Era l’anno 1905 quando sul meraviglioso isolotto di Mont Saint Michel in Normandia il pasticciere Joseph Griellier cosse le prime Gallette Saint Michel.
La moglie di Griellier ebbe l’idea sempre quel mattino di un caldo luglio di andare a vendere in spiaggia alle signore parigine che erano lì in villeggiatura le Gallette. Fu un successo.
Quattordici anni più tardi, nel 1919, appena terminata la sanguinosa grande guerra, Grellier aprì la sua piccola fabbrica di biscotti e scelse come simbolo dell’azienda, che prese il nome “St Michel”, la gallina come simbolo della ruralità francese. Oggi la St. Michel è un’azienda con migliaia di dipendenti anche se ha un’impronta molto familiare nella loro gestione.
Sull’onda di questo successo negli anni a seguire ogni pasticciere dell’isolotto e della costa bretone creò la propria galletta. Tra questi oggi spicca anche la storica casa “La Mére Poulard” del 1888 ma famosa in precedenza per altre preparazioni e non per le Gallette (che però marchia oggi con l’anno di fondazione della Maison Patissiere).
La galletta di Mont Saint Michel è sostanzialmente un biscotto di frolla fatto con farina di grano, uova (i rossi), zucchero semolato, burro salato e un lieve sentore buccia limone.
La particolarità sta nella elevatissima qualità degli ingredienti adoperati che ne fanno un biscotto fragrantissimo, con marcate note di burro, non stucchevole e decisamente soddisfacente.
Indicate come spezza fame o biscotti da tè le gallette sono dei generosi biscotti del diametro di circa 8-10 centimetri .
Filologicamente anche se non vi è stato alcuno scambio culturale vanno di pari passo con i biscotti al burro danesi (quelli della scatole di metallo che la mamma poi usa per aghi, filo e occorrente per il cucito) che però sono meno eleganti e friabili, nonché di forma decisamente diversa.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.