Prie Blanc, il vino dei ghiacciai

Prie Blanc, il vino dei ghiacciai

Prie Blanc, il vino dei ghiacciai

È lui il più estremo dei vitigni italiani.

Vive a 1000 e più metri di altitudine e  sfida naturalmente e senza “aiutini” le avversità ambientali e parassitarie.

Grazie a questa capacità di adattamento, resta uno dei pochi vitigni italiani a “piede franco”, e con questa, anche a rappresentare  la migliore  armonica interazione tra ambiente, vite e genialità dell’uomo (qualche volta c’è anche quella).

Il suo ciclo evolutivo lo rende  difficilmente attaccabile da parte di gelate tardive.

È dotato da caratteristico germogliamento tardivo rispetto alle viti consorelle allevate più a Sud dello Stivale, cui segue una maturazione precoce così da  chiudere  così la forbice del tempo esponendo i suoi germogli   a minor rischio di eventi climatici quali le gelate che ne falcerebbero la produttività…

Non è questa una meraviglia della natura ?

Il prodigio della vite della Valdigne

Non si può comprendere la forza di questo abitante alpino  se non si comprende  cosa rappresenti la viticoltura in Val D’Aosta ed in particolare in quella bellissima valle che si percorre immediatamente dopo aver varcato il confine dalla Francia.

Si scenda dal primo avamposto italiano,  Courmayer fino  alla ridente Pre saint Didier, culla di un esclusivo impianto termale, alla contermine La Thuile, per poi arrivare a Morgex e a La Salle.

In questa direzione, il versante sinistro della Dora Baltea, è quello vitato perché collocato a mezzogiorno che ne favorisce la migliore esposizione solare (siamo ad una altitudine che varia da 1000 a 1200 metri sul livello del mare), ragion per cui si comprenda l’impresa estrema di produrre vino dal vitigno più in alto d’Europa.

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I vigneti sono tutti su questo lato, da divorare con gli occhi per la loro bellezza ancestrale, in particolare quelli incontrati nel cammino di tsantamerla, che ci fa attraversare vigne e favole di legno grazie alle opere di due artisti locali che ne hanno  arricchito il paesaggio con sculture oniriche di legno fino a raggiungere La Salle,  il cui centro è un ridente  salottino  a cielo aperto.

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La pergola bassa.

È qui che ci si avvicina  alla comprensione intima del sistema di allevamento,  la pergola bassa.

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Grazie alla quale la pianta cresce molto vicino al terreno e questo consente un ritorno, durante le ore notturne,  del calore captato durante il giorno.

Vengono costruite con palature in legno o in pietra per poter sopportare venti importanti e peso della neve, costringendo ad una raccolta del frutto  in ginocchio

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Eiswein (o Ice Wine, o Icewine)

Le gelide temperature invernali consentono, nel caso della vendemmia tardiva, di poter raccogliere un frutto ghiacciato, naturalmente disidratato, e dalla notevole concentrazione zuccherina, da poterne realizzare splendidi passiti, i noti ICE WINE.

Tali temperature hanno reso possibile la VITE immune alla fillossera (il temibile infestante che sterminò i vigneti europei alla fine del 1800), incapace di sopravvivere a temperature estreme.

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Grazie a questa prerogativa, il Prie Blanc vanta  un vigore antico,  connaturato cioè  con il territorio stesso, facendolo diventare l’emblema stesso della viticoltura a “piede franco” come pochi altri vitigni “pre – fillossera”.

Bere il Prie Blanc.

Comincio con il più piccolo produttore tra quelli visitati, Pietro Brunet.

Il suo fisico asciutto è stato scolpito della lunghe sgambate in montagna, non solo per raggiungere la “sua sponda sinistra della Dora Baltea”, ma anche per le adunate cantate in altura e per la Santa Messa

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L’ho visitato nell’estate del 2018 quando aveva una sola etichetta del prie.

Dal 2020 ha messo a regime anche una piccola produzione di spumante che ha chiamato, guarda caso, Stella dei Ghiacciai.

Cave du Vin Blanc

Tutto nasce quando il parroco di Morgex,  Don Bougeat, si impegna per radunare in un’unica sede produttiva i tanti piccolissimi vignerons della zona con il nome di  “Association des Viticulteurs”.

Venne fondata nel 1983  e ribattezzata in seguito  Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, insediatasi successivamente nella attuale sede di Morgex, tecnologicamente all’avanguardia.

Fui folgorato dal loro vino Ryon sin dalla mia prima visita del lontano 2004, quand’oggi scopro che quell’etichetta, tanto cara a Veronelli, non esiste più.

In compenso si è arricchita notevolmente con la linea  linea Spumante (che comprende 4 tipologie tra cui spiccano il Cuveè du Prince ma soprattutto  il Cuveè de Guides (ottenuto sperimentalmente in alta quota (a 2200 metri!!!!!) sul Pavillon du Mont Fréty, prima tappa, cioè, della  ascesa della funivia Sky Way Monte Bianco (detta l’ottava meraviglia del mondo) che  di fatto  ha reso possibile la realizzazione di una spumantaia proprio qui.

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In questa visita 2024 ho scoperto  Mines, un vino affinato a Costa del Piano nel comune di Cogne all’interno della miniera attiva fino a qualche tempo fa, a 1800 metri di quota,  una etichetta che appare da subito accattivante per i marcati sentori minerali.

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Cantina Ermes Pavese

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Non siamo stati fortunati a poter prenotare una delle classiche degustazioni che la cantina propone in casa o nella vigna a “le 7 scalinate” (vanno prenotate con congruo anticipo a causa del successo tributato dal pubblico).

Pagando un ticket vista l’abbondanza di cibo in abbinamento ma, con la sapiente guida di Ninive, secondogenita di Ermes, si sono degustati oggi  gran parte dei vini dell’azienda per avvertire nel bicchiere  i pendii e le nuvole basse, le nevicate profuse e il tepore dei pomeriggi tutti confinati…

Sono tutti monovitigno da Prie Blanc taglienti, ricchi di una acidità esclusiva.

Ma anche con una versione modulata dal legno  che la cantina ha voluto esprimere destinandogli l’affinamento in barrique.

Nathan il nome di al loro prodotto, come il primogenito di Ermes.

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GLI SPUMANTI DI ERMES

Discorso a parte meritano gli spumanti di Ermes Pavese, a partire dal loro prodotto  base, Esprit Fou, un fermentato in bottiglia di facile beva, che apre  alla  sequenza di etichette che portano tutte il nome del fondatore della cantina, seguito dal numero dei mesi passati sui lieviti prima della sboccatura XVIII-XXIV- XXXVI e XLVIII

Il mio acquisto del giorno è stato il   PAVESE XXIV (Metodo Classico, Blanc de Morgex et de La Salle Valle d’Aosta DOC) che si è presentato istantaneamente come espressione di punta  tra i migliori spumanti italiani.

Alla formazione del carattere del vino concorre la freschezza del vitigno, la tecnica scrupolosa in cantina ed il metodo classico “pas dosè” impiegato per realizzarlo.

Il Colore è giallo paglierino intenso e brillante e dotato di un fine e persistente  perlage.

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Nel calice si avvertono   imponenti i profumi di questo grande vitigno, forse l’espressione più identitaria della provincia di Aosta dall’alto dei sui 1000 metri in cui fruttifica : all’olfatto è  floreale, fruttato, franco,  accompagnato da profumi  che rimandano alla pera ed alla mela oltre a leggere note agrumate e balsamiche.

Al gusto è fresco, sapido, ottima  mineralità,  gradevosissima, e con una persistenza aromatica eccellente ed equilibrato nel suo complesso.

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DOVE COMPRARE

 

Espressione del territorio e del savoir faire dei vignerons sono anche le cantine private di la Maison Vevey Albert, Carlo Celegato e La Crotta de Meurdzie le cui visite, per ora, sono solo rimandate, ma di cui riporto i riferimenti.

 

 

Piero Brunet

Via Valdigne, 139
Tel. +39 0165 809 120
www.aziendabrunet.blogspot.com

 

Cave MontBlanc

Chemin des Iles, 31 – La Ruine
Tel. +39 0165 800 331
www.cavemontblanc.com

 

Ermes Pavese

Strada Pineta, 26
Tel. +39 0165 800053
www.pavese.vievini.it

 

Crotta de La Meurdzie

Viale del Convento, 1
Tel. +39 0165 808931

 

Carlo Celegato Azienda Vitivinicola

Fraz. Prévillair, 10
Cell. +39 335 6750546
c.cele@alice.it

 

Maison Albert Vevey

Fraz. Villair, 67
Tel.: +39 347 4351738
mariovevey@vievini.it

 

 

 

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