Lo stappo: Champagne Grand Cru “Le Grand Blancs” Robert Moncuit

champagne

Quando pensiamo al gesso la nostra mente vaga e spesso si ferma a ricordare le lavagne della scuola elementare e a quei gessetti che ci lanciavamo per divertirci; oggi non sarà così oggi parliamo della zona produttiva più iconica del mondo delle bollicine metodo classico, ebbene sì oggi parliamo di Champagne.

Una regione sterminata divisa in differenti macro zone, tutte caratterizzate dalla specializzazione nella produzione di una o dell’altra vite atta a Champagne; mi spiego meglio. La macro regione dello Champagne viene storicamente suddivisa in sotto aree:

  • Le Montagne di Reims famose per la produzione di uve rosse quali pinot nero e pinot meunier
  • La cote de blancs dove la fa da padrona lo Chardonnay
  • La val de la marne dove trovano spazio tutte le 7 varietà dello Champagne (chardonnay, pinot nero, pinot meunier, pinot bianco, pinot grigio, arbanne e petit mesnier)
  • La côte de sézanne dove si produce principalmente Chardonnay
  • Montgueux collina sperduta famosa per lo Chardonnay
  • La Cote de bar ricca di terreni sabbiosi e per questo più votata alle uve rosse quali pinot nero e pinot meunier

Tolta la zona più a sud, composto unicamente dalla cote de bar, il terreno dello Champagne è un emersione carsica composta per la maggior parte da gesso, terreno minerale compatto e friabile di colorazione bianca, che dona all’uva spiccati sentori di minerali e sali, di frutta a pasta bianca e fiori.

In questo macro mondo si possono riconoscere dei villaggi dove la produzione delle uve è spiccatamente migliore, ne cito solo alcuni: Ambonnay, Avize, Ay, Bouzy, Verzy e Mesnil sur Oger. È proprio in uno di questi comuni che lavora la cantina Robert Moncuit, precisamente a Mesnil sur Oger.

La storia vitivinicola dell’azienda è molto antica risale al 1889, anno in cui Alex, nonno di Robert, inizia a produrre uva. La svolta avviene negli anni ’30 quando a prendere le redini dell’azienda è Robert che inizia a distribuire le prime bottiglie, ora l’azienda è in mano a Françoise e Pierre, rispettivamente figlia e nipote di Robert.

Il vino che scaturisce dall’attenzione delle nuove generazioni è vibrante, teso e verticale, un calice immediato che non si dimentichi di aver qualcosa da dire, si spazia dalle note di fiori bianchi ai sentori di nocciola, dalla mela, qui verde e croccante, a un lieve sentore di crosta di pane.

Un vino che rappresenta a pieno il villaggio da qui nasce (le vigne sono contigue a quelle del più famoso Salon), caratterizzato da freschezza e da una bollicina finissima che funge solo da collante per tutti quei sapori che esplodono al palato.

Le note di legno sono quasi inesistenti, segno che la fermentazione e l’affinamento che avvengono in barrique sono solo strumenti per esaltare le caratteristiche dell’uva e non un mezzo per sovrastare le qualità della zona produttiva.

Un bicchiere che finisce, che ti viene da riempire, che finisce ancora e che non ti lascia mai sazio.

 

Cos’altro dire…… #lanostravitaèincredibile

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