Il carretto passava e quell’uomo gridava…

…Gelati!

     Doppiata la boa della primavera nessuno è più in grado di resistere al dolce, gelido richiamo: cono o coppetta, la stagione del gelato è inconsolabilmente avviata, e basta aprire la porta del frigo per titillare le nostre avide papille. Questo a partire dal 1913, anno in cui veniva messo in vendita il primo frigorifero per uso domestico.

Questo vuol forse dire che fino a quel momento mai nessuno aveva provato il cremoso brivido? Non è esatto.

     Tutt’altro, pare che l’idea di gelato, vale a dire di una roba dolce e fredda, sia presente già nella Bibbia dove, i ben informati, giurano di aver letto di un Isacco offrire al padre Abramo latte di capra misto a neve, probabilmente ignaro che di lì a poco l’anziano genitore lo avrebbe immolato senza troppi scrupoli.

     Gli stessi ben informati ci raccontano -senza rischio di errore- che anche il Re Salomone (sì sì, proprio quello del Tempio -la cui costruzione si dice essere all’origine della tradizione massonica), era ghiotto di gelati, ma non meno di Alessandro Magno, ricordato per i suoi spuntini super nutrienti a base di neve mescolata a miele e frutta.

     I gelati erano conosciuti –ed apprezzati- anche dagli Egizi, popolo, com’è noto, rispettoso dei diritti umani, presso i quali un malcapitato schiavo era chiamato a sventolare h24 un peloso ventaglio all’interno di brocche d’argilla al fine di produrre gelo per evaporazione.

     Stesso procedimento era adottato dai popoli arabi che mescolando il succo della frutta alla neve ottenevano lo Sherbeth, il nonno del più contemporaneo sorbetto.

     Poteva mai mancare alla nostra disamina il bizzarro Nerone? L’imperatore romano, ghiotto di nivatae potiones spediva i suoi sottoposti fin sulla cima del Terminillo, dell’Etna e del Vesuvio costringendoli a discenderne con una quantità di neve sufficiente a banchettare frescamente per qualche settimana.

Con un salto temporale abbastanza audace arriviamo al secolo decimo sesto

     Arriviamo al toscano Bernardo Buontalenti cui viene attribuita l’invenzione del gelato come oggi lo conosciamo, o meglio, mangiamo: una ricetta che grazie a Caterina de’ Medici, moglie di Enrico II di Francia, inizia a fare il giro di mezza Europa fino ad arrivare ala corte di corte di Carlo I d’Inghilterra dove, da qual momento in poi, si inizia a pasteggiare a base di gelato alla crema, con latte o panna, una tale delizia per il palato da meritare un’egoistica esclusiva: pare infatti che stordito da tanta bontà il re allungasse congrue mazzette al cuoco pasticciere purchè si portasse la segretissima ricetta nella tomba.

     Da quel momento in poi il sorbetto (a base d’acqua) lascia naturalmente il posto al gelato (a base di latte) incontrando, come è facile immaginare, sempre più il favore delle masse e diffondendosi in maniera capillare, soprattutto Oltreoceano.

E’ al Nuovo Continente che si fa risalire l’uso del cono

     A quando cioè nel 1904 un gelataio di St. Louis, terminati i contenitori in cui serviva al pubblico i suoi prodotti, iniziò a distribuirli sulle cialde di wafer vendute al banchetto prossimo al suo.
gelato 5

     Dal cono allo stecco il salto è breve: nel 1948 vede la luce il primo gelato industriale della storia: il Mottarello (o Cremino, nella versione dell’architetto jugoslavo, Alfredo Wiesner, fondatore dell’Algida) un blocco di gelato al fiordilatte impalato e ricoperto di cioccolato dal signor Angelo Motta in persona, pioniere dell’industria dolciaria e uomo assai lungimirante, che ancora oggi tutti noi ringraziamo di cuore (e di gola).

Sarah Galmuzzi

One thought on “Il carretto passava e quell’uomo gridava…

  1. Marianna ha detto:

    Sia ringraziato il sign. Motta e Sarah Galmuzzi per la carrellata che ha solleticato la mia curiosità e il mio appetito 🙂 Marianna

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