L’Orangerie, Menu à la carte
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L’Orangerie, Menu à la carte
«La cucina è un linguaggio universale che evolve costantemente.
Cerco di mantenere la mia identità sperimentando nuovi generi e sonorità, rispettando ciò che mi circonda. La mattina presto mi piace osservare il silenzio dalla vetrata del ristorante, un saluto intimo tra me e il Monviso, poi nell’orto dove medito tra le verdure e le erbe aromatiche».
Racconta Luca La Peccerella chef executive de L’Orangerie: «È in questo momento che i pensieri arrivano, i gusti prendono forma nella mente e immagino i miei piatti.
La cucina è un confronto continuo su piani sensoriali ed emotivi, e con Lorenzo Manosperti, il mio secondo, abbiamo affinato il nuovo menu À la carte. Ai nostri ospiti non viene servita una semplice combinazione di ingredienti ma il riflesso del quotidiano che viviamo, sorretto da strati sottili di emozioni».
L’Orangerie è il ristorante gourmet all’interno del relais di charme Le Due Matote. Siamo a Bossolasco, il paese delle rose, in quell’angolo estremo, ruvido e seduttivo di Piemonte che è l’ Alta Langa.
Nel menu “À la carte” dello chef Luca La Peccerella un botta e risposta tra le sue origini campane e il territorio piemontese.
Funambolo su una corda tesa e sottile, tiene in equilibrio i suoi due mondi, di sangue e d’elezione.
Condividere è l’esercizio che rende intima la tavola e il percorso inizia con uno dei piatti più rappresentativi dello chef: pizzetta fritta, vitello tonnato, capperi, jus e insalatina dell’ orto. Si prosegue con: Il Panzerotto, bietola, mozzarella di bufala, olive servito con una spuma alla birra Sagrin nella quale, su consiglio dello chef, si intinge il panzerotto.
E la mente scatta un’istantanea delle vacanze nel Bel Paese.
Gli antipasti, ritmati e assoluti, congiungono punti su una cartina di viaggi onirici.
Ostrica, topinambur, aringa affumicata e aceto di more; Foie gras au torchon, fichi e pane sfogliato; Calamaro al nero, ceci, alga Nori, e fresno; Terrina di Trota Fario, affumicata e cotta a bassa temperatura, insalata russa di barbabietola fermentata con semi di finocchi dell’orto messi sottoaceto.
Sono un coro potente a due voci i primi piatti. Una linea retta tra nord e sud dove spazio e tempo si rincorrono per trovare la giusta dimensione.
Immancabili i plin, ripieni questa volta di ragù napoletano, un “Omaggio a Nonna Ida”.
Poi, Bucatini in estrazione di cipolla, avena e peperone crusco; gnocchi di patata, astice e creste di gallo; lumachine, lenticchie, saba e chiocciole di Cherasco.
Dinamico e accattivante il percorso tracciato dallo chef, un allenamento alla prontezza e alla capacità di andare oltre le sovrastrutture.
Precisi, netti, determinati i secondi in carta: cotoletta alla torinese, caponata di verdure, salsa bernese e gelo di rucola; Royal di coniglio, cedro, salsa all’ arneis e tartufo; Salmerino all’acqua pazza e un Agnello di Langa.
Il tutto servito con un consommé di topinambur e rafano per dare quel tocco di freschezza al piatto.
Come dice Marisa Laurito: “Il babà è una cosa seria” e a L’Orangerie si rispetta questa sacralità bagnandolo con lo storico liquore Strega dell’azienda Alberti.
A precederlo un Gelo di rucola «nato in Sicilia, a Marina di Ragusa» dove lo chef Luca ha segnato una tappa personale della sua vita.
I lievitati sono un’opera d’arte a sé stante.
Colori e geometrie aprono un varco, e ci si accomoda in quella zona dove tutto può accadere.
Focaccia al timo; pagnotta, lievito madre, farina integrale enkir, (un cereale selvatico piemontese che non necessita di trattamenti per questo più gustoso e salutare), chips al sesamo e semi.
Menzione d’onore per i grissini di farina semintegrale, sottilissimi che riportano alla memoria quelli fatti in casa dalle donne di Langa e che “creano dipendenza”.
Da spalmare, anziché il burro, una ricotta di pecora di seirass mantecata agli agrumi.
L’ospitalità al relais Le Due Matote è garbata, sussurrata, elegante.
Come il servizio nella sala guidato da Sabrina Fumagalli che insieme al sommelier Antonio Vale, che ha puntato su una cantina con referenze di grandi etichette ascoltando anche la voce forte e determinata di piccoli produttori locali, la rendono ancora più accogliente.