”Liberté, égalité, merde!”

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Fra pochi giorni si celebra il 25 Aprile, una data importante per il nostro Paese, perché ricorda lo sciopero generale insurrezionale contro l’occupazione tedesca che determinò entro il 1° maggio 1945 la completa Liberazione dal nazifascismo.

La prossima sarà una settimana, dunque, di manifestazioni, cortei, comizi, iniziative non semplicemente “in memoria” accompagnate anche da commemorazioni, celebrazioni ufficiali, feste in cui non mancherà di certo il vino, che è un potente aggregatore sociale.

Bisognerà, però, fare un po’ più di attenzione del solito alle etichette, poiché a volte fra le offerte si trovano anche delle spiacevoli sorprese.

Anzi, diciamo che le sorprese di cui sto per scrivere per noi italiani non lo sono nemmeno più tanto, forse perché ce ne siamo ormai talmente abituati che non ci facciamo nemmeno più caso. Ma uno straniero che le scopre magari per la prima volta nel nostro Paese può anche rimanerci male, come l’amico enoturista polacco dal nick name “Rurale” che ne ha scritto un articoletto che vi traduco subito l’essenziale.

«Mi è venuto un colpo, anche se sicuramente non doveva. Sono stato a sciare nelle Dolomiti italiane. Tutto molto piacevole e allegro, finché non ho visto la vetrina di uno di quei negozietti dei luoghi di vacanza con l’insegna “prodotti tipici”. Tutto sarebbe stato OK se non avessi visto alcune bottiglie di grappe e di vini “nostalgici”. In etichetta i ritratti di Mussolini o di Hitler. Ogni bottiglia portava il nome di Vino o Grappa del Duce oppure del Führer. Dunque qualcuno ne sente la nostalgia e qualcuno le compra. In questo mondo di sogno delle vacanze che è l’Italia, in cui stiamo soltanto per un attimo, c’è qualcuno che dopo più di settant’anni ha ancora voglia di tornare a quell’incubo e sicuramente, bevendo questi distillati, pensa o desidera… ma che cosa? Mi è difficile perfino immaginarlo».

 

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E prosegue descrivendo le emozioni che queste etichette gli avevano immediatamente suscitato.

«Avrei voluto avvicinarmi nel cuore di quella stessa notte pian pianino a quella vetrina con il classico mattone in mano e… ma poi non ho voluto gettarglielo dentro, perché la Storia insegna che di regola le conseguenze di tali gesti sono miserrime. Mi sono ricordato però il libro di Stephen Clark “Merde! Un anno a Parigi”. È un racconto non molto avvincente del confronto di un inglese con la cultura francese. Di vino non ne parla quasi mai. Ogni tanto ammette che il protagonista principale si gusta la raclette con un fresco Apremont de Savoie, o mangia un flan di pesce prosciugando una bottiglia di Sancerre de la Val de Loire. Ma butta là una frase importante: “È comodo adesso essere fascista in Francia. Questa è la nostalgia“. “Merde!” ho pensato. “Liberté, égalité, merde!“. Tempi maledetti…»

A queste note piuttosto arrabbiate di Rurale, che è uno dei blogger più attivi sul sito dedicato al vino dal quotidiano polacco on line Gazeta.pl, posso aggiungere che i ricordini per nostalgici sono all’ordine del giorno un po’ dappertutto, anzi ce n’è un vero e proprio mercato con i suoi collezionisti. Per esempio, nel quartiere di Ursynów a Varsavia c’è la torrefazione di un Serbo che vende tutto quello che è necessario per fare il caffé: miscele da tutto il mondo, tazze, caffettiere e un mucchio di altre chincaglierie che non riuscirò mai a capire a cosa servono. Un giorno nella vetrina del suo negozio è apparsa una pubblicità più o meno dal seguente contenuto: ”raccomandiamo i macinini di ottone fatti dai prigionieri di Srebrenica, la città di Slobodan Milošević”. Per chi non se ne ricorda, si tratta del presidente serbo che è stato accusato di crimini contro l’umanità per le operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo, ma il processo a suo carico presso il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia si era estinto nel 2006 per sopraggiunta morte dell’imputato in carcere prima ancora che venisse emessa la sentenza.

Se penso a donne e uomini che in armi hanno combattuto in Italia e in tutto il mondo contro il nazifascismo, a tutti quelli che hanno dato la vita per la pace e la libertà, non posso certo giustificare questa tolleranza diffusa in Europa una volta deposte o consegnate le armi.

 

 

Un altro esempio è comparso sulla rivista britannica di vino “Decanter” che ha informato i suoi lettori di un’asta in cui è stata battuta una bottiglia di “Führerwein” dell’annata 1943 che Hitler aveva ricevuto in dono dai generali nazisti in occasione del suo 54° compleanno. Di quel vino si sa soltanto che è uno schwarzer tafelwein. E per l’occasione i giornalisti di Decanter in quell’articolo avevano citato la cantina friulana di Alessandro Lunardelli che dal 1995 vende anche vini del Friuli nella sua linea storica con le etichette di dittatori, statisti ed eserciti tra cui anche Hitler, Franco e Mussolini. Come nel caso citato da Rurale, hanno sempre precisato che si tratta di un’offerta indirizzata soprattutto ai turisti che trascorrono le vacanze in Italia e che il loro è un sito esclusivamente commerciale in cui rinnegano ogni tipo di propaganda politica.

Tanti hanno infatti criticato e criticano Lunardelli e a suo tempo era intervenuta perfino la magistratura che il 3 marzo 1995 a Bolzano li aveva però assolti nella causa intentatagli contro dalla Südtiroler Volkspartei e dalla Comuntà Ebraica.

Secondo quel giudice l’etichetta non intendeva certo esaltare il Duce, bensì il vino, quindi si trattava di una semplice pubblicità al prodotto.

Da allora le sue brave decine di migliaia di bottiglie l’anno di questa linea le vende comunque sempre in oltre 50 tra supermercati e negozi in tutta Italia, oppure direttamente sul sito dell’azienda, poiché è legale in Italia, mentre è vietata sia in Germania che in Austria, dove le leggi contro la propaganda nazista sono molto severe.

Andrea Lunardelli ha fatto sapere che nel 2023, quando erediterà dal padre ottantenne la guida dell’azienda vinicola, cesserà la produzione della linea perché stanco come il padre delle continue polemiche e perfino delle minacce, anche se lo stop alla produzione dei vini con le etichette dei dittatori non interesserà la linea di amari e grappe ”del Duce” perché i liquori, tra i prodotti più venduti della gamma, vengono realizzati in collaborazione con un’altra azienda.

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Queste etichette però continueranno ancora a circolare tramite un’altra azienda nella linea ”I vini nostalgici” di Fabio Bogo, con sede a Sedico, in provincia di Belluno che ha dichiarato che, com’è stato finora per Lunardelli, il vino nettamente più richiesto è quello con Hitler in etichetta.

Attenzione, dunque, nella settimana dedicata maggiormente alla Resistenza, ma non solo, a queste etichette che sicuramente possono non piacere a molti.

Penso, per esempio, ai Torinesi e ai Milanesi che ricordano ancora i grandiosi scioperi del marzo 1943 per il pane, la pace e la libertà e ai Napoletani che sono orgogliosissimi delle loro 4 giornate a fine settembre del 1943, quando Napoli è stata la seconda città dopo Stalingrado a liberarsi dall’occupazione delle forze armate della Wehrmacht.

Grazie al coraggio e all’eroismo dei napoletani che erano insorti, le forze Alleate erano riuscite a entrare a Napoli il 1º ottobre, trovandola però già libera dai tedeschi e che perciò aveva anche meritato il conferimento della medaglia d’oro al valor militare.

Ricordo in particolare che un giovanissimo Bruno Trentin un mese dopo disse che:

«Dopo aver dormito vent’anni, questo popolo martire fa sentire all’immondo aguzzino in camicia nera tutte le terribili conseguenze del suo risveglio. È in piedi oramai. Lo si era creduto morto, servitore, vile e codardo, e invece è là!».

 

Al risveglio, che allora è stato evidente e vincente, non so voi, ma io ci credo ancora. Per rimanere appunto al tema delle etichette delle bottiglie di vino, proporrei di contrapporrei a quelle dei dittatori nazifascisti tutto un altro stile di etichette nostrane.

Ehi, ragazzi, non spingete… lo so già che voi enofili toscani state pensando a quella del Soffocone di Vincigliata del Bibi Graetz con il disegno di una donna contenente un messaggio boccaccesco al punto che questo magistrale vitivinicoltore dall’elevata qualità dei suoi vini dovette modificarlo dopo qualche anno togliendogli quei fronzoli che potevano richiamare sesso orale ai pruriti dei libidinosi.

Per non parlare degli enofili piemontesi che ricordano ancora una vecchia etichetta del Barolo di Pier Paolo Monti di Monforte d’Alba con la stupenda fotografia fatta da tergo alle prosperose nudità di una sensualissima pulzella scattata dall’artista norvegese Tom Sandberg, ma che non si è più ripetuta.

Del resto questo tipo di etichette ce l’avevano imbeccata i “pudicissimi” francesi, per esempio con quelle sul tipo della Cuvée Sexy del Côtes du Rhône della Cave Chevalier Brigand di J.M. Saut e molte altre similari.

No, parlo invece delle ormai numerose, esemplari, etichette in linguaggio Braille, quello con le punzecchiature usato da e per non vedenti o ipovedenti.

 

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La prima esperienza si è avuta con il Frascati Superiore Villa Chigi dei Vigneti Villafranca in Cecchina di Albano Laziale che, oltre alle iscrizioni leggibili dai vedenti, riportava su un lato il nome del vino e della DOC, l’annata e la gradazione alcolica nel sistema di scrittura Braille. Di questo tipo di etichette ricordo quelle dell’azienda Italo Cescon Storia e Vini di Roncadelle di Ormelle, dello storico produttore Durin di spumanti metodo classico di Ortovero in Liguria nonché della Cantina sociale di Samugheo in Sardegna.

Dal 2015, inoltre, grazie alla collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi, alcune aziende mettono anche un QR code che permette di accedere a una sezione dei siti aziendali dove un lettore vocale darà tutte le informazioni sulla singola bottiglia. Per esempio l’azienda La Cura di Enrico Corsi a Massa Marittima in Toscana e dal 2017 anche l’azienda Castrum Morisci di David Pettinari a Moresco nelle Marche.

Esempi di eticità che spero davvero si estendano velocemente, trasformandosi nella normalità, testimoniando una presa di coscienza che sarà certamente apprezzata nel mondo intero.

 

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