Chardonnay 2020 Torreón de Paredes

Le tradizioni famigliari e le moderne tecnologie, quando sanno lavorare bene insieme, creano dei vini che si distinguono per essere prodotti in condizioni ottimali, specialmente in un ambiente naturale come quello cileno.

Il Cile, per il suo clima temperato, eccezionale come le sue terre calde, è considerato un paradiso per le vigne che si stanno sviluppando continuamente sui dolci pendii delle valli fluviali che salgono dal mare verso le altissime Ande, che racchiudono questa terra dell’America Latina tra il deserto di Atacama al nord e la quasi antartica Terra del Fuoco di magellana memoria a sud. Il clima è di tipo mediterraneo, specialmente nella zona particolarmente vocata al vino delle valli centrali, tra cui quelle di Casablanca, Maipo, Cachapoal e Rapel dove le temperature estreme sono in inverno –3°C ed in estate 33°C.

Qui le precipitazioni sono comprese tra 400 e 450 mm/mq, in genere nella stagione delle piogge tra maggio e agosto, cioè in pieno inverno (perchè siamo nell’emisfero australe ed il periodo corrisponde a quello nostro tra novembre e febbraio), mentre la forte esposizione al sole si concentra nei sei mesi da novembre ad aprile (se fosse da noi, sarebbe da maggio a ottobre). Questo è importantissimo per la maturazione dei grappoli che in questa zona di Rapel trova delle condizioni meteorologiche eccezionali. I terreni sono di origine fluviale, i suoli si estendono su strati di detriti, hanno un ottimo drenaggio e sono ricchi di pietre che immagazzinano il caldo di giorno e lo restituiscono piano piano di notte, svolgendo una importante funzione di termoregolazione e perfezionando il microclima ideale per le uve.

Le vendemmie cominciano all’inizio di febbraio con i bianchi (come se fosse luglio da noi) e si fanno normalmente fino alla fine di aprile con i rossi (sarebbe il nostro ottobre), mentre i vini botrytizzati e da dessert possono richiedere vendemmie tardive in giugno (come a dicembre da noi). La stabilità del clima praticamente elimina le differenze tra le annate, ma c’è un’altra caratteristica fondamentale: le proprietà cristalline dell’acqua piovana e di montagna, unite al piede franco delle viti, qui difese tutte dalla filossera e quindi rimaste interamente con le qualità francesi originali, segnano in modo inconfondibile l’aroma ed il sapore dei vini, contraddistinti dall’impronta del ”terroir”.

I vigneti Torreón de Paredes sorgono a Rengo, 114 km a sud di Santiago, nel cuore stesso della valle del Cachapoal, al centro di un’area specifica fissata per legge, la regione vitivinicola di Rapel. Torreón de Paredes, nata nel 1979, comprende 350 ettari, di cui 150 in produzione per circa un milione di bottiglie di vini al 75% da ceppi rossi e al 25% da ceppi di vini bianchi, di età media 35 anni, tra cui le seguenti varietà: Cabernet Sauvignon, Merlot, Sauvignon Blanc, Semillon, Chardonnay, Gewürztraminer e Riesling.

Nel 1997 è iniziata l’importazione di ceppi nuovi di altre varietà qualificate e certificate dalla Francia, un processo molto difficile di acclimatamento sotto lo strettissimo controllo del Servicio Agricola Ganadero (SAG) in particolare Viognier, Syrah, Pinot Noir e diversi nuovi cloni di Merlot, Chardonnay e Sauvignon. La filosofia della famiglia Paredes, con Don Amado e i suoi figli Álvaro e Javier è che il vino migliore può venire soltanto dalle uve della migliore qualità. I Paredes hanno un profondo amore e rispetto verso la terra e rivolgono particolari attenzioni all’origine ed alla purezza dei vitigni, al suolo dove si devono piantare, alla densità di piantumazione (in media 4.500 viti per ettaro), all’irrigazione e a tutte le operazioni di cura e allevamento delle piante sul campo, condizioni indispensabili per ottenere le uve migliori.

Con queste premesse, si fanno dei grandi vini rossi sui 13 gradi, tra cui il Don Amado Reserva Especial Cabernet Sauvignon, 20 giorni di fermentazione in vasche inox, macerazione da tre a quattro settimane, 16 mesi in barriques francesi nuove, chiarificazione a bassa temperatura, niente filtrazione, affinamento due anni in bottiglia, eccellente. Ottimi anche il Colección Privada Cabernet Sauvignon e il Reserva (un anno in barriques usate), anche se siamo stati stupiti dai Merlot più semplici, solo inox e niente legni, mascolini. Sorprendente il delizioso rosato (occhio ai 14 gradi) da uve 90% cabernet sauvignon e 10% merlot, 8-10 ore di permanenza sulle bucce e poi tutto inox, colore di grande brillantezza e nota di mandorla particolarmente sostenuta, di un caldo avvolgente anche se va servito fresco a 14°C, un vino che conferma come nella bottiglia ci sia posto per i sogni…

Un’emozione che è resa possibile dall’imbottigliamento all’origine, che permette meno interventi necessari alla stabilizzazione ed è stata la scelta vincente dei Paredes, cosa di non poco conto se si considera che più della metà dei vini cileni distribuiti in Europa è imbottigliata in Germania, codice a barre che comincia col 40, con tutte le manipolazioni conseguenti, dalla termoregolazione per il trasporto in cisterne, alle filtrazioni ed alla pastorizzazione.

Quanto sia ulteriormente curiosa la vita del vitivinicoltore Javier l’ha potuto sperimentare a diversi Vinexpo in Francia, ma anche ai concorsi di Bruxelles, Montreal, Hong Kong, Londra, dove i premi più ambiti sono stati imprevedibilmente conquistati soprattutto dai vini più semplici di questa tenuta, i Varietal come il bianco Chardonnay, da uve raccolte a mano in una zona particolare a 330 metri d’altezza sul livello del mare.

I suoi grappoli sono delicatamente pigiati in una pressa pneumatica nuova e (a differenza dei Chardonnay Colleción Privada e dei Chardonnay Reserva, vinificato con passaggio in barrique sulle proprie fecce) fanno tutta la fermentazione in vasche inox, dove sostano qualche mese sotto stretto controllo di temperatura per poter sviluppare il massimo della fragranza. Un bianco adamantino e di freschezza impareggiabile, scuola di montagna e in particolare delle colline di Borgogna, tanto da somigliare per pulizia e carattere proprio agli Aligoté d’oltralpe.

Questo vino cattura l’attenzione immediatamente per la brillantezza delle sue trasparenze di un giallo chiaro molto vivo con riflessi più solari e si distingue subito per l’accento di fiori d’arancio che emerge dal bouquet, che vira piacevolmente verso quelle note di agrumi che ne fanno un vino da frutti di mare.

Aromi che, a bicchiere ben agitato e quasi vuoto, liberano le componenti minerali, soprattutto di pietra focaia, con annessa scintilla immaginaria che con grande equilibrio avevano saputo fin qui riservare. Niente a che spartire con i fratelli maggiori destinati ai legni e a un gusto forse più locale e certamente più ricercato nel nordamerica; il semplicissimo Chardonnay lasciato vinificare in scioltezza e nella tranquillità montana va, come si direbbe in Veneto, ”de drio a le regole” e sprigiona gioventù da tutti i suoi archetti, mantenendola bene per qualche anno.

Beninteso, l’equilibrio ha qualcosa di straordinario, è un vino fine e delicato, si sente la mano dell’artista, ma il gusto è tanto naturalmente tropicale da richiamare l’avocado, la mela golden delicious, l’albicocca, la cassata siciliana, manca solo il pappagallo sulla spalla e sarebbe anche un simpatico vino da pirati. Il tenore alcolico del 13,5% è ammorbidito dal residuo zuccherino naturale di 4,63 g/l.

Non voletemene a male, ma non ce lo vedo proprio con quel salmone affumicato (anche se di ottima qualità norvegese) di colore rosa che in tanti ristoranti servono alle degustazioni, forse perchè mancano i gamberetti con i quali andrebbe invece d’amore e d’accordo. Meglio ancora sarebbe gustarlo con l’aragosta bollita a pezzi alla catalana con pomodorini e cipolle bianche, olio extravergine d’oliva e limone (niente spezie per carità!). Da preferire senza dubbio le aragostine mediterranee, che sono più tenere, dolci e molto magre.

Un altro amore, comunque, ce l’ha. Con i tagliolini alla panna e… scegliete voi il resto, dal prosciutto fino alla ventresca o ai funghi oppure con i piatti meglio riusciti della vostra fantasia in tema di salse bianche. Questo Chardonnay tutto sole ed aria pulita delle ”alturas” cilene va veramente a nozze, con la musica degli Inti Illimani e il sorriso di speranza del mio amico Josè Vallebona. ”Que viva Chile, hasta nuevo!”

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