FederBio: per salvare la Terra è fondamentale la transizione agroecologica
In occasione della Giornata Mondiale della Terra, istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare sull’importanza della salvaguardia del Pianeta.
FederBio sottolinea il ruolo centrale dell’agroecologia, di cui il metodo biologico e biodinamico rappresentano le massime espressioni.
Nello sviluppo di sistemi agroalimentari resilienti, sostenibili e in armonia con gli ecosistemi.
L’agricoltura biologica, che non utilizza chimica di sintesi ma si basa su tecniche di coltivazione che rispettano i cicli di vita naturali.
Contribuisce a migliorare la salute e la fertilità della terra, a incrementare la diversità biologica e a mitigare gli effetti sempre più estremi e frequenti del cambiamento climatico.
“Stiamo mettendo a rischio la sopravvivenza della Terra per le generazioni future – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – Una situazione insostenibile che va al più presto invertita, incentivando la transizione verso sistemi agroalimentari rispettosi della biodiversità e degli ecosistemi naturali”.
I risultati di uno studio italo-francese dell’istituto Sant’Anna di Pisa e dell’ISARA (Institut supérieur d’agriculture Rhône-Alpes) di Lione, recentemente pubblicati sulla rivista scientifica “Agronomy for Sustainable Development“, una delle più autorevoli a livello internazionale, confermano gli impatti positivi del modello agroecologico.
La ricerca ha analizzato oltre 13 mila pubblicazioni, selezionando 80 articoli pubblicati negli ultimi 2 anni.
Questi documenti forniscono solide prove scientifiche sui positivi effetti sociali ed economici dell’agroecologia, nel 51% dei casi sono stati riscontrati effetti favorevoli in termini di reddito, produttività ed efficienza.
Ad attestare i vantaggi ambientali, sociali ed economici derivanti da un’agricoltura diversificata anche una metanalisi pubblicata nella prestigiosa rivista Science, che ha sintetizzando il lavoro di 58 ricercatori, 24 studi, in 2655 aziende agricole di 11 Paesi.
L’indagine ha valutato cinque strategie di diversificazione, tra cui l’inclusione di diversità animale (mammiferi, uccelli, insetti e pesci) e di piante non coltivate come fiori e siepi, ma anche diversificazione delle colture, della conservazione del suolo e dell’acqua. I risultati hanno evidenziato molteplici benefici in termini di sostenibilità, sicurezza alimentare, rese, benessere per le persone e per il Pianeta, grazie a un incremento della biodiversità e dei servizi ecosistemici.