Qualche vino per le feste natalizie?

Aria di feste natalizie. In casa cominciamo ad ascoltare tutte le canzoni natalizie che sono moto popolari in Polonia, per esempio “Bóg się rodzi” (“Dio sta nascendo”) in polacco, ma anche quella “Stille Nacht! Heilige Nacht!” che è nota come Astro del ciel), però in tedesco e non in italiano, perché nella traduzione è stato cambiato il testo con parole che non hanno la stessa forza di quelle originali. Quel testo originale era stato scritto e letto in una chiesa strapiena proprio il giorno di Natale del 1816 dal giovane sacerdote salisburghese Joseph Mohr, assistente della parrocchia di Mariapfarr nel Lungau, per dare conforto e speranza alla popolazione prostrata dalle devastazioni e dalla miseria causate non solo dalle guerre napoleoniche, ma anche dalla spartizione del suo principato, smembrato dal congresso di Vienna. Mariapfarr aveva già sofferto parecchio sotto l’occupazione delle truppe bavaresi, ma si trovò di colpo senza possibilità di reddito perché il fiume Salzach, che era sempre stato il motore del suo benessere economico, diventò il confine di Stato tra l’Austria e la Baviera e non poteva più costituire il sostegno principale alla sua economia. In quei tempi così duri, il testo originario della quarta strofa di Stille Nacht! Heilige Nacht! assumeva un significato molto particolare, perché esprimeva un grande bisogno di pace, quella di cui abbiamo bisogno anche oggi, con le truppe italiane spedite ai quattro angoli del mondo in mezzo a guerre che non finiscono mai e il mediterraneo diventato terre di morte sulle sue sponde meridionali e orientali. Trasferito alla nuova parrocchia di San Nikolaus a Oberndorf, il 24 dicembre del 1818 il giovane sacerdote consegnò il testo della sua poesia all’organista Franz per comporre una melodia per due voci soliste accompagnate da coro e chitarra, cantata durante la santa messa di Natale davanti ai marinai e ai costruttori di barche e battelli del fiume Salzach, quelli che potevano capire meglio di chiunque altro il testo della quarta strofa.

Io non ho mai perso la speranza del riscatto da ogni guerra e dalla miseria e quando viene Natale e il pensiero va a quella canzone cantata ormai in tutto il mondo in 300 lingue, perciò allargo volentieri il borsellino (come tanti italiani, del resto) per ridurre almeno un po’ le sofferenze di quelli che ne sono le vittime dirette, ma rispetto anche le tradizioni popolari di famiglia e dei luoghi in cui adesso ho la famiglia, là dove c’è la neve in tutti quei paesini che assomigliano tanto a dei grandi presepi con le luci colorate. L’atmosfera e l’umore vanno rifocillate con dei buoni vini che però non devono far piangere il portafoglio, proprio per riappacificare la coscienza con il resto del mondo. Niente lusso, niente colpi di testa, ma qualità nella semplicità e nella moderazione. Non è impossibile. In tutta Italia, anche in Campania e nel Meridione, si possono cercare e trovare delle ottime bottiglie senza svenarsi. Vogliamo provarci?

Non è detto che ”minor prezzo = minore qualità”. Una volta avevo ricevuto i complimenti per iscritto (e i suoi numeri di cellulare) da Gino Veronelli per un articolo che avevo pubblicato su un vino che costava 2,61 euro alla cantina e 10 euro sulla tavola al ristorante in grandi bicchieri di cristallo che ne costavano senz’altro di più. Sono capaci tutti di consigliare vini anche troppo particolari e raffinati e con spese di produzione così elevati che è impossibile pensare di poterli acquistare a costi ridotti, se non sono dei falsi o dei fondi di magazzino mal conservati.

Ne avevo calcolato i costi minimi della preparazione di una bottiglia (escluso il vino, ma tutto compreso) in una ricerca che dimostrava il minimo tra 0,54 € e 0,98 € a seconda del peso del vetro e della qualità dei tappi e delle capsule per un impianto di imbottigliamento con una capacità di almeno circa 5.000 bottiglie. Non avevo tralasciato nulla. Comprendeva, infatti: bottiglia, tappo in sughero, capsula, etichetta, controetichetta, capsula, spese di vinificazione, pulitura, sterilizzazione, imbottigliamento a macchina, imballaggio, costo del lavoro diretto, ammortamenti capitale/impianti, spese generali per la gestione dell’impresa, costi indiretti totali, spese di amministrazione. L’annuario statistico del Corriere Vinicolo, edito dall’Unione Italiana Vini in collaborazione con l’Osservatorio del Vino e con l’Associazione Italiana Sommelier, ha calcolato il prezzo medio di un litro di vino fermo esportato (cioè almeno IGP o DOC), in 3,74 €/litro (pari a 2,81 € per ogni bottiglia da 0,75 l). Il minimo costo di trasporto è di 0,10 € a bottiglia e con l’IVA al 22% si arriva a un costo minimo da 4,21 € a 4,65 €. Se aggiungiamo Il margine del distributore e del venditore si superano i 5 €, quindi un buon vino non si può trovare a un prezzo inferiore.

Nel scegliere dunque dei buoni vini adatti alle feste e a prezzo conveniente ho tenuto conto di questo limite minimo, scartando quelli che hanno un prezzo uguale o inferiore a questo importo e cercando di non superare i 10 €. Vi proporrei perciò di passare delle buone feste in famiglia e con gli amici con alcune delle bottiglie seguenti:

Vini bianchi
Beneventano Falanghina, regione Campania, Tenuta Ponte.
Vini rosati
Cirò rosato, regione Calabria, Cantina Librandi
Vini rossi
Basilicata Rosso “S’Adatt”, regione Basilicata, cantina Michele Laluce
Vini dolci
Moscato di Pantelleria “Kabir”, regione Sicilia, cantina Donnafugata
Vini spumanti
Prosecco Extra Dry, regione Veneto, cantina Monteverdi
Metodo Classico
Franciacorta Brut Cuveée Imperiale, regione Lombardia, cantina Berlucchi

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