Tre Bicchieri Gambero Rosso – un resoconto e un viaggio tra le eccellenze italiane nel calice

Tre Bicchieri Gambero Rosso – un resoconto e un viaggio tra le eccellenze italiane nel calice

Tre Bicchieri Gambero Rosso – un resoconto e un viaggio tra le eccellenze italiane nel calice

A un mese di distanza dalla premiazione più attesa dell’anno, vi raccontiamo alcuni assaggi tra i premiati con i Tre Bicchieri di Gambero Rosso, in occasione dell’evento che si è svolto nella prestigiosa sede del Palazzo delle Esposizioni a Roma, il 13 ottobre.

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Un record che vale la pena ricordare è ben 52 cantine premiate per la prima volta con il massimo del riconoscimento.

Le storiche si ricordano grazie a un interscambio generazionale che ha portato in netta crescita la qualità, altre artigianali si sono fatte notare grazie alla rivalutazione degli autoctoni.

In rapida successione, tra le novità partiamo con la Toscana, seguita da Piemonte, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Molise.

I bianchi premiati hanno in comune per lo più lavorazioni in acciaio e bella figura hanno fatto i rosati mentre sui rossi ricordiamo il merito a Schiava, Grignolino, Ciliegiolo e Schiopettino.

Diamo inizio alle danze con il Friuli-Venezia Giulia, zona di bianchi per eccellenza. Assaggiamo Cantina Produttori di Cormons, Collio da Uve Autoctone, 2022, quindi Friulano, Ribolla e Malvasia in percentuali variabili, a seconda dell’annata.

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Un vino molto autentico.

Tenuta Borgo Conventi viene premiata con Collio Bianco Luna di Ponca 2021, sorprende per la freschezza con bouquet di limone che si affaccia a sentori avvolgenti di crosta di pane, in bocca si esprime con grande acidità, persistenza, sapidità.

Bella interpretazione delle qualità del Collio.

La Toscana domina con 91 vini premiati, capofila di un export a livello internazionale che vince grazie anche alla forza del Veneto e del Piemonte.

Quello che colpisce è la voglia di rinnovarsi e di portare in luce le differenze da zona a zona, dalla Maremma al Chianti Classico a Montalcino.

Proprio di questa area parliamo se nominiamo Argiano, storica azienda, che viene premiata con il Brunello di Montalcino Vigna del Suolo, 2019, vino equilibrato, intenso, memorabile, grazie anche a un’annata eccellente.

Per la Sicilia abbiamo assaggiato Etna Bianco Muganazzi 2022 di Graci, dove si raccolgono eleganza e finezza, per un’azienda che ha esaltato i vari cultivar in base alle zone, alle esposizioni e ai terroir.

Sentori di pesca bianca, ginestra, erbe officinali, in bocca rimane molto verticale, nevrile, acidità con tessitura appagante.

Etna Rosso Qubba 2022, Monteleone, cantina condotta dalla giovanissima Giulia che grazie al marito Benedetto Alessandro, uno degli enologi siciliani più talentuosi, nel giro di pochi anni ha portato il nome ai vertici.

Vino elegante dai delicati toni floreali, note balsamiche diffuse sul finale, per un palato molto slanciato.

Tre Bicchieri Gambero Rosso – un resoconto e un viaggio tra le eccellenze italiane nel calice

Perricone Ribeca 2019, Firriato, lavoro di cesello infinito, adesso l’azienda è guidata dalla giovane di famiglia, Irene, che porta in questo vino tanta eleganza e personalità. Rosso rubino intenso, viaggia su note scure di prugna e violetta, eleganti sfumature mediterranee.

I tannini sono setosi, molto lungo e persistente.

Traghettiamo verso la Sardegna con Vermentino di Gallura Superiore Pitraia Monogram, 2021, Tenute Gregu, vino che esce a tre anni dalla vendemmia, i terziari hanno una certa intensità, in bocca è una beva energica. Può aspettare qualche anno, non teme il tempo che può solo migliorarlo.

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Per il rosso, Cantine Sedilesu che vince con Cannonau di Sardegna Doc 2022, Ghirada Zì Spanu, vinificato dal giovane enologo Andrea Sedilesu, le uve arrivano dalla vigna Zì Spanu, tra Mamoiada e la zona rurale, le note sono le tipiche di frutta rossa matura, spezie essiccate, macchia mediterranea, il tannino è deciso e molto equilibrato.

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Arriviamo in Puglia con Primitivo di Manduria Raccontami 2022, Vespa Vignaioli, al naso note di spezie dolci, ha un palato avvolgente e il finale grintoso, molto lungo.

L’azienda conta diversi vigneti tra Manduria e Salice Salentino, su suoli argillosi e sabbiosi. La ricerca coinvolge vini che siano bevibili e freschi, per un’agilità più immediata.

In centro Italia arriviamo in Abruzzo

Trebbiano d’Abruzzo Superiore Spelt 2022

La Valentina, racchiude le due anime di un vino

L’appenninica e l’adriatica, molto affascinante, complesso ma senza essere pesante, una vivezza di acidità impressionante, sentori di fiori di campo e spezie.

Una delle scoperte del giorno è Cantine di Marzo.

Con Greco di Tufo D.O.C.G. Riserva, Vigna Serrone, 2022.

Una cantina storica dove è nato il Greco di Tufo, dal 2016 vinifica separatamente tre vigneti espressivi: Vigna Serrone, Vigna Laure e Vigna Ortale, valorizzando le loro unicità.

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Utilizza acciaio e poi bottiglia, impressiona per l’ampiezza al naso e in bocca, note di pietra focaia, agrume e minerale, una struttura solida, una lunghezza infinita.

Dai Castelli di Jesi abbiamo apprezzato Verdicchio Docg classico Riserva, Kochlos, 2022.

Edoardo Dottori, nasce dalle uve della parte alta ricca di fossili, ecco perché il nome, che in greco significa conchiglia.

Forti i sentori di agrume, limone, e in bocca una ricca complessità minerale, finale ammandorlato.

Per la Liguria vogliamo ricordare il Luccicante, Vermentino di Colline di Levanto 2023, dell’azienda Cà du Ferrà di Giuseppe Aieta e Davide Zoppi, un bianco dall’impatto gustativo memorabile.

Grazie a un lavoro certosino in vigna e alla loro visione futuristica, attraverso un viaggio enoico molto legato alla sensorialità.

Saliamo al nord e ci dirigiamo in Piemonte, con il Timorasso de La Colombera, Colli Tortonesi Doc 2022, Il Montino.

Tre Bicchieri Gambero Rosso – un resoconto e un viaggio tra le eccellenze italiane nel calice

Vino importante, espressione del lavoro assiduo di Elisa Semino, titolare di un’azienda molto virtuosa.

Il ventaglio olfattivo è ricco, tra note di idrocarburo e pietra focaia, cedro, pompelmo, erbe aromatiche, il palato è concentrato e vibrante.

Una menzione per l’Alto Adige, come non pensare a Tenuta Hans Rottensteiner, con il Santa Maddalena 2023, Vigna Premstallerhof.

Una Schiava di memorabile freschezza aromatica, palato dinamico e appagante, grazie al saper fare della famiglia titolare dell’azienda, e che da settant’anni vince sul mercato per qualità e quantità di varietali proposti.

Hannes gestisce la cantina con la collaborazione anche di un numeroso gruppo di viticoltori locali che ne fanno un punto di riferimento costante.

In Valle d’Aosta, Petite Arvine, 2023, Ottin, di Elio Ottin, si trova a Porasson frazione di Aosta, dove lo standard qualitativo è altissimo, un carattere molto complesso, raffinata la nota fruttata, la bocca mantiene acidità e magnifica la sapidità finale.

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Cantina Fratelli Alessandria del 1870 a Verduno, dove si produce il Barolo Monvigliero 2020, di un inconfondibile classicismo enoico. Profumi definiti, balsamici, sorso invitante, palato succoso, ricco, tannini vellutati, appagante e ricco di tensione il finale gustativo.

Terminiamo con la Slovenia, con Marjan Simčič Domaine, Brda Chardonnay Opoka, Jordano Cru, 2021. Con Marjan siamo alla quinta generazione di un’azienda fondata nel 1860.

Opoka Cru comprende la linea di vini più prestigiosa, Opoka significa appunto Ponca.

Questo vino ricorda frutta a polpa gialla, un palato gustoso ricco di agrume, il finale rimane sempre sapido e minerale, contraddistingue il terroir da cui proviene.

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Si è notato in generale un grande slancio creativo, un momento di riflessione per sdoganare il passato e guardare al futuro firmato sostenibile.

Dai vini resistenti al biologico, le certificazioni sono specchio di un rapporto con la natura sempre più caratterizzato dal rispetto e dalla ricchezza di un ecosistema che va preservato.

Tanti i leoni in questa edizione, dalla Toscana al Piemonte già citati.

Anche la Lombardia merita il podio grazie all’Oltrepò Pavese e alla Franciacorta.

Campania Puglia e Calabria per il comparto sud si fanno sentire nonostante le calure siccitose.

Il settore rossista ha la meglio in Sicilia anche se ha i bianchi di grande carattere a far da portabandiera.

La Sardegna solida con i suoi bianchi minerali e i rossi strutturati.

Snellezza e agilità sono sempre più ricercati ma la complessità di alcuni nomi tradizionali resiste grazie a un lavoro in vigna sempre più cesellante, senza rinunciare alla leggerezza del sorso e alla longevità.

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