La pizza di Briatore, quanto è buono il pane carasau e lo spaghetto al pomodoro che costa di più

La pizza di Briatore, quanto è buono il pane carasau e lo spaghetto al pomodoro che costa di più

di Giustino Catalano

 

Vi piace il pane Carasau? L’avete mai provato dai pastori appena bagnato come una frisellina con sopra fette di pomodoro e formaggio pecorino ancora fresco?

No?… che vi siete persi!!!

Pane carasau con pomodoro e mozzarella – photocredit Lo Spicchio D’Aglio

E steso su una teglia con sopra del buon passato di pomodoro e le fette di mozzarella o formaggio per poi ripassarlo in forno? Nemmeno?

Beh! Se non lo avete fatto è il caso lo facciate alla prima utile. Ne vale la pena.

È buonissimo, anzi come direbbe quella bella pazzerella di mia figlia Greta, è “buonerrimo”.

Ma cosa c’entra con la pizza di Briatore?

Per quel che mi riguarda c’entra. La prima volta che l’ho vista ho detto “ohhh, il pane carasau con pomodoro e formaggio!!!”. Poi ho letto “Crazy Pizza” e lì mi sono incuriosito.

Siamo a Milano e Londra magari hanno pensato di portare un pane carasau condito che ci sta anche come idea nuova in delle città così briose e vive dove nel caso di Milano, ricordiamolo, risiede il 10% della popolazione italiana!

Di Londra come città e dimensioni è superfluo anche parlarne.

Ma no. L’imprenditore, che ignoravo fosse il buon Briatore aveva pensato proprio alla pizza.

Sono giorni che divampa un’accesa polemica attorno al costo della pizza di Crazy Pizza e francamente la trovo una polemica inutile e peraltro priva di senso.

La margherita può costare 14 euro? Certo! Anzi, anche di più.

Crazy Pizza – scontrino . Photocredit Marco Quintili

Se adoperi una farina da 45/50 euro al sacco, un pomodoro pelato da 6 euro al kg (esistono, esistono) un fiordilatte da 7,50 al kg, un extravergine da 30 al litro, del parmigiano reggiano di selezione, hai il locale in una zona centrale di una grande città, con affitti stellari, bollette in grande rialzo e personale inquadrato per Legge allora forse i 14 euro sono anche pochi.

 

Antica Pizzeria Ciro dal 1923 – La Margherita di Giorgio

E poi diciamocelo. Non è mica l’unico. Scatti di Gusto in queste ora ha indicato Ciro Oliva di Concettina ai Tre Santi alla Sanità di Napoli con una Margherita a 12 euro ed a questi si può aggiungere Giorgio Moffa della centenaria Antica Pizzeria Ciro dal 1923 a Gaeta dove compare la “Margherita di Giorgio” a 10 euro con su il San Marzano DOP, 4 mezzi pomodori pelati di “Orto dei Miri” (i pomodori di cui dicevo prima), il fiordilatte di Fior d’Agerola e il parmigiano reggiano di vacche rosse con l’olio pluripremiato di Cosmo di Russo. E mica sono gli unici! In Veneto le margherite hanno costi oscillanti dai 10 ai 15 senza difficoltà alcuna e in Piemonte non sono da meno anche con panetti da 180 grammi anziché da 240-260 grammi come a Napoli.

Concettina ai Tre Santi – costo Margherita. Photocredit Scatti di Gusto

A questo si aggiunga che gli chef stellati tra una consulenza e l’altra a pizzaioli si dilettano in esercizi gastronomici afferenti alla pizza, divertenti, gustosi, nuovi e dissacranti.

Carlo Cracco – Margherita

Si pensi alla margherita di Carlo Cracco o la Pizza al Contrario della brava Rosanna Marziale entrambe le proposte a 22 euro.

Rosanna Marziale – Pizza al contrario

Nonostante questo fossi nei pizzaioli che hanno alzato una levata di scudi mi manterrei più con un profilo basso visto che effettivamente a 4 o 5 euro la margherita non si può tenere senza “sfuggire” a qualche onere di Legge o lavorare a carattere familiare senza prendersi uno stipendio o una paga che possa essere degna di definirsi tale.

È chiaro che i costi di gestione di una piccola bottega a Napoli non sono gli stessi che si possono registrare a Londra, Milano o Roma. E di questo dovrebbe tener conto anche Briatore che nella spocchia del “sono prenotato e full fino a fine agosto” omette di dire che a Londra è in perdita di 1 milione di euro all’anno e che è tanto criticata per i prezzi praticati.

Di mille osservazioni che si potevano evitare anche quella dell’aspetto non è mancata. “Ma è pizza quella?”, “Non la chiamate margherita per favore!!!”, e così via. E il grave è che mentre ci veniva dato dei poveracci e ignoranti anche le Associazioni non mancavano di fare da sponda a queste sciocchezze e ovviamente fiorivano qui e là i vari inviti da parte di pizzaioli come se Flavio Briatore li tenesse minimamente in considerazione.

Del resto l’aspetto della pizza, e lo dice un napoletano doc del cuore di Napoli (i Miracoli), non ha nessun canone prestabilito. A Napoli è diventata qualcosa che residua solo in alcune pizzerie del centro storico e tradizionaliste avendo anche quella della tradizione (bassa, sottile, morbida e con cornicione appena accennato) subito numerose virate e aggiornamenti.

Se andate a Nuova Dehli in India o Islamabad in Pakistan chiameranno pizza un impasto di acqua e farina cotto in un forno Tandoori (appiccicato all’interno del forno a voler essere precisi) e poi farcito fuori con ogni cosa. La chiamano pizza (questa la corretta traduzione) da almeno 3000 anni e non da 300 come facciamo noi a Napoli.

Piuttosto una riflessione andrebbe fatta sul costo che si pratica. Come si fa a vendere 1 margherita + 8 frittelline + porzione di patatine + una coca cola grande oppure 4 margherite + 4 crocchè a 10 euro? E potrei continuare per righe e righe. Ma davvero la domanda è: “cosa ci mettete dentro?” o in alternativa “cosa non fate che dovreste fare?”.

E vale a poco fare il ragionamento io mantengo i prezzi anticrisi perché gli altri non lo fanno e tu i prodotti li compri da altri non li autoproduci!!!!

Federconsumatori ha determinato il prezzo medio di un piatto di italianissimi Spaghetti al pomodoro. 9 euro. Che potrebbe voler dire 12 euro a Trieste e 6 a Pantelleria per fare un esempio.

Ora qualcuno mi spieghi perché 80 grammi di pasta al pomodoro fresco può costare 9 euro (diciamo anche 6 va!!) e la margherita che ha in più la lavorazione di tutta la materia prima e il fiordilatte invece non dovrebbe superare i 6.

Questa considerazione non l’ha fatta nessuno e quando dico che a 6 euro una margherita con grande materia prima è poco mi si guarda con il terrore di chi sa che perderà clienti.

Però i clienti sono gli stessi che se sono a Roma lo sfizio di farsi la foto con lo scontrino di Crazy Pizza se lo fanno passare (e non alludo agli scontrini degli amici postati qui).

Briatore questo lo sa. Sa che lui vende perché chi va da lui lo fa per dire che è stato da Crazy Pizza, il locale di Briatore e non perché gli piace la pizza.

Lo sa da quando ha lanciato Autogrill con i suoi terribili panini, con il mitico “Apollo” il primo panino dove mangi una cotoletta che non è una cotoletta e lo paghi quanto uno con una vera cotoletta.

Lo sa perché sulla pagina di Milano (ITALIA) fa la comunicazione in un buon inglese e quasi mai in italiano e, nonostante ciò, ci sono quelli che ci vanno.

Lo sa perché mentre parla dei pizzaioli e delle margherite a 4 euro vende il patanegra a 39 (ossia a 13 di food cost… e che ci metti nel piatto a Flà??? 20 grammi di patanegra decente?).

Insomma vince lui con la sua Pizza e tutti a lamentarsi eccetto i pastori sardi che gli hanno scippato il pane carasau condito con pomodoro e mozzarella e lo vendono a 14 euro pure.

A chent’annos!

 

di Giustino Catalano

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