In piena estate la doccia fredda dei dazi USA vs. UE
I paventati dazi al 30% dell’Amministrazione Trump rischiano di fare danni al comparto agroalimentare italiano. Per arginare le ripercussioni che ci saranno in Europa, se dal primo agosto questi andranno in vigore, molti Consorzi di Tutela del settore vino in Italia stanno cercando di mettere appunto delle strategie. L’Istituto Marchigiano Tutela Vini per esempio vota all’unanimità per lo stoccaggio del Verdicchio Castelli di Jesi DOC. La misura dello stoccaggio è prorogata fino al 30 giugno 2026 per salvaguardare la denominazione e il mercato.
Lo ha stabilito l’assemblea dei soci Imt (Istituto marchigiano di tutela vini) certi che le misure di contenimento dell’offerta diventino una strategia. La disponibilità di un prodotto genera infatti inevitabilmente un calo delle quotazioni in Italia e in Europa. Per il vino atto a divenire Verdicchio Castelli di Jesi DOC (resa massima pari a 140 quintali per ettaro) lo stoccaggio si attiverà a partire dai 110 quintali. La misura valida fino al 30 giugno del prossimo anno salvo mutate condizioni di mercato si lega ad una vendemmia che si preannuncia con volumi medio alti. Questo il tentativo di arginare i danni. L’anno scorso il Castelli di Jesi DOC aveva sorpassato con la quota export (51%) quella delle vendite in Italia anche se le destinazioni sono per il 76% europee e asiatiche con il Giappone in testa le spedizioni verso gli Stati Uniti rimangono importanti.
Il Consorzio Vini d’Abruzzo
Altra risposta la dà il Consorzio Vini d’Abruzzo che grida al rischio altissimo per tutta l’economia regionale. Alessandro Nicodemi presidente del Consorzio abruzzese nel commentare l’annuncio del presidente degli USA Donald Trump di introdurre dazi al 30% già il 1° agosto esprime sbigottito la sua sorpresa. Era convinto che i dazi sarebbero stati al massimo del 15%, in questo modo a suo dire si tratta di un vero e proprio embargo. Il Montepulciano d’Abruzzo ha un prezzo di vendita di 15/20 dollari a bottiglia, un vino pop per questo motivo ricercato e diffuso che una tassazione così alta rischia solo di danneggiare.
Gli Stati Uniti sono il primo mercato nelle esportazioni del vino d’Abruzzo che quindi rimarrebbe un mercato difficile da rimpiazzare. La posta in gioco è molto alta e non solo per il vino. D’altra parte delocalizzare la produzione negli Stati Uniti come invita a fare Trump per avere in cambio una rivisitazione dei dazi è inconcepibile. Il settore alimentare che produce seguendo i disciplinari DOP e IGP è ovvio che non può spostare la produzione altrove. Purtroppo questo concetto è alieno alla politica statunitense che non conosce la storia, la terra, la tradizione che sono la matrice dei nostri prodotti. I nostri disciplinari di produzione sono la garanzia del prodotto stesso, che trascina con se usanze e metodologie antiche che sono esse stesse sinonimo di qualità altissima.
Le preoccupazioni di Federdoc
Anche Federdoc esprime forte preoccupazione per i dazi USA sui vini a denominazione di origine. Si tratta di prodotti di eccellenza che rappresentano l’identità e la cultura dei nostri territori. Il mercato statunitense costituisce uno dei più importanti e strategici sbocchi per le esportazioni italiane di vino con un valore che nel 2024 ha superato i 2 miliardi di euro. I nostri prodotti sono un patrimonio culturale e ambientale che valorizza l’immagine dell’Italia intera nel mondo. Sono essi stessi gli ambasciatori del bel paese che produce qualità.
Gli ordinativi si registrano già in calo da parte degli importatori statunitensi e le tariffe non sono ancora entrate in vigore. Entro il primo agosto tutto può cambiare conoscendo il comportamento del presidente americano che spesso fa retromarcia dalle sue affermazioni. Il rapporto con gli USA non è legato ad una scelta politica né specificatamente a Donald Trump essendo Europa e USA due facce dell’Occidente. Il pensiero di sostituire gli USA con la Cina è errato come affermato da Antonio Tajani vice premier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Le speranze di un accordo
L’imprenditore veneto Sandro Bottega, tra i principali produttori di Prosecco si aggrappa alla speranza che almeno i dazi attraggano più turisti americani in Europa e in Italia in particolare. Al contrario i prodotti americani prevede che difficilmente saranno richiesti in Europa. Ancora si spera in un accordo con gli Stati Uniti che se dovesse sfumare vedrà la messa in campo di misure adeguate da parte del vecchio continente.
Il calo dei consumi e delle esportazioni penalizza non solo il vino tricolore ma quello di tutti i principali Paesi produttori. E’ quindi fondamentale prendere atto di come lo scenario della domanda sia mutato, una vera doccia fredda dopo anni di crescita e dopo l’accelerazione delle spedizioni in questi ultimi mesi. Il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi sprona a guardare ai fatti e alle nuove condizioni di mercato. Dobbiamo cercare di salvaguardare un asset che con un attivo di 7,5 miliardi di euro è da tempo sul podio tra i comparti tricolori della bilancia commerciale con l’estero.



