La torta di pane con la frutta al cognac

     A una certa età i ricordi vengono prepotentemente a galla grazie a profumi che non ricordavi mai nemmeno di aver sentito.

     Basta l’invito ad un battesimo di una bimba che dà vita ad una quarta generazione, partendo dai nonni, ti accomodi al tavolo di un’osteria che crede di essere un ristorante… ma questa è un’altra storia.

La storia di questa torta è fatta di profumi.

     Al tavolo il pane è arrivato in un cestino di plastica, ben avvolto da un tovagliolo di cotone. Io vorrei sfidare tutti voi a non assaggiare il pezzetto di pane che ti portano a tavola. Io mangio, di tutto, tanto e buono… quel pane, cos’aveva quel pane?

     Lo prendo e ha il sapore del pane di mia nonna. La domenica e i giorni di festa si andava a casa dei nonni. Il ragù, i carciofi arrostiti, l’insalata, la mozzarella con le olive verdi, le pastarelle… io ero la nipote più grande: in un cassetto del contromobile mia nonna conservava la tovaglia ” buona”, quella delle feste, di ottimo cotone, di un celestino pallido a quadri marroni, larga e lunga con ventiquattro tovaglioli; nell’altro cassetto, alcuni di questi tovaglioli proteggevano il pane… e la pasta lunga, in carta spessa, non confezionata.

     Io portavo il pane a mio nonno, lui lo affettava e io lo mettevo in un cestino di plastica, ben appoggiato dentro il tovagliolo, poi prendevo le quattro cocche e lo annodavo. Portavo la pasta in cucina, parliamo di ziti, ça va sans dire, e la spezzavo, pasta di una volta, tenace, resistente ai polsi di una bimbetta esile. A tavola e poi… la scarpetta nel sugo denso, scurissimo, pieno di fili di carne “sciaurosa”.

     La scarpetta con quel pane diverso, forse più acido, tenace… profumato.

Cos’era quel profumo di pane così diverso dai pani gommosi e finti di oggi?

     Forse l’usanza di conservarlo in un tovagliolo fresco di bucato d’altri tempi? Io non lo so.

     So che la mia è un’età pericolosa, non di crisi di mezza età, o forse quella ma diversa… fatto sta che quel pane mi ha messo davanti ad uno specchio: io, piccola e magrissima, con occhi e capelli neri da zingara e una smania che ancora mi accompagna, nonostante tutto…

     La cosa mi ha resa irrequieta e così, viaggiando a ritroso nel mio tempo, ho ricordato un altro pane, molto meno invitante, mi scuseranno gli amici e toscani, sciapo.

     Mia mamma è umbra, di origini contadine. Da piccola, mia zia mi faceva una torta particolare.

Torta di pane, mele e frutta conservata nel liquore… un dolce povero?

Torta-di-pane-e-mele-e-frutta-nel-cognac     No, un dolce ricchissimo di amore, buone intenzioni, di arte e sapienza del vivere, di profumi e di lente stagioni, aspettate e vissute con lentezza. Io la torta l’ho appena fatta, nel tentativo di tenere impegnate le mani, la testa e il cuore.
E’ di un sapore commovente… ve la voglio lasciare!
Ingredienti

  • 4 uova
  • 200 g di latte
  • 200 gr di zucchero grezzo
  • 350 g ca di pane raffermo
  • 3 mele
  • burro
  • spezie
  • frutta macerata in alcol o frutta secca con aggiunta di liquore

Procedimento
Vi serviranno quattro uova che sbatterete in un piatto capace, unite 200 g di latte e 150 g di zucchero grezzo. Tagliate a pezzetti del pane raffermo, ca 350 g e lasciatelo ad ammorbidirsi nelle uova e latte.
Sbucciate tre belle mele, a tocchetti non troppo piccoli, li mettete in un pentolino con una bella noce di burro e 50 g di zucchero, aggiungete qualche spezia a vostro piacere, io vado di cannella e vaniglia, ma anche anice stellato o chiodi di garofano o cardamomo.
Fate caramellare e aggiungete della frutta macerata in alcool, se ne avete, o semplicemente della frutta secca, prugne, uvetta, albicocca. Unite le mele al pane e date una profumata con del liquore a scelta.
L’unica accortenza è che il pane sia diventato bello morbido, in una teglia che lo contenga a misura, non lieviterà, imburrata e in forno caldo fino a doratura per poco più di mezz’ora.
Mio padre diceva che la vecchiaia è carogna.

di Pina Molitierno

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