Lo Stappo: Haute Cote de Beaune Blanc du Lycee Viticole 2021
- Stefano Cengiarotti Malini
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Lo Stappo: Haute Cote de Beaune Blanc du Lycee Viticole 2021
Ed anche oggi torniamo là, in quella terra che tanto bene fa al cuore di noi amanti del vino (e tanto male fa al portafoglio degli stessi).
Ma poco importa.
Più che del vino in sé oggi vi parlerò di uno degli esempi più vividi del fatto che è dalle basi che si crea un grande vino, basi che sempre più spesso dimenticano le nuove generazioni.
A Beaune in piena Borgogna questo lo hanno capito e lo esaltano al massimo.
Oggi vi parlerò della massima espressione (almeno a mio dire) di didattica enologica, oggi vi parlerò del liceo enologico di Beaune.
Nel pieno centro della denominazione sorge quella che è a tutti gli effetti una delle migliori scuole enologiche del pianeta, un Domaine di 19 ettari che fa della didattica il suo fiore all’occhiello e che punta tutto sulle nuove generazioni.
La scuola si autosostenta non ricevendo alcuna sovvenzione statale, ma pagando personale, attrezzature e lavorazioni solo grazie alla vendita del proprio vino, una filiera solo supervisionata dagli insegnanti ed a tutto gli effetti portata avanti dagli studenti; una didattica atta all’insegnante sul campo, sia questo quello reale della vigna o quello astratto della vendita.
Tutto in questa scuola è nella mani degli alunni che coltivano 19 ettari di cui circa il 40% in premier cru, che producono circa 20 diverse etichette, che sponsorizzano il loro lavoro in biologico e che a tutti gli effetti mantengono viva con il loro lavoro una scuola che vuole prepararli a prendere in mano le aziende di famiglia nel migliore dei modi.
Da questa filosofia scaturiscono vini sinceri, fini ed eleganti, perfetta espressione del territorio e della filosofia dell’azienda, già perché è di questo che stiamo parlando di un azienda.
Il loro massimo risultato lo ottengono a mio avviso con il loro Chardonnay fatto nella meno rinomata denominazione della haute côte de Beaune, una zona più fresca e meno esposta che si sviluppa a ovest delle colline della cote d’or; una zona che non ha nulla da invidiare alla sua sorella maggiore e che negli ultimi anni sta producendo grandissime espressioni di Borgogna.
Nel bicchiere abbiamo un vino limpido con leggere venature dorate e verdoline, al naso è avvolgente, burroso, morbido con spiccate note di frutta gialla; ma è al palato che si esprime al massimo, lungo, vivace, leggermente speziato, fresco e piacevolmente strutturato.
Un vino che esalta la passione, un vino che ci ricorda che veniamo dalla terra e che quella terra è di tutti, soprattutto delle nuove generazioni.
Cos’altro dire… #lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.