Terra Mia: Vigne Bentesali

vigne bentesali

Da sempre l’uomo e il vino hanno avuto storie parallele ma negli ultimi anni fare il vignaiolo è divenuto un mestiere d’arte.

La nuova consapevolezza del rispetto per la natura e la tutela dell’ambiente impongono al produttore obblighi etici e morali. Oggi più che mai rispettare il ciclo di un ecosistema vitale tra vigna, uomo e territorio significa fare vino secondo natura ed essere custodi di un territorio. Fare vino è un lavoro di passione, sacrificio e attesa. 

Ecco alcuni esempi di produttori di sogni e di vino che abitano i luoghi a me più cari. 

 

Siamo nella regione del Sulcis, nell’isola di Sant’Antioco sita nella zona sud-occidentale della Sardegna e collegata all’entroterra da un sottile istmo che si affaccia nel golfo di Palmas. Il paesaggio è incantevole (si incontrano colonie di fenicotteri e si visitano spiagge da sogno), il clima è mediterraneo (inverni brevi – estati calde) spesso con forti venti di maestrale. I terreni sono per lo più sabbiosi, la coltivazione della vite è a piede franco e nelle vigne centenarie l’allevamento è ad alberello tradizionale.

Il vitigno coltivato quasi in tutta la regione del Sulcis è il Carignano.  La sua resistenza ai venti salmastri e impetuosi e le condizioni ambientali uniche del luogo contribuiscono ad arricchire il sapore e gli aromi del vino prodotto. I vigneti delle Vigne Bentesali si estendono nelle diverse zone dell’isola, si tratta di piccole vigne coltivate nelle migliori terre vocate alla coltivazione della vite a piede franco.

 

Vigne Bentesali

 

Viticoltori si nasce o si diventa?

Per quelli come noi nati in un’isola ricoperta di vigne, quando il vino si faceva in casa, non è difficile stabilire se ci sei nato o si è diventati vignaioli. Noi, quattro soci di Vigne Bentesali cresciuti tra vigne e botti di vino, sicuramente ci siamo nati.

 

Secondo voi territorio e filosofia di produzione sono strettamente correlati?

Assolutamente sì, perlomeno lo è stato fino agli anni novanta, cioè da quando si è passati dai 2.200 ettari vitati a circa 300 attuali. Il paesaggio era un mosaico di piccoli areali, piccole vigne ad alberello circondate da siepi di ficodindia. Oggi, che di questo scenario rimane poco, abbiamo tutti la responsabilità di continuare a mantenere in vita questo patrimonio viticolo e tramandare questa viticoltura che rappresenta la nostra comunità e il territorio.

 

La prima vendemmia non si scorda mai! La ricordate ancora? Qual è stato il vostro primo vino prodotto?

I ricordi lontani affiorano con difficoltà perché per noi la prima vendemmia risale alla nostra infanzia. In quegli anni (fine ‘60 del secolo scorso) la vendemmia era una festa e quasi un gioco. La nostra prima vendemmia da soci è stata nel 2014, quando si decise di costituire un gruppo per non disperdere il patrimonio viticolo familiare unendo le singole produzioni e consentendoci di introdurre sul mercato viticolo la nostra prima bottiglia: Bentesali 2014 Carignano del Sulcis DOC.

Si coltiva in biologico e poi in cantina che succede? Come viene trattata l’uva accuratamente allevata?

Le nostre vigne non sono certificate BIO, lavoriamo con metodo convenzionale, senza uso di pesticidi in quanto utilizziamo tecniche di lavorazione manuale per il controllo delle erbe infestanti (adoperiamo prodotti fitosanitari a basso impatto ambientale) e per il controllo degli insetti nocivi dell’uva. Per la lavorazione delle uve affidiamo le nostre uve ad una cantina locale di estrema fiducia che lavora per nostro conto fino all’imbottigliamento.

 

Qual è l’etichetta aziendale che più vi rappresenta?

Fino alla vendemmia 2017 abbiamo prodotto un solo vino: il Bentesali Carignano del Sulcis DOC. In seguito abbiamo acquistato una piccola botte in rovere (500 L) e abbiamo cominciato a produrre il Santomoro Carignano del Sulcis Riserva (lavorazioni in acciaio e affinamento in botte per due anni). Ad oggi è il vino che più ci rappresenta e ci avvicina alla tradizione isolana.

 

Diamo i numeri: quanti ettari, quanti ettolitri, quante bottiglie prodotte ad oggi.

Il progetto di Vigne Bentesali a oggi è composto da 14 vigne di proprietà dislocate in quattro areali dell’isola per una superficie di poco più di 3 ettari e una produzione di circa 130 quintali d’uva con 80 ettolitri di vino a vendemmia. La quantità di bottiglie prodotte è il 50% del vino prodotto, 4.000/4.500 bottiglie all’anno.

 

Qual è ad oggi il vostro traguardo più grande? 

Quello di esser riusciti a salvare le vecchie vigne e anche aver ripreso a piantarne delle nuove con altre varietà.

 

Con quale varietà d’uva che non allevate vi piacerebbe misurarvi?

Nel corso degli anni non ci siamo limitati a salvaguardare solo le vecchie vigne ma siamo riusciti a piantarne anche di nuove scegliendo di allevare varietà che noi non avevamo, come ad esempio il Vermentino e il Moscato Bianco.  Dovendo scegliere sicuramente ci piacerebbe misurarci con il Monica Rosso (varietà che era coltivata negli anni passati e utilizzata in blend con il Carignano), essendo una varietà che ben si adatta al nostro clima e al territorio.

 

Che rapporto avete con gli altri produttori del vostro territorio? Esistono condivisioni e interessi comuni?

Assieme ad altri piccoli produttori alcuni anni fa abbiamo costituito la Comunità del Carignano a piede franco nell’intento comune di salvaguardare le vecchie vigne dall’estirpazione e per meglio promuovere i nostri vini. Piccole iniziative che nel tempo aiuteranno a raggiungere grandi risultati.

 

Molte aziende di vino con vigne e cantina si sono organizzate per l’accoglienza e il soggiorno oltre che per visite, tour e assaggi. C’è differenza tra turismo ed enoturismo per voi? La scelta di raccontare tutto ciò che gira intorno al vino e al servizio offerto a scapito del prodotto è giusta?

Difficile rispondere alla domanda perché quello dell’enoturismo è un fenomeno nuovo per noi.  Nel nostro territorio i turisti sono sempre arrivati per il mare e per la storia antica che ci caratterizza. Per quel che ci riguarda, accogliamo con piacere gli enoturisti in vigna, consentendo loro l’occasione di vedere la peculiarità unica dei nostri vigneti (vicini al mare) con la possibilità di degustare il nostro vino nell’ambiente naturale dove tutto ha avuto inizio prima dell’imbottigliamento.

 

Per qualcuno il futuro del vino comincia dall’etichetta, passando per la comunicazione, la fidelizzazione e l’economia circolare (come la sostenibilità). Quanto sono importanti la divulgazione e l’uso dei social-media per il vostro lavoro? Il digital marketing è una nuova risorsa per il mercato o un costo aziendale in più?  Qual è il futuro del vostro vino?

Il futuro è quello che fai oggi: coltivare le vigne affinché questo patrimonio non si perda nel tempo e tramandarlo alle nuove generazioni perché loro sono il nostro futuro. Siamo anche noi nel nuovo mondo digitalizzato ma tutto adeguato alla nostra piccola produzione. Ci presentiamo bene e cerchiamo di fare investimenti nel marketing, sempre in proporzione al nostro mercato di riferimento. La nostra scelta è quella di far degustare i nostri vini in alcuni concorsi nazionali ed essere nelle guide. Infine chi è curioso di conoscerti meglio ti viene a cercare e ti trova.

 

Si diventa vecchi ma mai quanto una vigna che ci sopravvive. Dove vi trovo tra 20 anni? 

È proprio vero che ci sopravvivono! Specie per noi che lavoriamo le vecchie vigne centenarie dei nostri nonni. È quindi naturale immaginarci di trovarci proprio dove siamo oggi, magari insegnando alle nuove generazioni le pratiche e le conoscenze nel mondo del vino così come noi le abbiamo appreso da chi era lì prima di noi.

 

Non tutti sanno che…

Per coltivare vigne e produrre vino non è indispensabile farlo per mestiere. Noi quattro soci, ad esempio, svolgiamo lavori diversi. Sandro fa il carpentiere, Lello e Giulio conducono il negozio di ferramenta di famiglia e io, Mario, lavoro in un’industria chimica. È la passione che ti consente di fare quello che ti piace e ti soddisfa.

 

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https://vignebentesali.it/

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