“Sa Cardiga” – una piacevole sorpresa sarda a Roma Nord.
Di Giustino Catalano
Che Roma e Torino siano due enclavi che storicamente ospitano comunità sarde ormai radicate nel tessuto sociale è ormai un dato di fatto.
Ma, per fortuna di tutti, benché vi siano piccole contaminazioni locali, la matrice sarda resiste in tutti i locali che propongono cucina.
Così per puro caso, da appassionato di Sardegna e della sua cucina mi è capitato di soggiornare in un piccolo e accogliente B&B a Via Bomarzo – traversa della Flaminia Nuova con direzione Roma (L’antico Platano) – che condivideva parte del fabbricato con questo ristorante il cui nome è “sa Cardiga” ossia la graticola.
La sala principale, posposta rispetto al piano stradale in un bel giardino curato si sdoppia in due distinti spazi, uno esterno in veranda, che è il primo che si incontra entrando nello spazio esterno del locale, ed uno più ampio interno che culmina sul fondo con un vecchio camino- braciere che ricorda le case rurali patronali di fine ottocento. Ampio, lungo e alto che lascia presagire le quantità enormi di carni che può ospitare.
La cortesia e disponibilità dei camerieri, in un momento nel quale la sala patisce una disaffezione e carenza, merita sin da subito in questa recensione una menzione positiva.
Garbo, affabilità e disponibilità all’accoglienza sono tre dei molti requisiti che mi hanno colpito sin dalle prime battute. Quindi da subito complimenti alla sala.
Il menu strizza necessariamente un occhio alla cucina romana tradizionale e alle carni che spaziano dal localissimo abbacchio sino a costate mastodontiche di Black Angus e altre razze, maturate anche in dry age.
Ma in questa indispensabile scelta non mancano le firme di Sardegna a cominciare dal cestino del pane dove accanto a un pane bianco candido come i pani pintau svetta imperioso il pane carasau, palesemente fatto in casa, arrotolato su se stesso come un prezioso papiro, di un colore biondo affascinante e croccante e sapido come ce lo si aspetta. Pericoloso per chi attende e soffre patologie da “eccesso di carboidrato”!!!
Scelgo e ovviamente, come avevo già deciso in partenza, punto dritto senza esitazioni alle proposte sarde.
Mezza porzione di Culurgiones patate e menta in crema di fiore sardo.
Ottimi. Salsa setosa e saporita, forse lievemente coprente i culurgiones che, però, essendo particolarmente buoni riuscivano a farsi sentire con il sentore di menta in seconda battuta.
Per chi ancora non ha nel proprio novero questo piatto è bene che sappia che parliamo di un raviolone di pasta (di forma e dimensione simile a quelli orientali) ripieno di crema di patate e menta. Un boccone che già da solo è esaltante. Figurarselo in una crema di pecorino fiore sardo.
Poi è stato il momento del pezzo forte. Come lo definiscono gli stessi ristoratori, la specialità del loro menu: maialino cotto al camino con patate su letto di carasau.
Tenerissimo nelle carni ancora succulente e non asciutte con la cotenna di un croccante da salivazione assoluta. Ottime le patate cotte nella cenere, il tutto adagiato su un letto di pane carasau con un piccolo filo di olio extravergine di oliva davvero molto buono.
Accompagno il maialino con un bel bicchiere di Cannonau servito direttamente dai vini opzionati dalla casa che si avvale comunque di un’ampia scelta di vini non solo sardi.
E il dolce che fai? Non lo prendi?
Io in tutta sincerità lo avevo visto sin dall’inizio. Svettava lì imperioso nel menu. Seadas (al singolare Seada). Un raviolone ripieno di formaggio (una sorta di primo sale) fritto e poi condito con miele a filo.
Un dolce pastorale intenso e avvolgente.
Portate, acqua, coperto e calice di vino 45 euro, assolutamente ben spesi. Il locale è consigliato per chi ama sapori autentici e ha gusti semplici. Assolutamente da tenere fuori dalle proprie rotte se si è gastrofighetti.
Sa Cardiga
Via Bomarzo, 32, 00191 Roma RM
Tel. 06 3322 5065
Aperto tutti i giorni
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.