Giuseppe Pitrè, famoso studioso di tradizioni popolari, nel suo libro “proverbi siciliani” annotava che un’antica usanza popolare proibiva il consumo di pane e pasta, a Palermo, nel giorno del 13 Dicembre.
In effetti esiste una leggenda che racconta come, molti secoli fa, in Sicilia scoppiò una grande carestia a seguito della quale la gente moriva letteralmente di fame.
Ovunque si innalzavano preghiere e invocazioni per un aiuto divino e proprio il giorno di Santa Lucia , il 13 Dicembre, giunse a Palermo una nave carica di grano che fu presa immediatamente d’assalto dalla popolazione affamata.
La gente, per non perdere altro tempo per macinarlo e trasformarlo in farina e poi in pane o pasta, lo cucinò così com’era.
Da allora, in segno di riconoscenza, il giorno di Santa Lucia, ritenuta l’artefice del miracolo, il 13 Dicembre in Sicilia, non si mangiano pane e pasta ma “si cuccìa” (dal verbo “cucciari” derivato da “còcciu” cosa piccola, chicco).
“Santa Lucia pani vurria, pani nun n’haiu, accussì mi staiu”
(Santa Lucia vorrei del pane, ma pane non ho, così mi sto – resto digiuno).
La tradizione è poi rimasta fino ai nostri giorni espandendosi in tutta l’isola, sopra tutto nel siracusano dove Santa Lucia, patrona della città di Siracusa e protettrice dei non vedenti, viene ancora oggi omaggiata con una grossa e seguita festa che coinvolge non solo l’intera città ma si apre ad un concorso internazionale per la scelta della ragazza che impersona la Santa nella tradizionale processione.
Non è comunque un giorno di magro o di digiuno, come si potrebbe pensare. Tutt’altro.
La tradizione impone di non mangiare il pane o la pasta ma l’arricchimento del grano della cuccìa e l’accostamento con altri ingredienti, oltre al consumo di panelle, arancine e dolci in genere, purchè non lievitati o prodotti con farina di frumento, rende questa giornata e le tavole imbandite per la festa, molto carica e ricca.
Ingredienti per la cuccìa
500 grammi di frumento tenero (in Sicilia si coltiva ancora la “timilia”)
Un pizzico di sale (se di Mozia o di Trapani è meglio)
1,5 chili di ricotta di pecora freschissima
450 grammi di zucchero semolato
300 grammi di capello d’angelo (per la ricetta vedere più sotto)
150 grammi di cioccolato fondente a gocce o a pezzettini (ottimo il cioccolato di Modica)
Granella di pistacchio (se di Bronte è decisamente meglio)
Cannella in polvere q.b.
Procedimento per il frumento:
Si mette a bagno il frumento, in acqua, tre giorni prima della preparazione della cuccia, cambiando l’acqua ogni giorno.
Al terzo giorno, prima di cucinarlo, scolarlo e metterlo in un tegame ricoprendolo d’acqua e aggiungendo un pizzico di sale.
Si prepara quindi il capello d’angelo che prevede questi ingredienti:
6 uova freschissime (possibilmente da galline felici)
100 gr di zucchero semolato
100 gr di miele di zagara o di acacia
70 gr di mandorle sgusciate e spellate (ottime le mandorle della Val di Noto)
30 gr di strutto di maiale
Sbattere le uova e friggerle con lo strutto in sfoglie sottilissime.
Devono avere l’aspetto di una crepe.
Appena fredde, tagliarle a striscioline sottili e mescolarle allo zucchero e al miele precedentemente sciolti insieme.
Cospargere le striscioline di mandorle abbrustolite e tritate e tenere da parte.
A questo punto si procede alla cottura del frumento che tradizionalmente si deve protrarre per almeno 6 – 8 ore a fiamma bassissima, lasciando poi riposare il frumento cotto nella stessa acqua di cottura, coperto per tutta la notte.
Si prepara, quindi, la crema di ricotta in una ciotola abbastanza capiente dove si versa anche lo zucchero.
Si lavora il composto con la frusta e quando ha raggiunto la consistenza cremosa si lascia riposare per circa mezz’ora.
Si aggiunge il capello d’angelo tagliato e le gocce di cioccolato fondente.
Scolare bene il frumento, ormai freddo e aggiungerlo alla crema di ricotta, amalgamando i chicchi accuratamente e facendo attenzione a non rovinare troppo il capello d’angelo.
Servire nei piatti cospargendo il tutto di granella di pistacchio e di polvere di cannella.
Alcuni aggiungono anche alcuni canditi di buccia di arancio o di cedro ma lascio ai lettori eventuali scelte o variazioni sul tema, non conoscendo i gusti ed i palati.
Un sincero augurio a tutte le Lucia e buon appetito.
di Salvo Schiavone
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