Ci sono molti modi di essere meridionali. Quello classico è di stare seduti sulla montagna d’oro che il padreterno ci ha dato e chiedere l’elemosina.
Per fortuna, però, esistono meridionali che fanno, che della cultura del fare ne fanno una filosofia di vita quotidiana.
Personalmente ho creduto che fosse indicato intervistare Nico Andrisani, giovane e brillante imprenditore materano che non la manda a dire se serve.
L’ho fatto al contrario. Fuori dalle regole. Prima le risposte da parte sua e poi le domande da parte mia che ne conseguono.
Ecco la prima “intervista autogestita”.
Chi sei?
Sono Nico Andrisani, materano verace. Ex bancario, ex contabile, ex giornalista, ex presidente del Matera Calcio.
Una vita da ex?
In una cosa non sono ex, la passione per e del gusto. Mi piace mangiare, mi piace progettare, mi piace programmare, mi piace tutto quello che negli altri è difficile o complicato. Mi piace l’arte contemporanea, mi piace il design.
Dove sei nato?
Sono nato e cresciuto a Matera, un posto dove in passato, per i miei avi, non è stato proprio facile vivere e “costruire”. A circa 200 km da dove Cristo si era fermato. Oggi, forse, lo stesso Cristo è venuto a trovarci, a confortarci..! A dirci che proprio brutti non eravamo, anzi.
Come approdi al mondo del food?
Nel 1992 lasciai l’impiego in banca e la gestione di una società di elaborazione dati per rilevare insieme a un socio, una pizzeria. Continuando a fare il giornalista sportivo, seguendo calcio e basket. Dopo qualche anno rilevai in toto la società.
Nel 1997, quando nei Sassi di Matera si andava per canne o per farci l’amore, decisi contro il volere di tutto e di tutti, di acquistare un locale fatiscente e, aprire il primo vero ristorante nel Sasso Barisano.
Sei di famiglia ricca insomma?
Non vengo da una famiglia ricca, ma non normale e pensa che all’epoca venni considerato un pazzo con tantissimi debiti!
Da allora cosa è successo poi?
Da allora, tra i Sassi e il centro storico, altri 6 locali! Con alcuni soci abbiamo dato vita a un piccolo franchising, con altri 5 locali tra Basilicata e resto d’Italia.
A breve, forse un altro locale in centro a Matera, con cucina del territorio, dove la Braciola e i lampascioni la faranno da padrona.
Secondo te come arriva Matera a questo epocale appuntamento con il 2019?
Matera arriva all’appuntamento con il 2019 tra un passato definito di vergogna (ma nel dopoguerra tutte le città italiane erano da vergogna), e un futuro proteso verso la gloria. Il 2019 per me, è un trampolino di lancio e non un punto d’arrivo.
Negli ultimi anni, le presenze turistiche sono prima raddoppiate e poi forse triplicate. Matera è unica. Come Venezia. La città lagunare è stata “strappata” alle acque, Matera alla terra!
Rispetto a molte città che hanno un legame strettissimo con la terra quale è il plus di Matera rispetto alle altre?
In nessun posto del mondo c’è una così evidente stratificazione dell’uomo e dell’ambiente. Qui ci sono i segni del paleolitico, del neolitico. Dall’uomo Erectus, a quello Habilis, a quello Sapiens. É l’unico luogo al mondo dove l’uomo ha sempre vissuto ininterrottamente da quasi 10 mila anni.
E il cibo? Quanto il cibo è espressione di Matera?
È uno dei pochi territori al mondo, dove i prodotti della terra e non solo, hanno un profumo. Il Pane di Matera, non lo affermo io, è forse il migliore al mondo.
Anche la ristorazione è in forte crescita a mio parere. Tu come la vedi?
Nella “vita” gastronomica, Matera ha assistito alla nascita di circa 300 attività commerciali nel settore della ristorazione e della gastronomia. Ultimamente con un occhio di riguardo alla cucina gourmet.
Con la mia ultima creatura, ho incuriosito i magazine di mezzo mondo. Dalla Cina all’Australia, Francia, Spagna, Stati Uniti.
Ultimamente sono stato invitato dall’istituto Alberghiero di Matera e anche della provincia di Bari a interagire con gli studenti. Un percorso di lezioni del “fare” incentrate sul pragmatismo. Mi fermo qui, senza polemiche.
n.d.r.: ciò che non dice qui potete leggerlo sul suo profilo Facebook quasi quotidianamente.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.