Pro e contro delle padelle antiaderenti. Il test francese su 14 prodotti

Le padelle antiaderenti suscitano qualche timore per la salute, ma vengono regolarmente impiegate in cucina.

Il mensile dei consumatori francesi 60 Millions de Consommateurs ne ha valutate 9 con rivestimento tipo Teflon o in ceramica e 5 in ferro o acciaio, per misurare la migrazione di sostanze chimiche negli alimenti. (1)

 

 

Padelle antiaderenti, l’incubo PFOA

 

 

Il composto chimico più temuto del Teflon è l’acido perfluoroottanoico (PFOA), fino a poco tempo fa impiegato regolarmente nel processo di produzione delle padelle antiaderenti (oltre che in tessuti e vernici). Si tratta di un materiale efficace nel rendere impermeabili ad acqua e grassi le superfici, ma dannatamente nocivo.

 

Dopo decenni di impiego, è stato riconosciuto come pericoloso per la salute e per l’ambiente, ove si accumula senza vie d’uscita. Negli Stati Uniti una battaglia legale durata vent’anni si è conclusa nel 2019 con la condanna del produttore DuPont a risarcimenti milionari per avere causato gravi malattie. (2)

 

 

Sostituti sospetti

 

 

Il PFOA è classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) in classe 2B (possibilmente cancerogeno per l’uomo). Aumenta il rischio di cancro a reni e testicoli e di malattie cardiovascolari, può alterare lo sviluppo del feto e indebolire il sistema immunitario.

 

Le evidenze scientifiche e la crescente attenzione dei consumatori hanno convinto l’industria ad abbandonarlo (incoraggiata dal parere EFSA del 4.7.20) e sostituirlo con altre sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Le quali però a loro volta sono sospettate di nuocere alla salute e all’ambiente.

 

 

Il test sulle padelle antiaderenti

 

 

Per verificare se il pericoloso PFOA sia stato davvero dalle padelle antiaderenti in commercio, gli esperti di 60 Millions de Consommateurs hanno:

 

– abraso lievemente il rivestimento delle padelle antiaderenti, per simulare un’anzianità d’uso di circa 10 settimane,

 

– messo le padelle ‘usate’ a contatto con prodotti alimentari.

 

I rivestimenti sono stati quindi analizzati, per verificare la presenza di contaminanti come i composti perfluorati (es. PFOA) e i metalli.

 

Il risultato

 

 

Al termine della prova, tre padelle antiaderenti sono risultate contaminate da piccole quantità di PFOA. Si tratta dei campioni di:

 

– Sitram (2,3 ng/kg),

 

– Lagostina Salvaspazio (2,17 ng/kg),

 

– Essentiel B (1,36 ng/kg).

 

Le concentrazioni rilevate sono minime, pertanto incluse nel margine di tolleranza ammesso per la contaminazione accidentale. E tuttavia – ironia della sorte o meglio, dell’inganno – i 3 campioni contaminati sono proprio quelli che declamano l’assenza di PFOA.

 

 

 

Effetto cocktail

 

 

L’effetto cocktail – con profili di tossicità ignota – è stato rilevato in 2 dei 3 prodotti di cui sopra, i quali infatti rilasciano altri composti perfluorurati.

 

La padella Essential B rileva per la migrazione di PFHxA (1,1 ng/kg). Quella Sitram cede all’alimento ben due sostanze, PFHxS (1,95 ng/kg) e PFOSA (3,4 ng/kg). Quest’ultima – oggetto di valutazione in corso, quale sostanza tossica e persistente – è stata altresì ritrovata nella padella Tefal Ingenio (1,85 ng/kg) e in quella con rivestimento ceramico a marchio Matfer (7,92 ng/kg).

 

Unica del campione, la Buyer Choc cede all’alimento 1,13 mg/kg di alluminio, a fronte di una soglia di 5 mg/kg.

 

 

Acciaio, inox è meglio

 

 

Tutte le 5 padelle in acciaio senza rivestimento antiaderente rilasciano ferro in misura variabile. Lagostina Academia (2,5 mg/kg), Beka (2,9 mg/ kg), Tefal Inox (2,4 mg/kg), Mathon (1,6 mg/kg).

 

Molto elevata è la migrazione di ferro dalla padella De Buyer Mineral B, l’unica in acciaio non inox, che cede all’alimento ben 526 mg/kg, quasi il doppio della soglia stabilita (280 mg).

 

 

Antiaderenti anche se in acciaio

 

 

Nel test sull’aderenza dei cibi in cottura, le padelle in acciaio ottengono ottimi risultati. La migliore performance è di Mathon e Beka. Un po’ meno brillante è la resa di Tefal Inox e De Buyer Mineral B. Maluccio invece la Lagostina Academia, laddove la pasta della crêpe si attacca sul 7% della superficie.

 

Per migliorare le prestazioni di antiaderenza delle padelle in acciaio, si ricorda, è utile sottoporre l’utensile nuovo a un trattamento molto semplice. Versare dell’olio, portarlo al punto di fumo, gettarlo via e asciugare la padella.

 

 

Un anno dopo

 

 

L’antiaderenza è pressoché totale nelle padelle con rivestimento ad hoc. Meno performante è la Essentiel B, difficilmente reperibile in Italia.

 

Con un’abrasione che simula l’uso prolungato per un anno, tre padelle perdono colpi: Mafter, Lagostina Salvaspazio e Essentiel B. Conservano invece le proprietà iniziali le padelle Green Chef, Healty & Tasty e Sitram. Escono male invece quelle con rivestimento in ceramica, Matfer e Tefal Asteroid.

 

Marta Strinati

 

 

Note

 

 

(1) Amine Meslem. Poêles antiadhésives. Sont-elles sûres? 60 Millions de Consommateurs, aprile 2022. https://www.60millions-mag.com  

 

(2) Per una ricostruzione dei fatti si veda l’intervista all’avvocato Robert Bilot, autore della class action, pubblicata su Altreconomia il 1.12.17. https://altreconomia.it/bilott-pfas/ 

 

 

di Marta Strinati

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