L’inganno del termine “alimenti naturali”.

La presentazione degli alimenti e/o i loro ingredienti come ‘naturali’, in etichette e pubblicità, è molto diffusa in ogni angolo del pianeta.

Il concetto di ‘naturale’ è del tutto ambiguo, in UE, nei cibi come in altre categorie di Fast Moving Consumer Goods (FMCG, es. cosmetici).

Le norme vigenti nei vari mercati internazionali, del resto, tendono a loro volta ad avallare l’inganno virale.

 Alimenti naturali vs ultraprocessati

Il richiamo alla ‘naturalità’ dei prodotti alimentari oggi risponde soprattutto alla preoccupazione dei consumatori verso gli alimenti ultraprocessati. I quali spesso si caratterizzano come cibo spazzatura, per via dei profili nutrizionali squilibrati, il cui consumo è associato a maggiori rischi di malattie gravi e croniche. (1)

Gli alimenti ” naturali “ sono perciò identificati, in primis, con le materie prime agricole non lavorate ovvero soggette a trasformazioni minime, con metodi tradizionali, senza aggiunta di additivi di sintesi chimica. La specifica tecnica ISO/TS 19657:2017 è infatti articolata su questi presupposti, come si è visto, se pure si applichi alle sole relazioni B2B. (2)

Alimenti ‘naturali’, le regole UE

Il Food Information Regulation, reg. UE 1169/11, si limita a stabilire i criteri generali che devono venire seguiti nell’informazione al consumatore. La trasparenza, in etichetta e pubblicità, postula la veridicità (e dimostrabilità) delle notizie fornite sui prodotti alimentari. E la loro espressione chiara, non ambigua, comprensibile per il consumatore medio (reg. UE 1169/11, articoli 7 e 36).

La Commissione europea può adottare atti delegati ‘per assicurare che i consumatori siano adeguatamente informati, quando operatori del settore alimentare forniscono informazioni volontarie sugli alimenti che sono contrastanti e possono indurre in errore o confondere il consumatore’ (reg. UE 1169/11, art. 36.4). Ma i ripetuti solleciti della società civile sono finora caduti nel vuoto. (3)

L’inganno Virale (Viral Deception)

Nel Vecchio Continente la Viral Deception domina gli scaffali dei supermercati. L’uso del termine ‘naturale’ – al di là delle isolate norme di settore che lo regolano specificamente (es. nutrition & health claims, acque minerali, aromi) – viene usato con la più ampia libertà e ingannevolezza. Fatte salve sporadiche class action e pronunce autorità nazionali preposte alla tutela della concorrenza e il mercato. (4)

A livello internazionale – nella ISO/TS 19657 e le varie normative citate – i requisiti per designare un alimento come ‘naturale’ sono di fatto limitati alla fase della trasformazione. Viene così legittimato l’inganno di presentare ai consumatori come ‘naturali’:

  • alimenti di origine vegetale coltivati con glifosate e/o cocktail tossici di pesticidi, magari anche da monocolture OGM su aree soggette a deforestazioni e rapine delle terre,
  • prodotti derivati da animali trattati con antibiotici (e ormoni della crescita, oltreché nutriti con farine animali, nel continente americano),
  • imballaggi ridondanti, eccessivi, insostenibili.

La soluzione

L’unica soluzione possibile è vincolare l’utilizzo di questi claims ai soli prodotti biologici, gli unici a poter vantare una ‘naturalità’ autentica sulla base di normative cogenti e certificazioni riconosciute a livello internazionale.

 

Note

(1) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Alimenti ultraprocessati, il peggior male. Appello degli scienziati sul British Medical JournalGIFT (Great Italian Food Trade). 16.8.21

(2) Dario Dongo. Ingredienti naturali, l’ABC a norma ISOGIFT (Great Italian Food Trade). 11.1.19

(3) Dario Dongo, Marta Strinati. Claim ‘naturale’ in etichetta. Petizione contro gli inganniGIFT (Great Italian Food Trade). 26.11.20

(4) Marta Strinati, Dario Dongo. Puro e ‘100% naturale’ con glifosato? Consumatori USA contro TwiningsGIFT (Great Italian Food Trade). 21.7.19

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