L’Aglianicone

Aglianicone

La cultura della vite in Campania, ha origini e tradizioni molto antiche, connaturate a un ambiente che, prima gli etruschi e poi i greci, ritennero ideale per tale coltivazione.

Ad oggi la viti-enologia campana è senza dubbio una filiera di notevole importanza capace di esprimere prodotti che hanno assunto rilievo nazionale e internazionale; oltre a qualificare l’offerta agricola regionale nel suo complesso, ha senz’altro innescato attività economiche collaterali di grande valenza. Negli ultimi anni si è inoltre puntato a valorizzare e riconoscere le tante varietà di vite autoctone, un patrimonio inestimabile e vero valore aggiunto, dove ogni vino racconta il suo territorio e diventa risorsa economica perché suscita l’interesse del consumatore e di molte attività economiche italiane legate al vino.

Questo è il caso dell’Aglianicone, parente dell’Aglianico, ma con divergenze sia dal punto di vista ampelografico, sia dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche del vino che ne deriva.

Ne parla per la prima volta l’Acerbi nel 1825, nel suo trattato “Delle viti italiane o sia materiali per servire alla classificazione, monografia e sinonimia preceduti dal tentativo di una classificazione geoponica delle viti”. Descritto anche da Semmola nel 1848 e successivamente da Froio che lo annovera tra i vitigni della provincia di Napoli. Il vitigno Aglianicone, a bacca nera, è stato iscritto nel Registro Nazionale come varietà autonoma nel 1971 e sembra che il suo arrivo nella nostra penisola risalga al VIII secolo a.C. quando le prime colonie greche approdarono sulle coste campane, portando con se alcuni esemplari di questo affascinante vitigno.

L’Aglianicone viene denominato anche Aglianico femminile, vista la caratteristica di avere fiori morfologicamente ermafroditi ma funzionalmente femminili per atrofie staminali e figura tra le varietà autorizzate della provincia di Salerno da diversi anni.

A seguito del manifestarsi della fillossera venne quasi totalmente soppiantato da varietà più produttive e remunerative, ma oggi lo si sta riportando in auge, grazie al lavoro di un gruppo di giovani viticoltore, che anche attraverso l’associazione Terre dell’Aglianicone, vuole dargli spazio e visibilità. Ad oggi lo ritroviamo in particolare nell’areale cilentano, nella valle del Calore e nel territorio di Castel San Lorenzo e sembra ormai assodato che ci siano almeno altri 3 biotipi.

A differenza del più conosciuto Aglianico, questa varietà ha tannini poco aggressivi, il che ne riduce il tempo di affinamento, mentre dal punto di vista aromatico, si presenta con netti profumi fruttati di mora, gelso rosso e gradevoli espressioni floreali di viola. Al palato risulta un vino semplice ma per nulla banale, di grande bevibilità e di compagnia, dotato di buona morbidezza e tannini suadenti e per nulla aggressivi.

L’Aglianicone nel panorama viticolo Salernitano attuale, è inserito nella DOC Castel San Lorenzo con la specifica Aglianicone Doc di Castel San Lorenzo con la possibilità anche di realizzare la Riserva.

Aglianicone

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