Seppie al limon

Questa ricetta rispecchia il mio stato d’animo attuale che è alla “sanfasò”, per dirla alla Camilleri, nel senso che è una ricetta “a come viene”, nata per caso, ma non tanto, con una voglia particolare e naturale di freschezza e leggerezza.

Il titolo richiama uno dei miei numi tutelari culturali che è Paolo Conte ed in particolar modo una sua canzone intitolata “Gelato al limon”.

Mi sono ritrovata a farla un giorno che, come la signora in giallo del macchinone con Ambrogio alla guida di una nota e vecchia pubblicità, avevo voglia di qualcosa di buono ma non le solite cose.

Così presi delle seppie e per non farle imbottite al forno, o con la pasta magari utilizzando il loro splendido nero o i classici anelletti fritti, decisi di dare un tocco nuovo e diverso.

Ingredienti per 4 persone:

  • un chilo di seppie;
  • un limone;
  • prezzemolo;
  • un peperoncino;
  • una manciata di pan grattato.

Pulizia

     Dopo aver pescato e lottato con un calamaro gigante che voleva impossessarsi della vostra preda in quanto riteneva di averla veduta prima di voi, cercate di vincere la battaglia e di portare il bottino a casa, altrimenti sarà il calamaro ad illustrarne la ricetta e, di conseguenza, voi non potrete realizzarla e nemmeno leggerla per obiettare eventuali imprecisioni.

     Quindi molto dipende da voi e dal vostro piano di pesca. Io semplicemente le compro in pescheria. Voi, se non vi fidate del vostro pescivendolo, fate come vi ho consigliato.

     Pulitele senza farvi male e disinnescate la “bomba inchiostro” cercando di recuperare la sacca che lo contiene così dopo per dispetto del vostro nemico, vi preparate una bella “calamarata” al nero di seppia.

Gettate l’osso (non risulta essere tanto digeribile) e dopo aver pulito quel poco che vi è rimasto, tagliatelo a listarelle.

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Preparazione

     Precedentemente avrete sicuramente messo a riscaldare una padella con dell’olio e dell’aglio (mica vi devo dire tutto io!!!) e quando vedete che l’aglio inizia a carbonizzarsi, vi consiglio di buttare via tutto, di pulire la padella e di ricominciare il procedimento daccapo.

     L’aglio di solito io lo preferisco in camicia che ritengo sia meno soggetto alla bruciatura immediata e perché rilascia il suo sapore delicatamente. Poi… de gustibus…fate come ve pare. Lasciate scivolare dal tagliere le listarelle di seppie nella padella e correte al tavolo di lavoro per tagliare a rondelle un limone non prima averne grattugiato la scorza per aumentarne il sapore deciso delle seppie e poggiatele nella padella assieme alle listarelle che intanto stanno sprigionando il loro liquido.

     Un peperoncino fa sempre bene lasciarlo cadere nella padella distrattamente e di nascosto… Anche il prezzemolo tritato va aggiunto in questo momento.

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Attendete per un quarto d’ora/venti minuti, meditando sulle vostre terrene sfortune, ricordandovi ogni tanto di dare una “girata” a quel guazzabuglio che sta cuocendo in padella e quando vedrete le vostre listarelle oramai irriconoscibili, vuoi perché vi siete distratti, vuoi perché la seppia era ancora viva e approfittando del vostro sguardo assorto in altre faccende, è scappata via, prendete una generosa manciata di pan grattato e copritele.

     Spegnete il gas e mettete il coperchio che il diavolo vi ha fornito perché siete sfaticate e lasciate riposare un cinque minuti.

     Impiattate, decorate con dell’aceto balsamico (io ho usato della glassa) e sedetevi a tavola felici.

     Questo piatto vi renderà gioiosi e soprattutto renderà contento il ristoratore sotto casa dove dopo andrete a mangiare e ricordatevi di non fidarvi mai di un cuoco magro!

di Giancarlo Aquino

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