La “riviera” del Monferrato

Conosco emigranti che si sono sobbarcati 1.500 chilometri d’auto viaggiando di notte per le strade di mezza Europa pur di fare una capatina in uno dei posti più tranquilli del mondo, a pochi passi da Torino, per godersi, oltre la pace, le specialità enogastronomiche più ambite e ritornarsene poi satolli oltre le Alpi a rituffarsi nel lavoro e nella nostalgia. Senza di queste pazzie la vita lassù nell’Europa del centro e del nord è senz’alcun dubbio grama, ma dev’essere ancora più ingrata per chi abita invece a poca distanza da queste isole del buon vivere e non ne approfitta nemmeno, rivolgendo magari la propria attenzione più spesso ai fondali del Mar Rosso con gli squali in agguato oppure alle calienti spiagge cubane e brasiliane, con la garanzia del furtivo svuotamento delle proprie valigie in aeroporto.

Niente di tutto questo nel Monferrato, che è una meta di villeggiatura di elevatissima qualità, dove c’è tutto ciò che può soddisfare la mente, lo spirito e i sensi, dolcemente solleticati da paesaggi di una bellezza bucolica affascinante e da un corollario di monumenti architettonici, abbazie, ameni paesini abbarbicati sulle colline, feste e sagre in allegria oltre, naturalmente, alla buona tavola. In questa zona si producono i due terzi del vino dell’intero Piemonte, con 120.000 vigne e 70.000 vignaioli, circa 80 milioni di bottiglie l’anno di ottimi vini, tra cui Barbera, Grignolino, Freisa, Ruché, Asti e Malvasia spumante.

Per visitare la zona più vicina a Torino, lasciata l’autostrada a Chivasso in direzione Asti, si superano le boscaglie e le tortuosità amate dai ciclisti e ci si inerpica in un mondo che appare impervio e selvaggio. Si tratta della barriera delle alte colline di Chieri che ripara dai venti settentrionali i bricchi del Basso Monferrato astigiano, con le vigne esposte a mezzogiorno, poste su fianchi molto scoscesi, sempre al di sopra del livello delle brine e delle nebbie. ll caldo e il freddo da queste parti non sono mai eccessivi, tanto che s’incontrano anche le palme e gli ulivi, proprio come in Riviera.

E ”riviera” del Monferrato è appunto il titolo assegnato nell’ottocento a Cocconato, un paese privilegiato dalla posizione, dal clima e dal panorama, arroccato a quasi 500 metri d’altezza dopo una lunga salita panoramica fra prati, boschi e vigne. Il centro del paese è molto bello in ogni angolo, fra le piazzette e le viuzze acciottolate che salgono fra case molto antiche con le ringhiere di ferro e ghisa, i portoncini di legno scolpito, i tetti dai coppi rossi e i balconcini fioriti fino al palazzo comunale in stile gotico con le piccole botteghe artigiane in cortile e ancora più su, fino al belvedere da cui si gode uno dei più estesi orizzonti di tutto il Piemonte, dominato dalla torre del X secolo che abbraccia colline, paesi e castelli all’infinito.

Si respira l’aria di altri tempi, la vita scorre tranquilla, la sera è il posto ideale per passeggiate romantiche e riposanti in paese, d’estate anche fra musica e attrazioni, mentre di giorno si possono acquistare, per esempio, i salami al tartufo (il 70% della produzione nazionale di questo pregiato tubero è monferrina), i formaggi affogati nel vino e altre sopraffine leccornie. Tappe enogastronomiche d’obbligo al ristorante del pittoresco albergo Cannon d’Oro in piazza Cavour, detta ancora ”ponte” perché c’era il ponte levatoio (tel. 0141.907794 e tel/fax 0141.907024) e alla Cascina Rosengana (tel. 0141.907857 e fax 0141.907914) in via Liprandi sulla strada per Casale, un agriturismo con alloggio sopra un poggio panoramico appena fuori dal paese, subito prima della Conbipel. La Conbipel (tel. 0141.601111), in piena campagna sopra una bella altura circondata di vigneti, è la più grande azienda italiana specializzata all’origine in pellicce e pelletteria, ma con una produzione che oggi comprende anche capi d’abbigliamento.

Poco più oltre si trova la solitaria chiesetta della Madonna della Neve e si svolta a sinistra per Casale, verso la valle e la stazione, incontrando subito le Cantine Bava, ovvero: vino e cultura. Le Cantine Bava (tel. 0141.907083 e fax 0141.907085) valgono anche da sole il viaggio. L’enoteca è aperta tutto l’anno per degustazioni e acquisti dei vini pregiati provenienti dalle numerose cascine di proprietà in Monferrato e nelle Langhe (per visite di gruppo e degustazioni guidate è meglio telefonare), ma soprattutto è un centro culturale notevole e vi si tengono anche dei corsi di degustazione del cioccolato e dei seminari sui vini da messa.

La filosofia dei Bava è quella di produrre le uve migliori possibili e di accompagnarne la vinificazione con la massima delicatezza, cercando in cantina di perdere il meno possibile delle caratteristiche organolettiche naturali e qualificando dunque i propri vini come espressione del territorio, anzi in simbiosi con esso, com’è nel carattere della loro famiglia da parecchie generazioni che ho cercato di testimoniare alla TV polacca quando ci siamo stati per tre giorni.

Perciò fanno molta promozione culturale. Da loro si trova tutta una serie di libri e di pubblicazioni molto utili per le escursioni anche negli altri comuni della Comunità Collinare Unione Versa Astigiano, oltre all’offerta di una delle più vaste gamme di vini dai vigneti autoctoni di queste colline. In famiglia non ce n’è uno preferito in particolare, come mi aveva confidato l’indimenticabile Beppina Rota, moglie di Piero Bava dei cui occhi dolci era sempre innamorata, «quando a tavola sono in cinque, sulla tavola ci sono cinque bottiglie diverse…».

Ritornando a Cocconato, proprio all’inizio del paese in via Piave si trova, dove un tempo c’era una cappella, l’antica cantina in pietra viva di Casa Brina, che oggi appartiene all’abitazione dei Bava, dove organizzano concerti e mostre d’arte che trovano luogo tra le botti, gli strumenti antichi di cantina e la più importante collezione di calici e di vini da messa provenienti da tutto il mondo, tra cui anche il loro vino Alleluja, da uve Moscato di vendemmia tardiva, così puro da essere autorizzato all’uso sacramentale. Fra le altre occasioni turistiche di Cocconato, ai primi di giugno c’è la festa del paese, con degustazione di vini, formaggi e salumi e la quarta domenica di settembre si fa il Palio degli asini, inoltre si tengono spesso anche numerosi campionati di bocce, per la presenza di numerose bocciofile.

 

Risalendo poi per il paese e scendendo dalla parte opposta verso il Rio di Falnasco e la strada ex statale (ora provinciale nr. 10) per Chivasso, nei pressi di Aramengo si svolta a sinistra e si sale fra i campi coltivati e un bosco verso Albugnano, un meraviglioso paesino da cui si gode una vista stupenda (attenzione: la strada che dal cimitero sale proprio in cima è una strada dismessa). Attraversando invece l’incrocio del cimitero si scende dall’altra parte nella splendida conca dell’Abbazia e del Chiostro di Santa Maria di Vezzolano, affiancata da un bosco e da un vigneto in una vera oasi di pace. L’Abbazia è molto grande, rossastra, in stile romanico del XII secolo ed è possibile visitarla a orari prestabiliti, in genere al pomeriggio. Interessanti gli affreschi trecenteschi del chiostro, la foresteria con la mostra permanente del romanico e… la panchina sotto le piante all’esterno, un vero nido per le coppiette sotto il vigneto. Il paesaggio cambia completamente quando da Albugnano si prosegue per Castelnuovo Don Bosco, lungo la strada in costa si estendono sempre più vigneti a perdita d’occhio, ceppi che sporgono al massimo per un paio di spanne dal suolo, geometrie molto vaste, si entra in un’altra zona vinicola del generoso territorio del Monferrato e si rimane incantati da tanta operosità vista dall’alto, come a volo d’uccello. Finita la ”riviera”, comincia un’altra favola del Monferrato, quella del Malvasia, rosa, spumante, leggero, una vera perla, un altro gioiello della terra di San Giovanni Bosco.

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