La sinergia tra vignaioli e cooperative: il caso di successo de I Parcellari di Davide Canina

parcellari

Nel mondo vitivinicolo, l’unione tra piccole aziende e cooperative crea un legame che unisce tradizione e ambizione, come dimostra il caso di Davide Canina, sommelier piemontese di 48 anni.

Con passione per il vino e per il territorio, ha dato vita a una linea di vini di alta gamma chiamata “I Parcellari”.

Questa collezione nasce da vigneti selezionati ad alta vocazione, situati nelle province di Cuneo e Asti. I vini de I Parcellari si sono affermati in 33 rinomati ristoranti stellati in Italia, incluso “Reale” a Castel di Sangro (L’Aquila) dello chef Niko Romito.

Questo caso di successo è un esempio di come piccoli vignaioli e cooperative possono collaborare per creare qualcosa di eccezionale.

L’argomento è stato dibattuto durante un incontro promosso da Cantina Frentana di Rocca San Giovanni (Chieti), nell’ambito della settima edizione di Stelle della Cooperazione. La discussione è stata coordinata dall’agronomo Maurizio Gily, che collabora da tempo con Cantina Frentana ed è diventato consulente per I Parcellari nel 2022.

L’avventura de I Parcellari è iniziata nel 2019 grazie all’esperienza internazionale di Canina, che si è appassionato ai vini francesi della Borgogna.

Il terroir, cioè l’essenza del territorio nelle sue diverse sfaccettature, è alla base di questo progetto”, afferma Canina. “La produzione di un vino deriva dalla diversità del territorio, dalla selezione delle singole parcelle, considerando fattori come il clima, l’esposizione e le caratteristiche specifiche di ogni vigneto, oltre alla cultura del luogo”.

Canina ha avuto l’idea di produrre vini di alta qualità provenienti dalle Langhe, dal Roero e dal Monferrato, con l’etichetta Unesco, un marchio che rappresenta l’essenza del territorio. Questa sfida è stata resa possibile grazie alla collaborazione con la cooperativa Produttori di Govone.

L’ideazione di questo progetto è frutto del lavoro con la compagna di Canina, Monica Pedrotto, enologa, e dell’incontro con Agostino Malvicino, direttore di Produttori di Govone. Il progetto ha preso forma nel vigneto Bricco Pizzo, a Cioccaro di Penago (Asti), dove Davide ha lavorato come responsabile sommelier presso la locanda del Sant’Uffizio, di Enrico Bartolini. Con l’aiuto di Malvicino, Canina ha iniziato ad analizzare i vigneti e le parcelle, valutando terreni e cloni di uve. Con la consulenza dell’enologo Claudio Dacasto, sono state individuate le parcelle ideali per produrre vini che esaltano il terroir dei tre siti selezionati: Portacomaro (Asti), Montegrosso d’Asti e Govone (Cuneo).

“Un’esperienza che può essere replicata anche in Abruzzo e altrove, grazie al prezioso contributo delle cooperative, che hanno le produzioni provenienti da diversi territori di riferimento, anche se vicini tra loro”, precisa Canina.

“Un vigneto, una parcella, un vino” è il motto del progetto, che vede la produzione di otto etichette: Barbera d’Asti, parcella 563 Docg (Denominazione di origine controllata e garantita); Grignolino d’Asti, parcella 505 Doc; Piemonte Chardonnay, parcella 146 Doc; Piemonte Savignon, parcella 602 Doc; Nebbiolo d’Alba, parcella 21 Doc; Piemonte Albarossa, parcella 269 Doc; Ruché di Castagnole Monferrato, tre parcelle Docg; Barbera d’Asti Superiore parcella 82.

“Le parcelle indicano il numero catastale dell’appezzamento piccolo della vigna da cui prendiamo l’uva per fare i vini”, spiega Canina. “Per ogni vino usiamo quindi le uve della singola parcella”.

di Sara Del Vecchio

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