Un ristoratore e un cliente, scontento per la cottura della pasta, vengono alle mani.
Ha dell’incredibile la vicenda verificatasi a Campofilone in provincia di Fermo dove lo scontro per una portata, peraltro non messa in conto dal ristoratore, sarebbe sfociato poi in uno scontro fisico.
Nel racconto del ristoratore una delle due campane sullo svolgimento dei fatti intercorsi tra questi e un medico del luogo.
“Ho eseguito questo lavoro per 40 anni e mai mi è successo qualcosa del genere. Partiamo dall’inizio: il cliente e suo figlio sono arrivati nel mio ristorante. In quel momento, c’erano quattro clienti che non conoscevo, mentre stavo pagando un fornitore. Si sono seduti e il cliente, Morresi, mi ha detto che aveva preso il menu da solo. Va bene. Continuiamo. Hanno ordinato spaghetti e paccheri. Quando glieli ho serviti, mi ha detto che gli spaghetti erano passati e troppo cotti. Gli ho chiesto scusa e gli ho offerto di farli rifare, ma ha rifiutato dicendo che non poteva aspettare altri 15 minuti. Ho cercato di sdrammatizzare dicendo che anche a casa poteva capire che la cottura potesse variare e che la seconda volta, con gli spaghetti meno cotti, avrebbe aspettato meno. Non li ha voluti comunque”.
“Ho fatto pagare loro il coperto, l’acqua, il vino e il piatto di paccheri. Mi ha detto che ero maleducato e ammetto di avergli detto che era un anconetano di m…, ma non contro tutti gli anconetani. Ho anche un parente anconetano. Mentre usciva, ha borbottato qualcosa e mi ha fatto cenno di avvicinarmi. E lì mi ha nuovamente insultato”.
“Così ci siamo scontrati fisicamente, con il figlio di Morresi che si è interposto per cercare di placare la situazione, ma invano. Anche io sono stato al pronto soccorso, con un versamento pericardico presumibilmente causato da un colpo allo sterno. Ho dei graffi sulla fronte e sul collo e un colpo dietro l’orecchio.”
Riteniamo, anche dal tono delle recensioni che spesso si leggono su Google e Tripadvisor che uscire sia un piacere e debba restare tale anche se si è serviti male o come non vorremmo. Basta non tornare più e raccontare ad amici e parenti della nostra esperienza.
