La tradizione centenaria della processione marittima in onore di Sant’Andrea continua ad affascinare la vivace città di Pescara, nonostante negli ultimi anni l’entusiasmo degli armatori e delle loro famiglie sia andato scemando per diverse ragioni.
Ogni ultima domenica di luglio, come avviene da lungo tempo, i pescherecci si radunano attorno al porto, sulla banchina Nord, e i cuori della comunità marinaia si riempiono di emozione e partecipazione in occasione della Festa di Sant’Andrea.
La tradizione di questa celebrazione risale ai primi del Novecento, quando la parrocchia dedicata a Sant’Andrea non esisteva ancora e i pescatori si radunavano a piedi dalla chiesa del Sacro Cuore al Largo Mediterraneo sul lungomare Nord. È qui che, sin dal 1987, si erge la Nave di Cascella, la quale funge da punto di partenza per l’imbarco del santo e l’avvio della solenne processione marittima.
A tracciare un suggestivo percorso storico di questa festa, in vista della sua ricorrenza annuale, è il professor Giacomo Fanesi, un ex insegnante di Materie Nautiche il cui legame con il mare è radicato nella sua famiglia di pescatori di Borgomarino Nord.
Una figura di riferimento per chiunque voglia approfondire l’aspetto storico e culturale di questa tradizione unica e affascinante.
“Padre Giovanni Moretta, già parroco di Sant’Andrea, aveva a cuore le tradizioni della marineria. Per avvicinare il borgo dei pescatori alla chiesa inizialmente portò quest’ultima in una casetta rossa nei pressi di Villa de Riseis. Poi, negli anni Sessanta contribuì alla costruzione dell’attuale parrocchia. Negli anni Cinquanta si impegnò alla realizzazione della Madonnina al porto, la statua in grado di proteggere i pescatori”, che fu inaugurata l’8 dicembre 1954.
L’attesa per la Festa di Sant’Andrea è palpabile nella città di Pescara, soprattutto quest’anno, quando la tradizionale conclusione degli eventi con lo spettacolo dei fuochi d’artificio ha rappresentato un momento di gioia e condivisione, dopo essere stato impedito negli anni passati a causa delle restrizioni causate dalla pandemia.
“Mi sono offerto volontario anche perché tengo molto alla tradizione di questa festa che, nonostante le difficoltà e gli inevitabili cambiamenti degli ultimi anni, rappresenta la festa della marineria”, ha precisato l’armatore Doriano Camplone, vicepresidente dell’Associazione Pesca Professionale intitolata a “Mimmo Grosso”, scomparso nel 2020 a causa del Covid.
La Domenica della festa, dopo la celebrazione della Santa Messa, prevista per le 10:30, il santo verrà portato al porto, sulla banchina Nord, e successivamente imbarcato sul peschereccio principale, che guiderà il corteo, seguito da altre imbarcazioni, lungo la costa.
Durante la processione, come da consolidata tradizione, verranno gettate le corone in onore dei caduti del mare, un atto di commovente riconoscenza per coloro che hanno perso la vita nel corso delle attività marittime.
Quest’anno, la processione sarà particolarmente significativa poiché verrà dedicata una corona speciale a Marco Di Giovanni, un giovane di soli 19 anni, figlio di un armatore, tragicamente scomparso in un incidente avvenuto tra il 27 e il 28 giugno scorsi. Questo gesto rappresenta una toccante testimonianza di solidarietà e vicinanza alle famiglie che hanno subito perdite nel mondo marinaro.
“Ho da sempre considerato, nei ricordi della mia infanzia, la domenica in onore di Sant’Andrea una giornata speciale dell’anno”, ha spiegato Doriano Camplone. “Il pranzo sulla barca, il bagno e i tuffi al largo, in attesa della partenza dei pescherecci. Negli ultimi anni le barche che decidono di partecipare al corteo sono sempre meno, per diverse ragioni legate principalmente alle criticità del porto, ma assieme al comitato non mi tiro mai indietro perché credo che questa festa debba essere salvaguardata”.
“Molte cose sono cambiate negli anni”, per Giacomo Fanesi, che ricorda la rivalità tra le due marinerie, nord e sud, “espressa in modo particolare ma allo stesso tempo simpatico proprio nei giorni della Festa di Sant’Andrea”.
“Il giorno più bello per me era quello del venerdì, quindi quando ci si preparava a festeggiare. Poi i momenti clou erano quelli dei giochi: il palo della cuccagna, la corsa dei battelli e quelle dei maccheroni e dei sacchi. Competizioni divertenti tra le due marinerie della città. Ora questi momenti ludici non ci sono più e l’atmosfera di un tempo si è persa, anche perché manca il ricambio generazionale. Nei tre giorni di festa ricordo anche che in casa mia si mangiava la carne, cibo per noi eccezionale. Il pesce lo lasciavamo agli ospiti, ai cittadini pronti a degustare la frittura, un tempo garantita dai marinai che lasciavano un po’ del pescato fresco proprio per la festa”, aggiunge Fanesi.
“Ora, con le normative europee che impongono vari divieti, è più difficile avere grandi quantità di calamari o totani, in particolare”, ha precisato Camplone. “Merluzzo e triglia per la frittura non mancano, ma c’è carenza di totano, mangiato dal tonno, soprattutto quest’anno”.
“Nei tre giorni di festa, in famiglia, abbiamo comunque sempre cercato di preparare le ricette più apprezzate, soprattutto per la giornata di domenica, quando accogliamo sempre degli ospiti. Brodetto, rigatoni con le code di scampi e con le cozze i nostri piatti per Sant’Andrea. Poi c’è anche chi cucina pesce arrosto in barca”, ha concluso.
Le foto storiche che testimoniano la ricchezza e l’autenticità di questa antica festa rappresentano un patrimonio prezioso da preservare e tramandare alle generazioni future.
Questa celebrazione unica continua a incarnare l’identità e la forza della comunità marinaia di Pescara, unendo fede, cultura, e tradizione in una festa indimenticabile.
di Sara Del Vecchio