Vincanto. A Pompei, da Yuri Buono nel suo incantevole Wine&Food

Eleganza, accoglienza, calore e intimità, queste le sensazioni immediate legate alle due salette a luci soffuse del locale dai caldi colori pompeiani, al punto da farlo diventare uno dei luoghi prediletti in cui potermi rilassare e regalarmi il piacere di vivere la mia terra attraverso i vini e il meglio delle eccellenze campane.
Un piccolo esempio? I dolci del Maestro Pasquale Marigliano!

E poi Yuri, il proprietario, 35 anni, una laurea in Scienze politiche e un tesserino da giornalista, un giovane dinamico, ironico, ricco di humor e attento ai particolari, sempre pronto al sorriso e all’accoglienza. Questo il grande valore aggiunto.
Già diversi food bloggers hanno recensito con giudizi estremamente favorevoli questo Wine & Food, ma è Yuri che vi farò conoscere attraverso le sue parole.
Perché Yuri ha scelto di investire in un Wine&Food?
Non sono mai stato un ristoratore, quindi l’idea di “fare cucina” la vedevo troppo lontana dalle mie possibilità. In compenso però, siccome essere giornalisti ti porta a diventare curiosi, col tempo mi sono messo alla ricerca del buono della mia terra…e ho scoperto un arsenale di bontà che la sera cerco di proporre, spiegare, raccontare ai miei clienti. È stata una scelta dettata dalla passione e dalla “sete” di conoscere e raccontare una Campania ancora meravigliosa.

Quando e come ti è nata la passione per il buon vino e i prodotti di qualità che offri e soprattutto per l’enogastronomia campana?
A dire il vero, mi ha sempre appassionato prima la storia di un paese e di un prodotto e solo dopo il punto di vista “gastronomico”.
Negli anni ho visitato luoghi un po’ dimenticati, dove poter trovare ancora produttori rimasti fuori dal coro e slegati dalle logiche di mercato basate sul prezzo più basso e non sulla qualità.
Aiutare un piccolo produttore, uno che si spezza la schiena tutti i giorni, significa salvare un po’ il mondo in cui vivo e quello che vorrei lasciare ai miei figli.
Da appassionato di storia, ho scoperto che non c’è un solo grande prodotto o utensile che non sia nato, o comunque, almeno pensato in maniera embrionale dai monaci. I monasteri sono stati il faro della cultura occidentale.
Se oggi ci vergogniamo quasi di essa è perché in fondo, non abbiamo mai visitato un chiostro. Vivere la pace di quei luoghi, conoscerne la storia, ti fa sentire fiero di appartenere a questo mondo.
La birra, il vino, gli utensili, la tempura, il formaggio, lo champagne, l’apicoltura, lo studio delle erbe, insomma…tutto creato, o perfezionato da loro.

Come nasce il nome di Vincanto?
Questa sembra una barzelletta, ma non è così. Il nome nasce in piena pianura padana e lo inventa mia cugina. Mi ero trasferito a Crema, vicino Milano, per provare a lavorare al “NORDE” e dopo due mesi lei mi disse: “O te ne vai o cadi in depressione”. Una sera andammo a cena in una vineria e io trascorsi tutto il tempo a dirle cosa avrei voluto fare, a parlarle di vini, di Napoli, delle canzoni.
Sì, può sembrare un racconto sentimentale, ma è andata proprio così e quando le spiegai che volevo tornare qui per aprire un locale, mia cugina all’improvviso esclamò: “Chiamalo Vincanto”, ricollegandosi al vino e alle canzoni.
Diciamo che è una storia di emigrazione al contrario. Non so se ne è valsa la pena, lo sapremo tra dieci anni, ma almeno sono in pace col cuore…perché sto cercando di creare qualcosa per la mia terra. Per restare in tema, questa città “Vincatena”.

Cosa rappresenta per te il cliente?
È uno spettatore. Sin da piccolo ho fatto teatro e ho sempre tenuto ben in mente la preghiera che Totò recita ne “Il più comico spettacolo del mondo” quando dice che “di tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla”. Sì, perché chi viene a trovarti in un locale, decide di farlo perché vuole star bene e trascorrere qualche ora piacevole. Riuscire in quest’intento, attraverso la buona cucina e delle sane risate è ciò che mi impegna più di tutto ed è per questo che ogni sera è un’emozione nuova. Per fare questo lavoro devi capire subito la persona che hai di fronte, ma credo che difficilmente si possa mangiar bene senza un animo sereno…e iniziare con una risata è il modo migliore per “aprire” lo stomaco.

Come trascorri la tua giornata prima dell’apertura?
In giro. Dedico qualche ora alla mia attività di giornalista e altre per forniture quotidiane.
Poi ci sono quelle giornate che mi regalo andando in giro a cercare prodotti nel Cilento, nel Beneventano, nel Casertano e nei luoghi più ameni della regione. Faccio varie tappe nella stessa giornata e la sera porto tutte le novità che trovo al locale.
Magari potessi farlo sempre! Scopri posti meravigliosi e il solo fatto di visitarli ti acquieta l’anima.
Tocchi con mano l’artigianalità dei prodotti, vedi da vicino la grandezza della cultura contadina e credo che Emerson avesse proprio ragione quando diceva che “Il primo uomo fu agricoltore e ogni nobiltà storica riposa sull’agricoltura”.
Chissà, forse non è un caso che Yuri significhi Giorgio in italiano e che derivi dal greco Georghos che vuol dire agricoltore, coltivatore.
E forse non è un caso che “coltivare”, “culto” e “cultura” abbiano la stessa radice in “còlere” che in senso figurato può significare anche “avere cura”.
No, credo proprio che tutto questo non sia un caso e più abbiamo cura di noi stessi, del Bello che ci circonda, della nostra terra e più si può tentare di “bonificare” le nostre anime.

Da quando è nata la psicosi da “terra dei fuochi” , come si comportano i tuoi clienti visto che proponi quasi tutte eccellenze campane?
Chiedono. Domandano. Fanno la solita battuta: “Ma questo viene dalla terra dei fuochi?”.
Io, però, fin dall’inizio ho cercato di spiegare loro che il male fa sempre più rumore del bene e, assieme a un esercito di gente senza scrupoli che ha avvelenato una parte della nostra terra, c’è un altro esercito di produttori onesti, i quali coltivano campi sanissimi e non bisogna lasciarsi prendere dalla psicosi.
È in atto un terrorismo psicologico, a mio avviso studiato anche a tavolino, per depredarci di quel mercato ortofrutticolo che continuiamo a comandare.
È giusto pretendere analisi e rassicurazioni, ma non è giusto condannare un’intera regione per una percentuale infinitesimale di terreni inquinati.
Non dobbiamo farci del male da soli.

Progetti in campo?
Continuare a portare avanti l’idea della qualità, stringere sempre di più contatti con piccoli produttori, far conoscere le loro storie attraverso le serate organizzate al locale e realizzare un sogno nel cassetto…che non posso dire, altrimenti che sogno è?

Il mio consiglio è di andarlo a trovare, ne vale la pena, perché dietro all’indiscussa qualità di ciò che sceglierete di degustare, c’è un uomo, con la sua storia unica e la passione per il proprio lavoro.

Vincanto, vinarium pompeianum
Via Nolana, 89 – Pompei (NA)
Tel 392 997 13 14
e-mail info@vincanto.it

di Liliana Arena
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