Fratelli La Bufala compie vent’anni

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Fratelli La Bufala compie vent’anni e per l’occasione il brand capace di diffondere l’eccellenza della pizza napoletana in giro per il mondo, nato dal genio visionario di Geppy Marotta, fa il punto del suo primo ventennio.

Dopo la prematura scomparsa del suo ideatore il marchio è stato ben condotto dalla moglie Lelia Castellano, architetto e designer di ogni sede del gruppo, e dalle sue figlie diventando non solo una società di prestigio del settore enogastronomico ma anche un punto di riferimento di un’economia “diversa”.

Nella prima puntata della nuova stagione di “Mare Fuori”, la fortunata serie tv prodotta da RAI Fiction e ambientata nel carcere minorile di Nisida, arriva una buona notizia per i ragazzi, ovvero la possibilità di seguire un corso di formazione per diventare pizzaioli legato all’opportunità di lavorare in una pizzeria sociale dove ogni giorno si donano 100 pizze a persone in stato di disagio. Dalla fiction alla realtà il passo è breve. Niente di più vero del progetto voluto 10 anni fa da Geppy Marotta e ancora oggi uno strumento per offrire una possibilità di riscatto ai giovani che arrivano a Nisida.

Nel 2010 dall’incontro provvido tra Geppy Marotta e Antonio Franco, presidente di “Scugnizzi”, è nato “Finché c’è pizza… c’è speranza”, il progetto di formazione per pizzaioli che ha sede nel carcere minorile di Nisida. Si tratta di un corso dove 60 ragazzi detenuti imparano l’arte e il mestiere del pizzaiolo, offrendo l’opportunità di potersi creare un futuro entrando a lavorare nel gruppo FLB.

Tre anni dopo la partnership raddoppia i suoi sforzi prendendo in gestione a Napoli un locale nel quartiere Tribunali, zona centralissima ma al contempo piena di ragazzi a rischio devianze. Nasce così la “Pizzeria dell’Impossibile”, dove dapprima vengono tenuti corsi da 200 ore per 15 giovani provenienti da realtà poco felici e in seguito verrà istituita una mensa per clochard e cittadini in difficoltà: oltre cento pizze giornaliere vengono sfornate e regalate a chi non può permettersi un pasto caldo e i ragazzi, ormai formati, possono reinserirsi nel mondo del lavoro, alcuni anche all’estero.

Attenzione però: l’impegno dell’azienda, non si sviluppa solo in campo etico ma anche ecosostenibile, tramutandosi in riflettore sul territorio e sull’ambiente.

Nello scorso ottobre Francesco Miccoli, project civil engineer di Fratelli La Bufala, ha messo a punto il primo forno sostenibile, il “Leaf Oven”, un forno a legna Eco-compatibile che consente di cuocere la pizza a Basso Impatto Ambientale (BIA) dato che non ha una canna fumaria, non produce fuliggine e dimezza i consumi della legna. Il tutto nel rispetto delle tempistiche imposte dalla tradizione napoletana.

L’obiettivo è far sì che entro due anni tutte le pizzerie FLB possano dotarsi di questi forni, puntando a una piena sostenibilità. “Abbiamo inserito un bruciatore all’interno dei nostri forni – ha spiegato Francesca Marotta – e facciamo in modo che si verifichi la combustione perfetta che non produce cenere, che non produce fumi e che abbatte notevolmente l’impatto ambientale del forno mantenendo il gusto della classica pizza napoletana”

In una zona martoriata come la Terra dei Fuochi poi, Fratelli La Bufala ha confermato il suo impegno e sostegno verso un’azienda che coltiva Basilico Napoletano in idroponica e acquaponica, tecnica agricola basata sulla sinergia e combinazione simbiotica di acquacoltura e idroponica. I vantaggi di questa coltura sarebbero enormi: un risparmio idrico del 95% rispetto all’agricoltura tradizionale, un minor sfruttamento del suolo utilizzando la verticalità, oltre ad un minor uso di pesticidi e fertilizzanti. La varietà di basilico lattuga, detto Napoletano, garantisce una migliore resistenza, rispetto al genovese, allo shock termico di una pizza appena sfornata.

Il progetto mira soprattutto a un rilancio dell’immagine di un territorio vessato per troppo tempo. Il tutto puntando a lanciare in tutti i locali questa varietà di basilico e a riqualificare un territorio calpestato da inquinamento e criminalità organizzata. Una scelta che rientra nel progetto di responsabilità sociale ed etica tanto caro alla famiglia Marotta.

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