Nero di Troia tra pecore e lupi

Nero di Troia tra pecore e lupi

Nero di Troia tra  pecore e lupi

Sembra un ossimoro, ma qui tutto parla di loro, oltre che pietre affioranti, muretti a secco, jazzi pianeggianti e scariazzi.

Questo il territorio dove viene allevato il nero di troia, bandiera enologica dell’Alta Murgia.

Sicuramente, oltre che dalla struttura del terreno, forse anche dall’influenza esoterica del maniero federiciano di Castel del Monte o dalla vicinanza della contermine Necropoli di San Magno o di Torre Disperata.

postazione più  elevata di tutto il crostone murgiano con la  foresta di Senarico

Qui lo sguardo si scompone attratto in direzioni uguali e contrarie, da spazi,  fauna errabonda che qui si nutre, ed erbe spontanee.

Ci troviamo in agro di Corato dove Luigi Carpentiere ha eletto la sede per la costruzione della sua cantina ben collocata in un contesto naturalistico tanto prezioso da obbligarlo a non snaturarlo.

Come d’incanto a  è un blanc de noirs da nero di troia ottenuto dalla pressatura soffice delle uve Nero di Troia senza macerazione.

Vendemmia a fine ottobre da vigneti in alta murgia a 450 mt sul livello del mare con evidenti escursioni termiche molto accentuate ed in terreni calcarei ricchi di pietra.

Va sottolineato, pur senza avventurarmi  in praterie di aggettivi magnificanti.

Nel vino convivono la freschezza e la sapidità espressione dello scheletro e del terroir, con  struttura e corpo tipiche di un vino da nero di troia

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Dice Valentina Ciccimarra, enologa della cantina:

 «Come d’incanto  nacque per gioco e per sfida, dal momento che nei nostri vigneti non ci sono vitigni a bacca bianca.

È stato in assoluto il primo vino bianco da Nero di Troia.

Questa sfida si rinnova di annata in annata.

Col tempo abbiamo selezionato una porzione di vigna destinata solo ed esclusivamente  alla produzione del Come d’incanto.

Un ruolo molto importante viene dedicato alla degustazione delle uve in campo e al controllo dei parametri analitici”

“Se degusti il “Come d’incanto”, evidenzia Valentina Ciccimarra, enologa della cantina,  ci senti note di mela cotogna, mora selvatica, fiori bianchi, miele che possono predominare o no a seconda dell’annata; ma ti accorgerai che questo vino ha un filo conduttore che si rinnova di anno in anno: acidità e sapidità.

Queste due caratteristiche sono intrinseche e costanti grazie alla tessitura dei nostri terreni, l’altitudine e l’escursione termica. 

È tutto merito della natura, a noi va solo il merito di avere pazienza e coraggio di aspettare”.

Ed è proprio  per la spalla acida che colpisce oltre che per il garbo stilistico della interprete fedele del vitigno,  eccellente per profumi  e persistenza aromatica.

Praticamente efficace per  utilizzo poliedrico in qualsiasi abbinamento si voglia.

 

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