Santu Lussurgiu, il paese dell’”abbardente”
- Il Montiferru
- Santu Lussurgiu
- Un santo guerriero
- La sua storia
- Michele Obino e “sa sarda rivoluzione”
- Luoghi e tesori
- I templari e San Leonardo de siete fuentes
- Le cascate di “sos Molinos”
- Le Feste
- Ardie in onore del Martire guerriero San Lussorio
- “Cantu a Cuncordu”
- Le attività
- Il coltello: “sa lussurgesa”
- L’”abbardente”:
- Un distillato e la sua storia
- Come si fa l’abbardente?
- Acquavite, grappa, abbardente: Qual è la differenza?
- Classificazione “PAT”
- Distillerie Lussurgesi
- Chi siamo
- Un ponte tra tradizione e innovazione
- Una crescita creativa
- Artigianalità
- Tradizione
- I Prodotti
Il Montiferru
è una regione della Sardegna collocata a nord di Oristano che prende il nome dal massiccio di origine vulcanica Monte Ferru.

I comuni che ne fanno parte sono: Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe e Sennariolo.
Il complesso vulcanico creò con le sue eruzioni il vasto altopiano di Abbasanta caratterizzato da terreni basaltici.
Si tratta di un’area coperta da fitti boschi e dalla grande abbondanza di sorgenti.
È una zona agricola abitata fin dalla preistoria, come dimostra la città di Cornus, la cui parte costiera è caratterizzata da falesie, come quelle di S’Archittu, e da scogliere basaltiche,
Santu Lussurgiu
il nome, in lingua sarda è “Santu Lussurzu”, riflette il culto del soldato Lussorio che qui predicò, martirizzato nel 303 o nel 304 sotto l’imperatore romano Diocleziano, ed in seguito fu santificato.
E’ un tipico paese medievale che si estende dal versante orientale del Montiferru fino all’altipiano di Abbasanta, una zona caratterizzata da sugherete, fitti castagneti e lecceti alternati a pascoli e numerose sorgenti.
Il paese si sviluppa all’interno di un’antico sito vulcanico inattivo.

Un santo guerriero
Secondo la tradizione, San Lussorio in latino Luxorius o Luxurius, chiamato anche San Rossore dai Pisani, era un soldato pagano che si convertì al Cristianesimo.
Incarcerato durante le persecuzioni di Diocleziano, si rifiutò di abiurare e venne decapitato il 21 agosto di un anno non precisato presso Forum Traiani, oggi Fordongianus.
Si suppone che le reliquie siano state poi traslate a Cagliari.
Ne rivendicano il possesso anche la chiesa di Pavia e la chiesa di Pisa.
Forse dopo il trasferimento a Cagliari, parte delle reliquie è rimasta in città, parte traslata a Pavia da Liutprando, ed il resto portato a Pisa.
La sua storia
l territorio di Santu Lussurgiu è frequentato fino da epoche prenuragiche, considerate le domus de janas ed anche alcuni Dolmen.
Numerosi sono i nuraghi, tra questi quelli di Onna e di Pircu le Tombe dei Giganti e alcuni pozzi sacri.

Il passaggio dei Romani è attestato anche da resti di terme.
Secondo le testimonianze di alcuni storici, intorno all’anno 1000 alle falde del Montiferru, grazie alla presenza di acqua delle sorgenti, si formò un villaggio attiguo alla chiesa dedicata a S. Lussorio, oggi chiamata Santa Croce, il cui altare, fu consacrato nel 1185 dal vescovo di Bosa.
Nel corso dei secoli, personaggi nobili della chiesa, della politica hanno dato prestigio al paese.
A partire dal 1478 il paese fu animato dall’arrivo dei Frati Minori Osservanti e soprattutto dalla figura importante di San Bernardino da Feltre.
Principalmente con i moti antifeudali (1796-1803) guidati da Giovanni Maria Angioy di Bono, Santu Lussurgiu si fece notare nel Regno Sardo Piemontese.
Nel 1974 viene trasferito dalla giurisdizione della provincia di Cagliari a quella di Oristano, dopo la sua creazione.
Michele Obino e “sa sarda rivoluzione”
Don Michele Obino (Santu Lussurgiu, 19 gennaio 1769 – Parigi, 6 gennaio 1839) è stato un rivoluzionario del Regno di Sardegna, tra i protagonisti dei moti rivoluzionari sardi.
Di ideali illuministici e fra i protagonisti delle rivolte antifeudali in Sardegna, ospitò l’amico Giovanni Maria Angioy durante la sua fuga a seguito del fallimento della sollevazione popolare.
Fu processato con l’accusa di essere fomentatore dei tumulti a Sassari e di aver fatto circolare libri rivoluzionari.
Fu costretto alla macchia fra le foreste del Montiferru e costretto quindi a fuggire in Francia.
Gli studi di Adriana Valenti Saboure, studiosa italiana residente in Francia, sono tra le ricerche più importanti su “sa sarda rivoluzione“ e diversi i volumi su questo tema dal lei pubblicati.
Tra questi il volume “rivoluzionari sardi in Francia”, frutto di una meticolosa ricerca d’archivio e della rivisitazione di nuove ed inedite fonti storiche.

Luoghi e tesori
L’abitato, che si rivelerà un vero e proprio scrigno di tesori, è disposto ad Anfiteatro entro un cono di origine vulcanica, ha conservato la sua impronta rurale, senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi.
In tutto il centro storico si è conservato l’acciottolato che costituisce una peculiarità e una ricchezza del paese.
Le vie sono strette e spesso in ripida pendenza, le automobili possono trafficarle solo per alcuni tratti.
Varie gli edifici di culto presenti: la Chiesa di Santa Croce, in origine intitolata a San Lussorio di cui custodiva le reliquie; Chiesa di Don Bosco, recentemente restaurata; Chiesa della Madonna del Carmine; Chiesa di San Leonardo de Siete Fuentes; Chiesa di Santa Maria degli Angeli; Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo.
I templari e San Leonardo de siete fuentes
Da Santu Lussurgiu un bel sentiero ad anello collega l’abitato alla frazione di San Leonardo de Siete Fuentes, dove si trova la chiesa di San Leonardo di Noblac.

Il borgo e la chiesa sono stati luoghi importanti per gli Ordini equestri medievali, inclusi i Templari e, successivamente, i Cavalieri di Malta.
Qui sgorga da sette fontane, dando dare il nome alla borgata di San Leonardo, un’acqua oligominerale di sorgente dalle eccezionali proprietà organolettiche.
Nel tempo, ricchissimo patrimonio naturale boschivo presente ha fatto si che il parco fosse incluso nella rete regionale dei “Giardini Storici di Sardegna”.
Le cascate di “sos Molinos”
Sono il confine amministrativo tra Santu Lussurgiu e Bonarcado.
Disposte sul rio Sos Molinos, precedute a monte da laghetti naturali chiamati Foios, il salto principale misura 15 metri.
Sono da qui accessibili i resti delle strutture di epoca preindustriale che ospitavano mulini e gualchiere (macchine idrauliche usate per la follatura dell’orbace).
La cascata si getta in un laghetto artificiale ottenuto sbarrando il corso del rio pochi metri più a valle.

Le Feste
Sa Carrela ’e Nanti, una corsa a cavallo “a pariglia” tra le più spericolate dell’isola che si svolge a carnevale.
La domenica di Carnevale i primi cavalieri, tutti rigorosamente lussurgesi ed abbigliati con il costume tradizionale, si presentano a S’Iscappadorzu, il punto in cui avrà inizio la manifestazione.
L’abilità dei cavalieri si manifesta nel conciliare la loro la maestria equestre, l’assetto durante la corsa, la compostezza dei cavalli lungo il tortuoso percorso.

Ardie in onore del Martire guerriero San Lussorio
In segno di devozione per il Martire guerriero San Lussorio si svolgono due “Ardie”: quella del Sacro Cuore di Gesù e quella di San Lussorio.
L’Ardia è una manifestazione equestre nella quale i cavalieri rappresentanti le forze del bene dovranno guidare la galoppata contro quelle del male.
Ardia, infatti, è un termine che deriva dal verbo “bardiare”, che in lingua sarda logudorese significa proteggere ossia fare la guardia.

“Cantu a Cuncordu”
Si tratta di un canto tradizionale a voci maschili che a Santu Lussurgiu ha una tradizione fra le più importanti dell’isola.
In ordine crescente di tonalità le parti prendono il nome di Bassu, Contra, Oghe, Cuntraltu.
I canti intonati in sardo o latino sono di tipo laico o religioso a seconda dei contesti.
Nel mese di febbraio si tiene la manifestazione Cantigos in Carrela.

Le attività
Basa la sua economia soprattutto sulle attività agro pastorali ed industriali.
Il perno dell’economia locale è l’agricoltura.
Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, ortaggi, foraggi, vite, olivo, frutteti e agrumi, castagne (che sono state una voce economica molto importante nel passato e che si cerca di promuovere nuovamente).

Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini tra i quali il Bue Rosso, bovino di razza sarda allevata al pascolo brado.

Il settore artigianale è molto sviluppato ed ha svolto un’attività di supporto a quella agro-pastorale.
Fiorente è l’attività legata alla lavorazione dei tessuti, del ferro battuto, del legno, dei coltelli, delle selle e finimenti per cavalli e dell’Abbardente, distillato prodotto sul territorio fin da tempi antichissimi.
Prodotto tipico è il Casizolu un formaggio di latte vaccino a pasta filata ottenuto tipicamente dal latte delle vacche di razza sardo-modicana, ossia il Bue Rosso.
Il coltello: “sa lussurgesa”
I coltelli tradizionali sardi si suddividono in tre categorie di base:
- sa leppa, ovvero il coltello a manico fisso ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini;
- il coltello a serramanico (chiamato nel nord sa resolza e nel sud s’Arresoja);
- sa Còrrina, che è il coltello più semplice e antico, che presenta una lama fissa a foglia d’ulivo e manico in corno di capra, ed è usato tipicamente dai pastori.
Il coltello di Santu Lussurgiu detto “sa lussurgesa” appartiene alla categoria “sa leppa”, è un coltello con la punta particolarmente acuminata.
Abitudine diffusa in Sardegna, soprattutto tra gli uomini, è di offrire in dono uno di questi coltelli.
Questo gesto ha un significato molto profondo: oltre a essere un gesto di grande amicizia, è un auspicio di un felice futuro, poiché serve a tagliare tutti i rami secchi del passato e concentrarsi sul futuro.

L’”abbardente”:
L’abbardente o “filu ferru” è simbolo d’ospitalità in Sardegna.
Praticamente in qualunque casa si vada sarà molto difficile che non venga offerto un bicchierino di questa eccellenza isolana, che rappresenta un pezzo di storia importante per il paese di Santu Lussurgiu.
E’ un’acquavite di vinaccia, mista a un po’ di vino che si ottiene attraverso un processo di doppia distillazione a temperatura controllata.
Le vinacce, sottoprodotto del processo di vinificazione, vengono stoccate e poi trasportate presso le distillerie dove vengono sottoposte al processo di doppia distillazione con appositi alambicchi.
Il corpo del distillato viene conservato in botti di rovere e sottoposto ad un periodo di stagionatura di 1 anno.
Trasparente come l’acqua, ardente come il fuoco, per questo viene chiamata anche “abbardente” o “accuardenti”.
Il termine “filu ferru” viene usato soprattutto nella zona meridionale.

Un distillato e la sua storia
Una storia lunga e travagliata di cui il nome Filu Ferru (fil di ferro) riassume alcuni dei passaggi più particolari.
Ci fu un tempo, infatti, in cui la libera distillazione casalinga a scopi commerciali venne vietata sottoponendo la produzione di distillati ad autorizzazione e tassazione.
Per aggirare le nuove regole, i piccoli produttori sardi cominciarono a distillare la propria acquavite in gran segreto.
Sovente erano le donne della famiglia ad occuparsi di tutte le operazioni.
Fu così che alambicchi, fiaschi, damigiane, bottiglie piene di grappa sparirono nascosti sottoterra.
Per facilitarne il ritrovamento in momenti successivi, molti legavano del fil di ferro ai contenitori occultati facendone spuntare un capo dal terreno.
La produzione di acquavite sull’isola era diffusa almeno dalla fine del XIX secolo, le origini sono in realtà ancora più antiche anche se di difficile collocazione temporale.
Il gesuita Francesco Gemelli nel 1776 narra di come a Santu Lussurgiu si producesse una grande quantità di acquavite.
Nella cittadina nel 1839 c’erano 40 distillerie e questo lo rendeva il secondo paese in Sardegna per numero di alambicchi in funzione.
Francesco Maria Porcu, magistrato di Santu Lussurgiu, nel suo “Ricordi” racconta che nel suo paese veniva prodotto vino in abbondanza che, in parte, veniva distillato dando vita ad una prelibata acquavite.
Tutte le prime testimonianze riguardanti la produzione di acquavite sembrano fare riferimento al borgo storico di Santu Lussurgiu dove oggi le Distillerie Lussurgesi portano avanti questa antica tradizione e tentano anche di recuperarne anche un’altra, quella della produzione del Cognac di Sardegna, un’acquavite di vino invecchiata in botti di rovere.
L’agronomo di Santu Lussurgiu Nicolò Meloni mise in pratica le proprie conoscenze in materia di distillazione e le applicò a livello industriale producendo un’acquavite ed un cognac che in poco tempo ottennero numerosi riconoscimenti.
Un antico alambicco della sua distilleria è custodito presso il Museo della Tecnologia Contadina di Santu Lussurgiu.
Come si fa l’abbardente?
Come per i vini, anche per i distillati sono le uve a conferire alle bevande le qualità gustative ed olfattive che le contraddistinguono ed i differenti vitigni utilizzati a donare le diverse peculiarità.
In Sardegna per la distillazione vengono impiegati sia il vino (più raramente), che le vinacce derivanti dal processo di vinificazione delle più pregiate uve del territorio.
Come già accennato il “filu ferru” si ottiene attraverso un processo di doppia distillazione: nell’alambicco si mettono le vinacce con un po’ d’acqua attendendo che questa miscela vada in ebollizione.
I vapori alcolici esalati dalle materie prime danno origine al prodotto finale.
Quando la miscela alcolica inizia a bollire si formano i primi vapori alcolici, le cosiddette teste che vanno scartate.
Si arriva poi alla temperatura di 78’ separando il prodotto “pulito”.
La gradazione alcolica finale deve rimanere tra il 42 e il 45 % vol.
Nelle produzioni tipiche casalinghe si usavano le bucce dell’uva dopo aver fatto il vino, queste avevano ancora dell’alcool e venivano miscelate con l’acqua e distillate.
Davano vita ad un prodotto chiamato acquavite di vinaccia o grappa in italiano, questo in Sardegna è chiamato “filu ferru” o abbardente.
Il prodotto va poi affinato almeno sei mesi in cisterna per ottenere il distillato e minimo per un anno nelle botti che possono essere di rovere o di castagno.
Molti produttori amano anche aromatizzare la bevanda con varie essenze tipiche dell’isola come fiori di corbezzolo (aithu), genziana (ansiana), finocchietto selvatico (mata faua).

Acquavite, grappa, abbardente: Qual è la differenza?
- la grappa è un’acquavite di vinaccia (buccia e semi dell’uva rimasti dopo la pigiatura) prodotta esclusivamente in Italia.
- l’acquavite è invece un termine generico per indicare un distillato ottenuto da materie prime diverse come il vino (brandy), i cereali (whisky) o le frutta. E’ solitamente riferito a un distillato di uva intera o di mosto fermentato.
- abbardente è il nome sardo della grappa e viene realizzato utilizzando esclusivamente vinacce e vini sardi.
Classificazione “PAT”
L’abbardente è riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura “Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT)”.

Si tratta di prodotti a cui viene riconosciuta una tradizione importante e che caratterizzano un territorio.
E’ un marchio di proprietà del Mipaf al di fuori delle certificazioni DOP e IGP, destinate ad aree geografiche più grandi.
Per poter essere riconosciuto come PAT, il prodotto deve derivare da una tradizione riconosciuta di almeno 25 anni.

Distillerie Lussurgesi
Nel cuore pulsante di Santu Lussurgiu, dove le antiche pietre raccontano storie di secoli, sorge l’azienda Distillerie Lussurgesi, un gioiello che incarna l’anima autentica della comunità lussurgese.

Dalle parole di Carlo Pische, “Abbardentaiu” , fondatore delle Distillerie Lussurgesi:
“Come azienda siamo nati nel 2003: ho voluto riprendere questa tradizione che era stata messa in soffitta, per una motivazione identitaria, di orgoglio per ciò che era esistito ma non c’era più. Anche perché spesso si abusava del termine “filu ‘e ferru” e si trovavano nei negozi prodotti che non erano sardi. Per questo ho voluto rimettermi in gioco. La qualità della materia prima è fondamentale. Se si usa un vino con difetti organolettici, si otterrà un’acquavite con difetti organolettici. L’alcool non fa altro che esaltare pregi e difetti della materia prima».
Chi siamo
Dal 2003, anno in cui ha preso vita, questa impresa familiare, non ha solo risvegliato una tradizione di distillazione quasi dimenticata da un secolo, ma l’ha trasformata in un inno alla memoria e all’innovazione.
Nascoste tra le pieghe di un paesaggio mozzafiato, sul versante sudorientale del Montiferru, queste distillerie diventano il ponte tra il passato glorioso di Oristano e la bellezza incontaminata di Bosa.
Qui, sotto un cielo che racchiude la storia della Sardegna, l’Abbardente e il Brandy Lussurgesi vengono creati non solo come prodotti, ma come custodi di un’eredità secolare, testimonianza viva di una tradizione che ha attraversato i tempi.

Un ponte tra tradizione e innovazione
Ogni dettaglio è un affresco che narra la storia e l’identità del territorio di origine.
In questo laboratorio artigiano il tempo sembra sospeso, avvolto nei profumi intensi e nelle atmosfere di epoche lontane, un viaggio sensoriale tra ricordi e sogni.
Qui, la scelta di aderire a metodi di produzione manuali non è solo una pratica, ma un vero atto di fedeltà alle radici.
Ogni gesto, ripetuto con cura e dedizione tra gli alambicchi luccicanti e le botti di rovere, è un ponte tra passato e presente, dove la tradizione e l’originalità si fondono in un abbraccio di sapori unici.
Custodi di un sapere antico, un patrimonio che si rinnova costantemente.
I prodotti sono come poesie liquide, dove la tradizione di un tempo incontra il sapere di ieri per tessere una tela di aromi e gusti nell’oggi creativo.
L’acquisizione della nuova sede presso l’antico caseificio EXCO permetterà la realizzazione di nuovi progetti e di allargare la proposta con ulteriori nuove produzioni.

Una crescita creativa
Il focus dell’azienda risiede nel desiderio forte e determinato di restituire conoscenza ai più piena visibilità oltre confine di una produzione un tempo rinomata, sforzo quotidiano di recupero di una esperienza maturata e migliorata nei secoli.
Ecco che le Distillerie Lussurgesi si caratterizzano di una produzione forte e autentica fatta di distillati di vino abbardente, di liquori e di brandy.
A questi si aggiungono altre specialità, frutto di una crescita creativa che evolve con la passione e con la presenza sul mercato di prodotti di pregio: i Lussurgesi, cioccolatini con crema all’acquavite, Monterra, dolce farcito con uva passa e crema di cioccolato all’acquavite, Judu liquore di bacche di mirto.

Artigianalità
Nelle Distillerie Lussurgesi tutto avviene come un tempo e nulla è lasciato al caso.
I laboratori profumano di un’epoca passata, l’atmosfera accoglie il piacere di un lavoro quotidiano fatto di cura e autenticità.
La produzione è, in ogni sua fase, volutamente manuale e regala quel valore aggiunto a una tradizione immutata.
L’ attenzione al processo di distillazione è primaria perché rivela la più vera ricerca.
Ecco perché è protagonista ancora oggi il metodo discontinuo con alambicchi in rame alimentati a vapore.
L’esperienza dei maestri distillatori, sempre presenti, permettono di dare vita a un distillato diverso che sprigiona sapori e profumi coinvolgenti, duraturi e raffinati.

Tradizione
La filosofia delle Distillerie Lussurgesi risiede nella potenza del sapere antico e nell’ attenzione alle materie prime utilizzate e ai processi di lavorazione che rivolgono lo sguardo alla passione creativa che contraddistingue gli anni di ieri e di oggi.
Nascono così i pregiati distillati di vino, i liquori, gli amari e il più noto brandy.
Nulla si perde nelle Distillerie Lussurgesi e gli scarti della produzione del vino si trasformano in un tesoro: distillati dal gusto elegante, unico e di alto pregio.
Le Distillerie Lussurgesi preferiscono una scrupolosa selezione della migliore materia prima lavorata, nel rispetto del processo tradizionale dei fondatori e perfezionato nel tempo.
Il sapere delle Distillerie Lussurgesi si tramanda sino ai giorni nostri con prodotti da gustare sorso dopo sorso.

I Prodotti
I liquori
Una selezione di liquori che vengono prodotti a partire da mirto, melograno e altri frutti raccolti a mano con grande premura e portati a piena maturazione attraverso una macerazione di varie settimane.
Una lunga tradizione fatta di antiche ricette, ingredienti naturali e tanta passione.

I distillati
Distillati prevalentemente vini bianchi freschi e da varietà a bacca rossa, scelti per la loro struttura e per le loro qualità organolettiche.

L’abbardente di Santu Lussurgiu vanta radici lontane nel tempo; le prime testimonianze di un’attività distillatoria a Santu Lussurgiu risalgono agli anni settanta del 700 spagnolo.

Le specialità
Brandy con sette anni di affinamento in botti di rovere distribuito in eleganti cofanetti in legno.
ll Brandy di Sardegna “De Monterra” si appresta a proseguire il percorso di una tradizione prestigiosa, quella ottocentesca del Cognac di Nicolò Meloni di Santu Lussurgiu il quale conquistò fama internazionale.

I dolci
Il rispetto per le antiche tradizioni e la spinta innovativa sono i pilastri della filosofia aziendale delle Distillerie Lussurgesi.
Valorizzare ed esaltare tecnica, fantasia e creatività sono da sempre l’obiettivo e l’aspirazione dell’azienda.
Specialità originali come i “Lussurgesi” cioccolatini con ripieno all’abbardente, e “Monterra” dolce farcito con l’uva passa e crema di cioccolato all’abbardente ne sono un esempio.
Distillerie Lussurgesi
Vendita e degustazione
Via Molinu Entu 10
09075 Santu Lussurgiu (OR)
0783 390514
info@abbardentes.com
Disponibile la vendita on line sul sito.





