È stato presentato ufficialmente a Monza l’8 marzo al Ristorante del Centro, il Manifesto Della “Sesta Cornice”.
La “sesta cornice”, nasce da un’idea di Paolo Mandelli a Milano ed è una confraternita di golosi, che si riunisce una volta ogni 30/40 giorni per celebrare il buon cibo e il vino naturale.
Questo manifesto, nasce da un incontro con Fabio Riccio, fondatore di gastrodelirio.it e autore tra l’altro in questo sito, critico gastronomico ed esperto di vini naturali e da una constatazione di fondo: in molti ristoranti blasonati & stellati pur mangiando bene e in alcuni casi anche benissimo, non ci si diverte più.
Bisogna tornare ad essere gaudenti, perché l’essere gaudente è un meraviglioso stato dell’anima.
La traccia che appare già sentita e vista da alcuni di noi è la “retta via” smarrita da Slow Food tra i meandri degli asset societari volti ad intercettare fondi e la filosofia di vita alimentare che ha un suo valore, ma si disgiunge da una realtà, rendendoli talvolta marziani.
Il valore della ricerca del piacere ha una valenza anche di elevazione qualitativa del cibo e del bere. Senza un passaggio che generi piacere il cibo rischia di diventare solo “carburante” per il corpo e, nel contempo, vanifica gli sforzi di chi produce quel dato vino o quel cibo.
Il piacere così ridiventa un elemento centrale che talvolta può anche spogliarsi di tutta la narrazione eroica che l’accompagna e diventare semplicemente un qualcosa che genera piacere e un ricordo felice.
Con la nascita di “Sesta Cornice” parole come godimento, equità sociale, pornofood, diritto e dovere al piacere, abbandonarsi al ritmo della tavola e la ricusazione di percorsi costruiti possono coesistere in una sola manifestazione che è indiscutibilmente quella del “PIACERE DELLA TAVOLA”.
I sei punti del Manifesto
1. Direttamente, dalle tavole senza tovagliato del basso impero delle cucine fino alle tavole più blasonate, passando per il ventre molle del provincialismo italiano, il gaudente cerca sempre di godersela tutta.
2. Il gaudente è e deve essere tale anche a dispetto dello status sociale ed economico, perché, come nella Costituzione degli Stati Uniti è contemplato il diritto alla felicità per tutti i cittadini, anche il diritto a essere gaudente deve essere appannaggio di ogni classe sociale.
3. Il gaudente reclama il diritto alla scarpetta e al leccarsi le dita.
4. Il gaudente ribadisce a ogni occasione il diritto/dovere all’orgasmo gastronomico, postulato dal grande Ugo Tognazzi, vero e unico “maître à penser di ogni gaudente che si rispetti”.
5. Il gaudente ama il cibo ed è capace di passare ore a tavola per un piacere così apparentemente effimero come può esserlo un buon pasto.
6. Il gaudente ha il diritto di evitare i menu di percorso.
Non sappiamo se il gruppo dei gaudenti si aprirà a tanti o resterà un circolo privato ma ci piace e molto anche!
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.