Pizzeria Luigi Cippitelli – The Somma side of Vesuvio

Cippitelli

A San Giuseppe Vesuviano ci sono diverse realtà interessanti, una filosofia di pizza moderna e di qualità portata avanti con stili e tecniche diverse.

Il primo ad alzare il tiro in un paese come quello vesuviano troppo legato ad una logica di pizza a metro e qualità medio-bassa fu proprio Luigi Cippitelli che tre anni or sono aprì insieme al fratello Marco la pizzeria a via Astalonga la prima con posti a sedere dopo precedenti esperienze solo d’asporto.

Fu subito una virata netta e i più esperti notarono subito il cambiare del vento. Da lì il prodotto è migliorato tantissimo, per impasto ma soprattutto quello che in gergo mutuato dalla cucina viene definito “topping”.

Dove davvero si differenzia questa realtà rispetto alle altre è la strettissima correlazione al territorio, alle sue abitudini e ai suoi prodotti. Si è scelto di portare avanti il lato sommese (Somma, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano) del vulcano, quello che in cartolina non appare ma che alla prova dei fatti è quello più ricco e variegato a livello di materie prime (basti pensare che la “crisommola” di Franco Pepe nasce con le albicocche pellecchielle locali).

Da questa voglia, di raccontare il territorio tramite prodotti e produttori locali, figlia di un grosso orgoglio parte la filosofia di pizza offerta. Una pizza che parte dalla farina intera, che favorisce una leggerezza ed una digeribilità uniche.

Prendiamo ad esempio il nuovo starter, gran cono “A vocca ro’ Vesuvio”.

Cippitelli

Un mezzo calzoncino ricolmo di ricotta di fuscella e ragù artigianale, olive nere sbriciolate alla base. Un richiamo al Vesuvio si potrebbe pensare. In parte si. Dietro una leggenda popolare, un tale Mauro aveva una patologia rarissima. Bianco ma con volto totalmente nero, rifuggiva lo sguardo e la compagnia delle persone vergognandosi di questa sua diversità. Salì a piedi in cima al vulcano a chiedere il miracolo e leggenda narra che sopraggiunse un angelo che alitando sul cratere fece alzare il lapillo che “pulì” il volto di Mauro che tornò a casa in lacrime a miracolo mostrare.

Mangi un antipasto gustoso e riscopri una leggenda popolare, che chiedere di più?

Cippitelli

Una provola e pepe per testare i classici, pepe tenuto a bada e non prevaricante ma non lesinato da farlo desiderare.

Cippitelli

La “Fronne d’aulivo” è una pizza che porta il friariello sommese che da il nome alla preparazione, la bufala di un caseificio locale, i melograni del parco nazionale del Vesuvio e unica digressione ad una pizza quasi totalmente autoctona il prosciutto di Parma.

Al morso abbiamo tutta la personalità della verdura esaltata dalla morbidezza del latticino, il prosciutto invero complica un po’ la masticazione posto scenograficamente a roselline ma come sapore si sposa in modo impeccabile. Si resta piacevolmente sorpresi quando sotto i denti i chicchi di melograno “esplodono” portando note e acidità aliene ad una preparazione molto equilibrata.

Non un semplice tocco di colore ma una “scossa” voluta e ampiamente apprezzata.

Cippitelli

La nuova pizza con il baccalà e mandarino è quella che più mi ha colpito.

Baccalà ammollato come la migliore tradizione dei baccalajuoli sommesi propone, delicatissimo esaltato dal mandarino. Poi entra in scena il finocchietto che rende tutto fresco e se vogliamo estivo. Colpisce la delicatezza, il profumo, l’equilibrio oltre la chiara bontà.

La preparazione di quest’ultima, assistere a Luigi che letteralmente la componeva  poco alla volta ha fatto venire a galla tutto il suo background di cuoco. In gioventù infatti ha lavorato per qualche tempo al casertano “Le colonne” prima dell’avvento di Rosanna Marziale.

Piacerà a chi ama il gadus morhua ma soprattutto a chi non preferisce particolarmente il nobile merluzzo su pizza e a chi non crede all’utilizzo degli agrumi.

Farà ricredere in tanti, emozionare tutti con lo struggimento di una poesia!

Chiusura con la “Legnasanta”.

Cippitelli

Salsa di Cachi Vaniglia del Vesuvio, julienne di finocchio, fettine di Cachi, granella di nocciole tostate, pepe macinato, miele di castagno e olio EVO.

Di nuovo il territorio in trionfo, una pizza dolce…ma non troppo. Equilibrio tra dolcezza della frutta (il nome richiama la denominazione dialettale), freschezza dei finocchi, le nocciole a dare gusto e croccantezza nuove, pepe a spingere in direzione leggermente contraria e il sublime miele di castagno di Somma Vesuviana a ricamare ghirigori su una sinfonia particolare.

Una pizzeria che merita senz’altro una visita da parte di tutti quelli che vogliono mangiare una grande pizza, ma in particolare a chi è disposto col cuore aperto ad interiorizzare un territorio con usi, costumi e gusti emozionandosi.

Per i locali un recupero d’orgoglio, per quelli di fuori una splendida cartolina del parco da portare dentro a lungo.

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