Petrini va via, anzi resta ma non interviene più. Il futuro dell’associazione è la vera sfida a 73 anni.

Petrini va via, anzi resta ma non interviene più. Il futuro dell’associazione è la vera sfida a 73 anni.

Non potevo che scriverne io qui. Non poteva che farlo un socio della prima ora. La tessera life 247.

Sta rimbalzando ovunque la notizia che Petrini lascia la Presidenza di Slow Food. E ad accompagnarla c’è il discorso con il quale Carlin, il fondatore e ideologo dell’Associazione prima e del Movimento poi (perché è questo che Slow Food è realmente al netto dei suoi vizi e “viziati”) lascia.

Globale e locale, tradizione e innovazione operano tra loro in modo dialettico, non vanno concepiti come separati. E questa dialettica è il segno distintivo del locale: noi riusciamo a essere globali nel locale; la nostra presenza nel locale rafforza il globale. La vera innovazione consiste nel rivitalizzare la tradizione. Se una tradizione non coltiva un po’ di innovazione, questa tradizione è destinata a morire. Questo terreno qui è patrimonio di Slow Food: siamo radicati nel locale per esprimere una visione globale. In 40 anni abbiamo fatto questo.

Ho parlato in più occasioni di Slow Food come un movimento caratterizzato dall’austera anarchia, che non vuol dire “siamo un po’ frou frou” ma che ha consentito a tutti voi di realizzare nei vostri territori la politica che voi avete voluto. Non c’è mai stato un organismo che dall’alto imponeva ma anzi abbiamo raccolto e legittimato le azioni che venivano dei territori. Mi auguro che il futuro possa continuare a essere così.

Questo momento per me segna un cambio di passo perché ho dedicato più di 40 anni a questa realtà: sto vivendo questo momento con grande soddisfazione e curiosità. Vent’anni fa ho avuto una malattia che mi ha segnato in modo importante e da quel momento incontro delle persone che mi dicono: “Carlin tieni duro perché se non ci sei tu crolla tutto”. E questo non è bello. Ecco perché vivo questo momento con soddisfazione e curiosità. Con soddisfazione, perché la squadra è di eccellenza. Con curiosità perché voglio vedere dove andremo.

Io continuerò a rimanere il fondatore. Il fondatore è colui che realizza le fondamenta: il nostro edificio è tutt’altro che terminato ma sono certo che le fondamenta son salde. Ma non sarò uno di quei padri che dicono: “ora comanda mio figlio” e poi il figlio non comanda un caXXo.

Non abbiate paura di essere visionari. In nome dell’intelligenza affettiva, ogni errore sarà importante per porre rimedio. Ho fatto tanti errori ma questi sono serviti per raggiungere i nostri obiettivi e gli errori sono sempre stati stemperati da questo clima di amicizia.

Intelligenza affettiva ed austera anarchia devono essere le fondamenta su cui noi costruiamo questa realtà.

Grazie di cuore a tutti”.

Petrini resterà nel Consiglio Internazionale e probabilmente continuerà ad intervenire con le sue idee ma il passaggio di consegne è epocale, quello al quale ci eravamo preparati e nel contempo, per i “maledetti scettici” come me da far vibrare le vene nei polsi al pensiero che tutto possa essere spazzato via come sabbia al soffiare del vento.

In 30 anni di conoscenza Carlin, che ebbe a telefonarmi all’indomani della mia mail pubblica a Ziliani che riducevo a un “rapito nella mente” (Leggasi “mentecatto”) e di un suo discorso con tanto di dedica su un suo libro come “monarca Illuminato”, ha donato a me e al Movimento un neo illuminismo culturale che, prendendo le mosse dal cibo e dalla sua necessità di essere DI TUTTI (sia in chiave di accessibilità che di leggibilità culturale), ha teorizzato passaggi che oggi sono scontati ma che per l’epoca della loro pronunzia e teorizzazione erano da visionario.

Buono, pulito e giusto”, “intelligenza affettiva”, “austera anarchia”, “resilienza e morigeratezza”, “economia di piccola scala”, “autoproduzione”, “co-produttore e non consumatore” appaiono oggi principi derivati da discorsi di ampio respiro mondiale e se vogliamo in alcuni casi anche oggetto fondante, pietra miliare, per grandi interventi di macroeconomia (Piani alimentari, Interventi a sostegno di realtà agricole depresse, PNRG ecc), ma nella realtà dei fatti ne sono stati il lancio, la sfida di un manipolo di matti che con la sola forza delle idee e un ideologo hanno saputo spargerne il seme come si fa con lo spaglio per il grano nei campi a primavera mentre tutti, non comprendendone la portata li riducevano a semplici “petizioni di prioncipio”.

Oggi i Presidi lanciati da Carlin al Salone del Gusto del 2000 sono una realtà esemplificativa di come si possa cooperare alla produzione e non fare operazioni di “archeologia alimentare”.

Carlin lascia e gli succede Edward Mukiibi, agronomo ugandese, laureato all’UNISG di Pollenzo e attuatore dell’incredibile numero di 10.000 orti in Africa.

Da parte mia i migliori auguri e il sostegno rinnovato di socio.

Cosa sarà ora di Slow Food senza Petrini?

Questo non lo sappiamo e non ci è dato di saperlo. Ma mi sia permesso di dire che non provo la stessa curiosità di Carlin verso il futuro del Movimento ma il grande timore che questo sia il suo annunciato crepuscolo.

Spero di sbagliarmi.

Per capirne la direzione non servirà molto tempo.

Lunga vita a Carlin. Viva Slow Food!

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