con tannini piacevoli, speziato, con un tocco di erbe officinali e cioccolato (8 €). Il Cabernet Franc 2009 è bello, pulito, elegantemente equilibrato, piccante. Espressivo, speziato, silvestre, grafitico. Mostra uno stile molto piacevole, è fruttato e ha carattere. Equilibrato e bilanciato come il Mavrud: espressivo, ma senza aggressività. Prezzo: 8 €. A Stara Zagora, a circa 50 chilometri dalla Miroglio, si trova Angelus Estate, un grosso investimento.

I proprietari, magnati dell’industria del pollame, hanno investito in questa moderna cantina (ordinando pure più di 1.000 botti nuove). Per ora, qui nascono solo due vini (vinificati del resto nella relativamente vicina cantina Miroglio): un vino di base, lo Stallion Classic, e un vino di livello più elevato, lo Stallion Reserva. Sono carnosi, fruttati, maturati in botte: si può discutere il loro stile, ma la qualità della lavorazione e l’approccio tecnico sono senza difetti. Ho bevuto tutt’e due i vini dalla vendemmia 2010, realizzati con un taglio delle stesse varietà: Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Lo Stallion Classic (15 euro) matura per un anno in vecchie botti. È acidulo, erbaceo, moderno, sa di sottobosco e frutti di bosco. Lo Stallion Reserva (un anno in botti nuove) ha molto tannino, legno, è una bomba di confetture di frutta (ciliegia, mora, gelso). Questo vino è denso, succoso e pulito, ma non ha finezza, ha un po’ troppo di tutto, è anche un po’ troppo stanchevole.

Ritorno

Stanno avvenendo dei cambiamenti. Anche se sono numerosi e a volte intriganti, oggi mi è difficile definire la Bulgaria enologica. È “indecisa”, poco efficace nella promozione, un po’ senza un’idea di cosa e di come vuole mostrarsi al mondo. Contesa tra il vecchio stile del prodotto di massa e i vini molto moderni (non certo a buon mercato), come ce ne sono tanti al mondo. Credo che questo Paese troverà il suo filo conduttore. Credo nel suo ritorno moderno e creativo nel mercato polacco.

 

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